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L'asma cardiaco è una condizione clinica caratterizzata da respiro sibilante, tosse, respiro corto od affanno. Tale sintomatologia è normalmente secondaria a broncospasmo in soggetti con insufficienza cardiaca congestizia.[1]
La condizione è strettamente legata alla dispnea parossistica notturna e ad accessi di tosse, anch'essi in particolare di notte.[2]
Il termine associa alla origine causale cardiaca il nome di asma (dalla lingua grecaasthma = difficoltà di respiro) in quanto i sintomi possono mimare l'asma bronchiale.
L'insufficienza cardiaca congestizia rappresenta, appunto, la principale causa di dispnea acuta nei pazienti anziani e può presentare una mortalità estremamente elevata. Nel corso di ricovero ospedaliero la mortalità può arrivare anche a quasi il 30%.[3]
L'aumento della pressione polmonare o bronchiale si associa a congestione che determina un riflesso nervoso di broncocostrizione.[4][5] Esistono inoltre altre potenziali cause di broncocostrizione: tra queste meritano una menzione la riduzione delle dimensioni delle vie aeree, l'ostruzione causata dal fluido edematoso che si raccoglie nel lume degli alveoli ed il gonfiore della mucosa bronchiale.[6]
Alcuni autori segnalano una aumentata tendenza al broncospasmo riferendo di un aumento aspecifico della reattività bronchiale nel test della metacolina nei pazienti affetti da insufficienza cardiaca congestizia.[7][8][9]
Gli attacchi di asma cardiaco si verificano prevalentemente nelle ore notturne, quando il paziente si trova in posizione clinostatica. Questo aspetto è probabilmente legato al momento del maggior ritorno venoso al cuore. I pazienti affetti da asma cardiaco sembra abbiano una maggiore tendenza a sviluppare acidosi ipercapnica ed una ostruzione delle vie aeree periferiche più grave rispetto a quelli con scompenso senza evidenza di asma.
Diversi autori definiscono come asma cardiaco l'insufficienza cardiaca congestizia che si caratterizza per la presentazione con dispnea, ortopnea, respiro sibilante e sibili auscultatori.[7][10][11][12]
Secondo studi recenti circa il 10% dei soggetti con insufficienza cardiaca presenta anche fischi e sibili suggestivi di asma cardiaco.[13][14][15] In uno studio del 2007 la percentuale nei soggetti anziani sembra essere considerevolmente più elevata: 33% ed oltre.[16]
All'auscultazione del torace non si evidenziano rumori umidi, ma prevalentemente fischi e sibili espiratori.
I soggetti affetti da asma cardiaco in genere rispondono in modo molto soddisfacente ad una terapia basata su una combinazione di broncodilatatori e ossigeno.
Da tempo è noto che imprescindibile resta il trattamento della malattia di base, ovvero dell'insufficienza cardiaca, che generalmente si avvale di diuretici per via endovenosa, morfina,[17]nitrati e naturalmente di ACE inibitori.
I farmaci beta-bloccanti sono controindicati sia per i loro effetti inotropi negativi, sia perché potenzialmente in grado di peggiorare in modo significativo il broncospasmo.
In un recente passato la digossina è stata molto utilizzata nella terapia di questi soggetti, ma in considerazione della possibilità di sviluppare un'intossicazione digitalica e dei suoi marcati effetti pro-aritmici viene oggi riservata a quei pazienti che associano all'insufficienza cardiaca una fibrillazione atriale ad elevata risposta ventricolare.
^ Faggiano P, Abnormalities of pulmonary function in congestive heart failure, in International Journal of Cardiology, vol. 44, n. 1, Mar 1994, pp. 1–8, PMID8021043.