Archaeomaenidae

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Archaeomaenidae
Fossile di Archaeomaene tenuis
Stato di conservazione
Fossile
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
SubphylumVertebrata
ClasseActinopterygii
OrdinePholidophoriformes
FamigliaArchaeomaenidae
Wade, 1941
Generi

Gli archeomenidi (Archaeomaenidae Wade, 1941) sono una famiglia di pesci ossei estinti[1], vicini all'origine dei teleostei. Vissero tra il Giurassico inferiore e il Cretaceo inferiore (circa 180 - 112 milioni di anni fa) e i loro resti fossili sono stati ritrovati in Australia, Antartide e Asia.

Questi pesci erano di dimensioni medio-piccole, e solitamente la lunghezza di un esemplare adulto era compresa tra i 6 e i 20 centimetri a seconda della specie. Erano dotati di corpi relativamente slanciati, con una testa piuttosto piccola e il muso corto. Differivano da altri pesci ossei vicini ai teleostei per una combinazione di caratteristiche, come le ossa nasali in contatto oltre il rostrale, la presenza di piccole premascelle in contatto al di sotto del rostrale, la serie circumorbitale completa, la mandibola dotata di un processo coronoide (a volte molto elevato), la dentatura costituita da elementi deboli e stiliformi, il preopercolare con un corto ramo verticale che non raggiungeva il dermopterotico, la sutura opercolare-subopercolare quasi orizzontale e i centri vertebrali che, se presenti, erano a forma di anello o separati in ipocentro e pleurocentro nella regione caudale. Le scaglie erano romboidali con margine posteriore a pettine o liscio, oppure cicloidi con margine posteriore liscio.

Gli archeomenidi sono un gruppo di pesci ossei estinti, variamente attribuiti ai pachicormiformi o ai folidoforiformi, ma più probabilmente imparentati con questi ultimi (Arratia, 2013). La famiglia Archaeomaenidae venne inizialmente istituita da Wade nel 1941 per comprendere due specie del genere Archaeomaene provenienti dal giacimento di Talbragar in Australia, ma successivamente vennero attribuiti anche Aetheolepis e Aphnelepis (provenienti anch'essi da Talbragar); In seguito venne istituito il genere Madariscus (separato da Archaeomaene). Per lungo tempo si ritenne che gli archeomenidi fossero un gruppo endemico dell'Australia, ma la scoperta di generi asiatici (Gurvanichthys in Mongolia, Zaxilepis in Cina) e antartici (Oreochima) ha fortemente suggerito agli studiosi che questa famiglia di pesci fosse molto più diffusa, con un range forse globale.

La stragrande maggioranza degli archeomenidi visse nel Giurassico: Oreochima sembrerebbe essere uno dei più antichi (Giurassico inferiore), mentre i ben noti fossili di Talbragar risalgono all'inizio del Giurassico superiore. Gli archeomenidi più recenti risalgono al Cretaceo inferiore: l'asiatico Gurvanichthys e l'australiano Wadeichthys (proveniente dal deposito di Koonwarra), così come un possibile discendente degli archeomenidi noto come Koonwarria. Quest'ultimo genere e Wadeichthys formavano una parte importante della fauna a vertebrati di un lago polare in quello che ora è Koonwarra, nello stato di Victoria in Australia. Non sono noti archeomenidi più recenti di quelli di Koonwarra.

Paleoecologia

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Gli archeomenidi vivevano in acque dolci, e probabilmente di cibavano di piccoli animali; molti archeomenidi con tutta probabilità avevano abitudini gregarie.

  1. ^ Archaeomaenidae [collegamento interrotto], in Paleobiology Database. URL consultato l'11 settembre 2019.
  • M. Waldman. 1971. Fish from the freshwater Lower Cretaceous of Victoria, Australia with comments of the palaeo-environment. Special Papers in Palaeontology 9:1-124
  • B. Schaeffer. 1972. A Jurassic fish from Antarctica. Amer. Mus. Novit. 2495.
  • Y. N. Jakovlev. 1986. Acipenseriformes, in Nasekomye v rannemelovykh ekosistemakh zapadnoy Mongolii. The Joint Soviet-Mongolian Palaeontological Expedition 28:178-182
  • Su, Dezao. 1993. "New Early Jurassic actinopterygians from Weixin, Yunnan." Vertebrata Pal Asiatica 32.3: 151-165.
  • G. Arratia. 2013. Morphology, taxonomy, and phylogeny of Triassic Pholidophorid fishes (Actinopterygii, Teleostei). Journal of Vertebrate Paleontology 33:1-138

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