Alfa Romeo 33 Bertone Carabo | |
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Descrizione generale | |
Costruttore | Bertone |
Tipo principale | Dream car |
Produzione | nel 1968 |
Esemplari prodotti | 1 |
Altre caratteristiche | |
Dimensioni e massa | |
Lunghezza | 4170 mm |
Larghezza | 1780 mm |
Altezza | 990 mm |
Passo | 2350 mm |
Altro | |
Stile | Marcello Gandini per Bertone |
Stessa famiglia | Alfa Romeo Tipo 33 Alfa Romeo 33 Stradale Alfa Romeo 33 Pininfarina Coupé Prototipo Speciale Italdesign Iguana Alfa Romeo 33 Cuneo Alfa Romeo 33 Bertone Navajo |
L'Alfa Romeo 33 Bertone Carabo, anche conosciuta come Alfa Romeo 33 Carabo o Bertone Carabo, è una dream car realizzata dall'Alfa Romeo e disegnata da Marcello Gandini per carrozzeria Bertone, nel 1968.
Questa vettura è la prima delle 6 dream car basate sull'autotelaio dell'Alfa Romeo 33 Stradale realizzate dai più noti carrozzieri italiani a cavallo tra gli anni '60 e '70. Il nome Carabo deriva dal coleottero Carabus auratus, della famiglia dei Carabidi, caratterizzato da colori metallici e brillanti, ed è proprio con i colori di questo insetto che la coupé venne esposta al salone dell'automobile di Parigi nell'ottobre del 1968: verde luminescente con particolari arancione, vetri dorati e le portiere verticali, che ricordano le elitre.[1]
La linea squadrata della carrozzeria in vetroresina, disegnata con un profilo a cuneo da Marcello Gandini e realizzata dalla Bertone in sole 10 settimane, è una pietra miliare del design automobilistico perché vi ha introdotto le linee squadrate; getta infatti le basi per molte altre vetture di enorme successo; in particolare la concept-car Lancia Stratos Zero e soprattutto la Lamborghini Countach, sempre disegnate da Gandini per Bertone.[2]
Il frontale molto affilato è caratterizzato da una striscia arancione metallizzata che corre lungo tutto il bordo del frontale, da un sottilissimo paraurti nero, dal logo Alfa Romeo coronato da un anello in plastica nera e dai fari a scomparsa dietro tre tegole orientabili che quando sono chiuse si integrano perfettamente nella carrozzeria. Al centro del cofano sono presenti tre sfoghi dell'aria calda dal radiatore.[3]
Il profilo laterale è un cuneo quasi perfetto che accentua la ridotta altezza da terra della vettura, soli 990 mm, separato in due metà cromatiche, verde metallizzato e nero. Un'altra delle caratteristiche innovative della Carabo sono i cristalli dorati a specchio in VHR e le portiere "a forbice" che si aprono verticalmente grazie ad un pistone a gas, montate per la prima volta su questa vettura e poi riprese su altre concept car e vetture di produzione, come la Lamborghini Countach.[4]
Il cofano posteriore che incorpora il logo della Bertone, la presa d'aria del motore e lo spoiler posteriore è coperto da una persiana fissa formata da sei listelli di plastica nera che consentono lo sfogo dell'aria calda del motore e anche la limitata visibilità posteriore. Lo specchio di coda (tronca), di un verde più acceso di quello della carrozzeria, è dominato da un pannello geometrico nel quale sono inglobate le luci posteriori e sotto cui sono presenti cinque elementi in plastica nera che fungono da paraurti. Sopra vi è applicata anche la scritta identificativa con una grafia particolare: replica in piccolo il profilo della vettura con la portiera aperta con un carattere speciale ogni lettera che compone la parola "Carabo".[5]
Gli interni sono molto semplici con due sedili sportivi e una plancia alle due estremità opposte sono collocati tachimetro e contagiri mentre al centro della quale sono raccolti gli indicatori secondari. Particolare il volante nero a due razze a calice con il mozzo molto depresso.
La dream car, secondo i dati dichiarati dalla Bertone, era in grado di raggiungere la velocità massima di 260 km/h e poteva accelerare da 0 a 100 km/h in 6,5 secondi. In origine il prototipo era equipaggiato con il medesimo motore 8 cilindri a V a doppia accensione da 1.995 cm³ dell'Alfa Romeo 33 Stradale, in grado di erogare 230 CV di potenza a 8.800 giri, sistemato in posizione centrale ed accoppiato ad un cambio manuale a 6 marce. In data e per motivi sconosciuti il propulsore originale è stato sostituito con il V8 da 2.593 cm³ e 200 CV costruito in serie per la Montreal.[6]
Dopo il consueto giro dei saloni il prototipo, rimasto esemplare unico, fornì l'ispirazione a Marcello Gandini e alla Bertone per realizzare altre celebri vetture. In particolare sia la linea complessiva che le porte a forbice, poi riprese da quasi tutte le Lamborghini future, della Lamborghini Countach del 1974 derivano strettamente dalla Carabo del 1968. Infine nel 1976 l'accoppiata Alfa Romeo-Bertone lavorò insieme di nuovo sull'autotelaio dell'Alfa Romeo 33 Stradale creando la Navajo, l'ultima dream car della serie di 6 realizzate anche da altri carrozzieri italiani, attualmente conservate tutte insieme nel Museo Storico Alfa Romeo di Arese.[7]
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