27 baci perduti | |
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Nuza Kuchianidze in una scena del film | |
Titolo originale | 27 Missing Kisses |
Paese di produzione | Georgia, Germania, Regno Unito, Francia |
Anno | 2000 |
Durata | 98 min |
Genere | commedia |
Regia | Nana Džordžadze |
Sceneggiatura | Irakli Kvirikadze, Maria Svereva, Nana Džordžadze |
Produttore | Jens Meurer, Oliver Damian |
Casa di produzione | Egoli Films |
Fotografia | Phedon Papamichael |
Montaggio | Vessela Martschewski |
Musiche | Goran Bregović |
Scenografia | Vasha Djalagania |
Interpreti e personaggi | |
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27 baci perduti (27 Missing Kisses) è un film del 2000 diretto da Nana Džordžadze[1].
Ha aperto la Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes 2000.
Nel corso di una bizzarra estate da due eclissi, di sole e di luna, la quattordicenne Sybille si reca a trascorrere le vacanze presso la zia Martha, in un paesino abitato dai più eccentrici personaggi, portando scompiglio con la sua giovanile esuberanza e la sua spontanea sensualità. La vivace adolescente fa amicizia con il coetaneo Mickey che si innamora di lei al primo sguardo e, pur non ricambiandone i sentimenti, gli concede il permesso di darle cento baci prima della sua partenza. Lei è invece innamorata del padre del ragazzo, lo svagato astronomo quarantunenne Alexander. L'uomo, ambito vedovo e impenitente donnaiolo, a cui nessuna donna del villaggio sembra saper resistere, fugge però le esplicite attenzioni della ragazza. Un colpo di fucile frutto della gelosia mette fine a questo triangolo di amori non corrisposti e al conteggio dei baci...
Il film ha vinto il premio speciale della giuria al Brussels European Film Festival 2001. È stato nominato agli European Film Awards 2000 per la miglior sceneggiatura. Avignon Film Festival 2000: Prix Tournage e Prix Vision
Per Cristina Piccino (Il manifesto) il film ben rappresenta «il gusto per il surreale» e «lo spirito irriverente e provocatorio tutto georgiano».[2] Valerio Caprara (Il Mattino) lo definisce una «romantica e tragicomica ballata romantica» in sicuro equilibrio tra componenti poetiche e folkloristiche.[3] Per Roberto Nepoti (La Repubblica) è una «favola gioiosa e assurda [che] varia in modo piacevolmente originale sull'argomento frivolo ma universale della sessualità, esorcizzandone il demone con allegria contagiosa».[4]