Alan's Psychedelic Breakfast

Alan's Psychedelic Breakfast
ArtistaPink Floyd
Autore/iPink Floyd
GenereRock progressivo
Musica concreta
Pubblicazione originale
IncisioneAtom Heart Mother
Data1970
Durata13:10

Alan's Psychedelic Breakfast ("la colazione psichedelica di Alan") è un brano musicale strumentale pubblicato nel 1970 come ultima traccia dell'album Atom Heart Mother dei Pink Floyd.[1][2][3][4] È un brano di musique concrète mista a strumenti tradizionali, diviso in tre sezioni.[5][6] Il gruppo, nonostante il lavoro certosino di rifinitura, non fu mai soddisfatto del risultato finale,[senza fonte] tanto che Gilmour definì il suo contributo al brano, messo insieme all'ultimo minuto, "una schifezza totale"[7].

Il brano venne ideato dalle stesse idee che avevano dato vita alla performance che precedeva l'esecuzione dal vico della suite The Man and The Journey[3] nella quale il gruppo, posto al centro del palco, sorseggiava del tè servito da un roadie, Alan Styles.[4]

La composizione è un brano prevalentemente strumentale in tre movimenti accreditato a tutti e quattro i componenti il gruppo;[7] al batterista Nick Mason si deve principalmente l'idea di realizzare[senza fonte] un brano strumentale con in sottofondo i rumori di una colazione, che vennero registrati nella sua cucina[8]; queste registrazioni vennero poi integrate con alcune parti parlate da Alan Styles e infine sovrapposte e integrate lungo il brano strumentale suonato dal gruppo.[4]

Alan Styles (che appare sul retro di copertina dell'album Ummagumma), si prepara la colazione parlottando tra sé e sé («A cup of coffee [...] Marmalade, I like marmalade»),[9][10][8] e ripensando alle passate colazioni fatte in America («Breakfast in Los Angeles. Macrobiotic stuff...»); nel brano quindi alla parte suonata si aggiunsero i rumori prodotti durante la preparazione della colazione come accendere i fornelli, friggere il bacon, mettere i cereali nel latte, bere e mangiare e altro[6]. Gli effetti sonori vennero registrati da Nick Mason nella sua casa con un registratore a bobina Revox.

Lo spunto per questo pezzo, che in parte già veniva eseguito con un diverso titolo nella esecuzione dal vivo della suite The Man del 1969, deriva da una jam tenutasi in una delle ultime apparizioni dal vivo di Syd Barrett nel 1968. Il primo leader dei Floyd nel bel mezzo di un concerto abbandonò la scena per ritirarsi nelle quinte. Poco dopo riapparve con un fornello da campo e una padella. Mentre i suoi compagni si esibivano Syd prese il microfono e lo piazzò vicino al fornello; tirò fuori un uovo e se lo cucinò davanti a tutti, mentre il microfono restituiva in stereo a tutti gli astanti, lo sfrigolio della cottura.[senza fonte]

Intermezzi simili furono poi proseguiti dal gruppo anche dopo l'abbandono di Barrett come nel caso dell'esecuzione dal vivo della suite The Man.

A: Rise and Shine

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Il brano si apre con un rubinetto che gocciola. Alan entra in cucina in ciabatte e l'immagine stereofonica simula il suo avvicinamento all'ascoltatore; quindi la sua voce menziona, tra l'altro, caffé e marmellata tra i suoi cibi d'elezione al mattino; ciascuna frase si ripete più volte, come in una eco molto lenta. Segue il rumore ripetuto di un fiammifero sfregato che introduce gli accordi iniziali del tema; la musica è una sorta di canone ottenuto moltiplicando melodie al pianoforte tramite la sovraincisione. Si aggiungono poi tutti gli altri strumenti.[4]

B: Sunny Side Up

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Un nuovo commento di Styles sul cibo macrobiotico a Los Angeles introduce la seconda parte; il roadie versa cereali, zucchero e latte in una ciotola e, con l'ingresso della musica, li mangia piuttosto rumorosamente. La parte musicale consiste in arpeggi e melodie eseguiti alla chitarra acustica, con sovraincisioni di pedal steel guitar.[4] La sezione sfuma nel rumore di un uovo che frigge in padella (in inglese, appunto: sunny side up).

C: Morning Glory

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Come il fiammifero in apertura, gli scoppiettii dell'uovo nel tegamino "segnalano" l'entrata degli stessi accordi di Rise and Shine. La terza e ultima parte vede tutto il gruppo suonare su una lunga progressione di accordi mentre la voce di Styles fa riferimento ai semi dell'ipomea da lui particolarmente amati e dagli effetti allucinogeni. Sulla coda del brano, rumori delle stoviglie lavate, quindi il protagonista si allontana ed "esce" dalla cucina con lo stesso artificio stereofonico dell'inizio, lasciando di nuovo solo il rubinetto che perde. Su alcune edizioni del disco il gocciolio proseguiva anche sull'inner groove del vinile, in modo da continuare "all'infinito" sui giradischi privi di ritorno automatico del braccio.[4][7]

Esecuzioni dal vivo

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Il gruppo era intenzionato a rendere il brano parte fissa della scaletta del tour americano dell’autunno 1970 ma, a causa di vari problemi logistici, i progetti furono modificati e il brano venne eseguito solo poche volte in Gran Bretagna nel dicembre 1970.[4]

Pink Floyd
Altri contributi
  • Alan Styles: voce, effetti sonori
Tecnici del suono
  1. ^ «Sdolcinati e insipidi»: la stroncatura di ‘Atom Heart Mother’ dei Pink Floyd | Rolling Stone Italia, su rollingstone.it, 2 ottobre 2020. URL consultato il 4 ottobre 2022.
  2. ^ Oggi "Atom Heart Mother" dei Pink Floyd compie 50 anni, su IndieForBunnies, 2 ottobre 2020. URL consultato il 4 ottobre 2022.
  3. ^ a b Andrea La Rovere, Atom Heart Mother: la svolta progressive dei Pink Floyd, su Onda Musicale, 23 luglio 2022. URL consultato il 4 ottobre 2022.
  4. ^ a b c d e f g Rockol com s.r.l, √ Pink Floyd, i 50 anni di “Atom Heart Mother”: una canzone al giorno. “Alan’s Psychedelic Breakfast”, su Rockol. URL consultato il 4 ottobre 2022.
  5. ^ Martin C. Strong, The Great Rock Discography, 7th, Edinburgh, Canongate Books, 2004, p. 1177, ISBN 1-84195-551-5.
  6. ^ a b Andy Mabbett, The Complete Guide to the Music of Pink Floyd, Londra, Omnibus Press, 1995, ISBN 0-7119-4301-X.
  7. ^ a b c Recensione: Pink Floyd - Atom Heart Mother - storiadellamusica.it, su www.storiadellamusica.it. URL consultato il 4 ottobre 2022.
  8. ^ a b L'album del giorno: Pink Floyd, Atom Heart Mother, su Panorama, 21 maggio 2021. URL consultato il 4 ottobre 2022.
  9. ^ Toby Manning, The Albums, in The Rough Guide to Pink Floyd, 1st, Londra, Rough Guides, 2006, p. 162, ISBN 1-84353-575-0.
  10. ^ Toby Manning, Set the Controls, in The Rough Guide to Pink Floyd, 1st, Londra, Rough Guides, 2006, p. 64, ISBN 1-84353-575-0. URL consultato il 6 settembre 2012.

Collegamenti esterni

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