Asclepiade di Eretria (in greco antico: Ἀσκληπιάδης?, Asklepiádes, in latino Asclepiădes; ... – 278 a.C.) è stato un filosofo greco antico.
Discepolo della Accademia platonica e poi di quella megarica di Stilpone di Megara, Asclepiade col filosofo suo amico Menedemo di Eretria trasferì a Eretria la scuola socratica fondata dal discepolo di Socrate Fedone di Elide, che mutò nome in "Scuola di Eretria"[1][2] che per mancanza di discepoli e per la scarsa originalità della sua filosofia alla fine si dissolse.[3]
È citato da Cicerone come esempio di virtù nella sopportazione della sua cecità, se aiutato da qualcuno a gestirla.[4]
- ^ Diogene Laerzio, II, 125 segg.
- ^ Plutarco, de adulat. et am., 11, p. 55 c.
- ^ Giovanni Reale, Il pensiero antico, Vita e Pensiero, 2001 p. 271.
- ^ Le Tusculane di Cicerone tradotte in lingua italiana con alcuni opuscoli del traduttore, Volume 2, 1805, p. 229.
- Asclepiade in Enciclopedia Italiana (1929).
- Wilamowitz, Antigonos von Karystos, Berlino 1881, p. 92 segg.
- Asclepìade di Eretria, su Treccani.it – Enciclopedie on line, Istituto dell'Enciclopedia Italiana.
- ASCLEPIADE di Eretria, in Enciclopedia Italiana, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 1929.
- Asclepiade di Eretria, in Dizionario di filosofia, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2009.
- Asclepìade di Erètria, su sapere.it, De Agostini.