Contessa Antónia Erzsébet Valburga Zichy de Zich et Vásonkeő (Cífer, 14 luglio 1816 – Dáka, 28 settembre 1888) è stata una nobile e rivoluzionaria ungherese, fu moglie del celebre politico e rivoluzionario ungherese Lajos Batthyány.
Discendente dalla nobile famiglia ungherese degli Zichy, Antonia era figlia del conte Károly Zichy (1785-1876), ciambellano imperiale e reale, e della contessa Antónia Batthyány (1789-1825). Era la sestogenita dei suoi genitori e suoi padrini di battesimo furono il ciambellano reale János Knapich e sua moglie Anna Szilágyi.
Il 14 dicembre 1834, Antonia sposò il conte Lajos Batthyány a Bratislava. In occasione del loro matrimonio, la coppia si trasferì al castello dei Batthyány. Negli anni successivi nei quali il marito si impegnò particolarmente in politica a favore dell'Ungheria, Antonia ebbe una notevole influenza su di lui, spingendosi sull'esempio ricevuto da suo padre ad essere una vera "ragazza della patria".
Allo scoppio della rivoluzione ungherese del 1848, Batthyány entrò a far parte della guardia nazionale schierata contro i croati, fedeli agli Asburgo. Il 13 giugno, Antonia fu la prima a sventolare la bandiera dei rivoluzionari sulla contea di Vas e subito dopo si portò a Budapest per assistere il marito e le persone ivi presenti che stavano combattendo contro gli uomini del generale Windischgrätz. Il 9 gennaio 1849 suo marito venne arrestato e con lui anche Antonia, la quale ad ogni modo venne rilasciata poco dopo. Nelle sue memorie Antonia scrisse:
«Povero! Durante la sua prigionia, una volta mi disse che non considerava desiderabile che l'Ungheria si separasse dall'Austria perché non credeva che altri stati l'avrebbero riconosciuta come un paese indipendente; che temeva l'intervento russo sin dal primo minuto [della rivoluzione] e che era a favore dell'equalizzazione. Ma [mi disse anche] che non credeva possibile che una nazione come l'Ungheria avrebbe mai esercitato una tale influenza e che a tal riguardo Kossuth conosceva bene la situazione, meglio di lui; - aggiunse - se avessi saputo tutto quello che so ora, le tante frodi, bugie, ambiguità, forse avrei agito diversamente»
Durante la sua prigionia, Antonia poté visitare Batthyány due volte a settimana e portargli a vedere i figli. Quando suo marito venne condannato a morte nel settembre del 1849, poté vederlo l'ultima volta il 5 ottobre. Rimasta vedova venne costretta dapprima a lasciare Budapest e poi a lasciare anche l'Ungheria, portandosi a Ginevra. Dopo dieci anni fece ritorno in Ungheria per assistere al degno funerale del marito che il governo nel frattempo aveva riconosciuto come giusto e che venne sepolto in un primo momento nella Chiesa dei Francescani di Pest e poi in un grandioso mausoleo nel cimitero di Kerepesi.
Quando suo figlio primogenito conobbe la contessa Maria Luisa Larisch-Wallersee, nipote dell'imperatrice Elisabetta, e si dichiarò intenzionato a sposarla, Antonia gli scrisse in una lettera: "Non ci uniremo mai con una famiglia assassina!", dal momento che non poteva perdonare a Francesco Giuseppe di aver firmato l'ordine di esecuzione del marito. La madre giunse a dire al figlio che se avesse sposato la contessa si sarebbe suicidata il giorno stesso del matrimonio della coppia. Di fronte a queste pressioni, il matrimonio non si fece.
Morì a Dáka il 28 settembre 1888.