Minghetti risiedeva a Bologna, dove aveva studiato all'Accademia di Belle Arti. Si trasferì ad Ancona, dove prestò servizio nell'Esercito Pontificio e fu accusato di furto di provviste. Nel 1843 fu assolto e tornò a Bologna[1], fondando una fabbrica per la produzione di maiolica. Le sue sculture, come figure e busti, erano spesso dipinte. Alla morte dell'artista, la fabbrica passò in mano ai figli Gennaro e Arturo. Nel 1908 Aurelio, figlio di Gennaro, diede all'azienda il nome di Ceramiche Artistiche Angelo Minghetti & Figli. L'attività fu chiusa definitivamente nel 1967.[2] Angelo Minghetti presentò il suo lavoro in varie esposizioni nazionali, tra cui quella del 1880 a Torino e quella del 1883 a Roma.[3]
Antiche ceramiche bolognesi. Aldrovandi, Minghetti, Arturo Colombarini, Giovanni Domenichini, Imola e Augusto Buscaroli, mostra di ceramiche antiche da collezioni private, Castiglione dei Pepoli, Comune di Castiglione dei Pepoli, 2010
Jadranka Bentini (a cura di), Art nouveau a Faenza: il cenacolo baccariniano, Milano, Electa, 2007, p. 62
Nicoletta Barberini (a cura di), Bologna e le sue ceramiche: Colle Ameno, Finck, Aldrovandi, Minghetti, 1758-1967,Bologna, Editrice Compositori, 2004
Enrico Bottrigari, Cronaca di Bologna, a cura di Aldo Berselli, Bologna, Zanichelli, 1960-1962, vol. 4., pp. 105–106
Mirella Cavalli, Liberty alla Rocchetta Mattei: il terzo stile, Porretta terme, Gruppo di studi Alta valle del Reno, 2018, pp. 385–386
Ceramiche artistiche Minghetti, Bologna, testo e documentazione storica di Nicoletta Barberini, scelta delle opere e consulenza tecnica di Matilde Conti, presentazione di Eugenio Riccomini, Sasso Marconi, Bolelli, 1994
Tiziano Costa, Grande libro dei personaggi di Bologna. 420 storie, Bologna, Costa, 2019, p. 128
Alessandro Molinari Pradelli, Bologna in vetrina: dall'Unità d'Italia alla Belle Epoque, Bologna, L'inchiostro blu, Cassa di Risparmio in Bologna, 1994, p. 249
Luisa Foschini (a cura di), Le più belle maioliche. Capolavori di Colle Ameno, Rolandi e Finck nella Bologna del Settecento, Torino, Allemandi, 2011