Aleinu (ebraico: עָלֵינוּ, "è nostro dovere") o Aleinu leshabei'ach ("[è] nostro dovere lodare Dio"), col significato "tocca a noi o è nostro obbligo o dovere lodare Dio" - è una preghiera ebraica che si trova nel siddur, il tradizionale libro di preghiere degli ebrei. Viene recitata alla fine di ognuno dei tre servizi liturgici quotidiani, detti Tefillot. È inoltre recitata dopo la benedizione della Luna Nuova e dopo la circoncisione. È seconda solo al Kaddish (contando tutte le sue forme) come la preghiera recitata più frequentemente nell'attuale liturgia di sinagoga.[1]
Quella che segue è la prima parte della versione ashkenazita corrente:[2]
Nr. | Traduzione italiana | Traslitterazione | Ebraico |
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1 | È nostro dovere lodare il Signore di tutto, | Aleinu l'shabeach la'Adon hakol | עָלֵינוּ לְשַׁבֵּחַ לַאֲדוֹן הַכֹּל, |
2 | attribuire grandezza all'Autore del creato, |
latet gedulah l'yotzer b'reishit, | לָתֵת גְּדֻלָּה לְיוֹצֵר בְּרֵאשִׁית, |
3 | che non ci ha fatto come i popoli delle nazioni |
shelo asanu k'goyei ha'aratzot, | שֶׁלֹּא עָשָׂנוּ כְּגוֹיֵי הָאֲרָצוֹת, |
4 | né ci ha messo come le famiglie della terra; |
v'lo samanu k'mishp'chot ha'adamah, | וְלֹא שָׂמָנוּ כְּמִשְׁפְּחוֹת הָאֲדָמָה. |
5 | che non ci ha dato la nostra parte come la loro, |
shelo sam chelqenu kahem, | שֶׁלֹּא שָׂם חֶלְקֵנוּ כָּהֶם, |
6 | né il nostro destino come quello delle moltitudini. |
v'goralenu k'khol hamonam. | .וְגוֹרָלֵנוּ כְּכָל הֲמוֹנָם |
[Alcune congregazioni fuori di Israele omettono:] | |||
7 | Poiché adorano vanità e vacuità, | Shehem mishtachavim l'hevel variq | שֶׁהֵם מִשְׁתַּחֲוִים לְהֶבֶל וָרִיק, |
8 | e pregano un dio che non può salvare. | umitpal'lim el eil lo yoshia | וּמִתְפַּלְּלִים אֶל אֵל לֹא יוֹשִׁיעַ. |
9 | ma ci inchiniamo in adorazione e ringraziamo | Va'anachnu qor`im, umishtachavim umodim, | וַאֲנַחְנוּ כֹּרעִים ומִשְׁתַּחֲוִים ומוֹדים, |
10 | il Supremo Re dei re [dei re], | lif'nei Melekh, Malkhei haM'lakhim, | לִפְנֵי מֶלֶךְ מַלְכֵי הַמְּלָכִים |
11 | il Santo, sia Benedetto, | haQadosh barukh Hu. | הַקָּדוֹשׁ בָּרוּךְ הוּא. |
12 | che estende i cieli e regola la terra, |
Shehu noteh shamayim, v'yosed aretz, | שֶׁהוּא נוֹטֶה שָׁמַיִם וְיֹסֵד אָרֶץ, |
13 | il cui Trono di Gloria è lassù nei Cieli, |
umoshav y'qaro bashamayim mima'al, | וּמוֹשַׁב יְקָרוֹ בַּשָּׁמַיִם מִמַּעַל, |
14 | e la cui Presenza di potenza è nella più alta delle altezze. |
ushkhinat uzo begavhei m'romim, | וּשְׁכִינַת עֻזּוֹ בְּגָבְהֵי מְרוֹמִים. |
15 | Egli è il nostro Dio; non ve n'è alcun altro. | Hu Eloheinu ein od, | הוּא אֱלֹהֵינוּ אֵין עוֹד, |
16 | In verità Egli è il nostro Re, non ve n'è alcun altro, |
emet malkenu, efes zulato, | אֱמֶת מַלְכֵּנוּ אֶפֶס זוּלָתוֹ. |
17 | come è scritto nella Sua Torah: | kakatuv beTorato: | כַּכָּתוּב בְּתּוֹרָתוֹ: |
18 | "Sappi dunque oggi e conservalo nel cuore |
v'yada'ta hayom, vahashevota el l'vavekha. |
וְיָדַעְתָּ הַיּוֹם וַהֲשֵׁבֹתָ אֶל לְבָבֶךָ, |
19 | che il Signore è Dio, | Ki Adonai, hu haElohim, | כִּי יי הוּא הָאֱלֹהִים |
20 | lassù nei cieli | bashamayim mi ma`al, | בַּשָּׁמַיִם מִמַּעַל |
21 | e quaggiù sulla terra. Non ve n'è alcun altro." |
v'al ha'aretz mitachat. Ein od. | וְעַל הָאָרֶץ מִתָּחַת. אֵין עוֹד |
La traduzione letterale della riga nr. 9 è "Ma pieghiamo le ginocchia e ci inchiniamo per rendere grazie". La tradizione sefardita/mizrahi abbrevia questa riga a ואנחנוּ משׁתּחום -- Va'anchnu mishtachavim -- "ma ci inchiniamo".
La citazione alle righe 18-21 sono tratte dal Deuteronomio 4:39[3]: "Sappi dunque oggi e conserva bene nel tuo cuore che il Signore è Dio lassù nei cieli e quaggiù sulla terra; e non ve n'è alcun altro".
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