Nato a Genova nel 1565, Cebà studiò all'Università di Padova con Sperone Speroni e Giason Denores, approfondendo specialmente lo studio della lingua greca, tanto da potere poi tradurre e commentare i Caratteri di Teofrasto. Tornato in patria nel 1591, fu accolto nell'Accademia degli Addormentati. Innamoratosi di Aurelia Spinola, scrisse per lei le rime uscite a Padova nel 1596. In seguito ebbe una relazione con Geronima Di Negro. Quando costei si fece monaca, si pentì dei trascorsi giovanili e diede alle sue liriche (pubblicate nel 1611) tutt'altro indirizzo. Le poesie di questo secondo periodo hanno pertanto carattere gnomico, eroico, sacro, comprese le canzonette ispirate al Ronsard (che il Cebà imitò anche scrivendo in francese).
All'ambiente dell'Accademia degli Addormentati, impregnato di impegno civile e politico, va ricondotta gran parte della sua produzione: il trattato politico Il cittadino di Repubblica (1617) rivolto all'educazione dell'élite della Repubblica di Genova; due tragedie[1] (La principessa Silandra, 1621; Alcippo spartano, 1623) e vari poemi epici, sia sacri (Lazzaro Mendico 1614, e La reina Esther del 1615, difesa dal Chiabrera dalla condanna dell'Inquisizione in due lettere[2]) sia civili (Furio Camillo, 1623). Le idee dell'autore sul poema epico sono illustrate nel dialogo Il Gonzaga (Genova, 1621) che si inserisce nel dibattito sorto dopo la pubblicazione della Gerusalemme liberata: il Cebà si dichiara difensore dei classici e di uno stile più sobrio e rifiuta il modello di poema epico proposto da Torquato Tasso.
AA.VV., La letteratura ligure. La Repubblica aristocratica (1528-1797), 2 voll., Genova, Costa e Nolan, 1992. ISBN 88-7648-164-8.
Donata Ortolani, Cultura e politica nell'opera di Ansaldo Cebà, Studi di filologia e letteratura, I, 1970, pp. 117–178.
C. Reale, Un'amicizia di trent'anni. Il ricordo di Ansaldo Cebà e un inedito di Gabriello Chiabrera, in Esperienze letterarie, XII (1987), pp. 27–43.
Marina Caffiero, Amor platonico tra conversione e immortalità. Lettere d'Ansaldo Cebà a Sara Copio Sullam, in Scrivere d'amore. Lettere di uomini e donne tra Cinque e Novecento, a cura di Manola Ida Venzo, Roma, Viella, 2015. ISBN 978-88-6728-447-4.