Antonia Arslan (in armeno Անտոնիա Արսլան?; Padova, 30 aprile 1938[1]) è una scrittrice e traduttrice italiana d’origini armene.
Prima di cinque figli, nasce a Padova nel 1938 da Michele Arslan - medico nato anch'esso a Padova da padre armeno e madre italiana - e da (Maria) Vittoria Marchiori. I fratelli sono: Paola, docente di biochimica e patologia chimica; Gianni; Edoardo, luminare nella cura dei disturbi dell'orecchio; Carlo. Suo zio fu lo storico dell'arte Yetwart "Wart" Arslan.
La madre era nata a Lendinara nel 1914, ultima ed unica femmina di quattro fratelli; il padre, Carlo Marchiori, era ingegnere, ed il nonno, Giuseppe Marchiori, era ingegnere e politico e fu volontario garibaldino nel 1866 e secondo Direttore Generale della Banca d'Italia dal 1894 al 1900. Suo nonno paterno, il cui nome era originariamente Yerwant Arslanian, era nato il 23 maggio 1865 a Kharpert (oggi cittadina turca nota con il nome di Harput) da Hamparzum Arslanian e da Iskuhi Kardiashian.[2] Yerwant cambiò poi il cognome familiare da Arslanian ad Arslan nel 1923.
È stata professoressa di Letteratura italiana moderna e contemporanea all'Università degli Studi di Padova.
È autrice di saggi sulla narrativa popolare e d'appendice (Dame, droga e galline. Il romanzo popolare italiano fra Ottocento e Novecento) e sulla galassia delle scrittrici italiane (Dame, galline e regine. La scrittura femminile italiana fra '800 e '900).
Attraverso l'opera del grande poeta armeno Daniel Varujan - del quale ha tradotto le raccolte Il canto del pane e Mari di grano - ha dato voce alla sua identità armena. Ha curato un libretto divulgativo sul genocidio armeno (Metz Yeghèrn, Il genocidio degli Armeni di Claude Mutafian) e una raccolta di testimonianze di sopravvissuti rifugiatisi in Italia (Hushèr. La memoria. Voci italiane di sopravvissuti armeni).
Nel 2004 ha scritto il suo primo romanzo, La masseria delle allodole, pubblicato da Rizzoli, che ha vinto il Premio Stresa di narrativa, il Premio dei Lettori di Lucca ed è stato finalista del Premio Campiello e che tre anni dopo è stato portato sul grande schermo dai fratelli Taviani.
Nel 2015, sempre con Rizzoli, ha pubblicato Il rumore delle perle di legno sulla sua infanzia in Italia, sulla propria madre e sul genocidio armeno.
È vedova di Paolo Veronese e ha una figlia, Cecilia.
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