Battaglia di Caltavuturo parte della Conquista islamica della Sicilia | |
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Data | 881/882 d.C. |
Luogo | Caltavuturo |
Esito | vittoria bizantina |
Schieramenti | |
Comandanti | |
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La battaglia di Caltavuturo[1][2][3] fu combattuta nell'881 o 882 tra l'Impero bizantino e l'Emirato aghlabide di Ifriqiya, durante la conquista islamica della Sicilia. Fu una grande vittoria bizantina,[4] anche se non riuscì a invertire la conquista islamica dell'isola.
Nell'880, una serie di successi navali sotto l'ammiraglio Nasar permise all'imperatore bizantino Basilio I il Macedone di prospettare una controffensiva contro gli Aghlabidi nell'Italia meridionale e in Sicilia.[5] In Sicilia, tuttavia, gli Aghlabidi avevano ancora il sopravvento: nella primavera dell'881, il governatore aghlabide al-Hasan ibn al-Abbas lanciò una serie di incursioni nei restanti territori bizantini e nel processo sconfisse il comandante locale, Barsakios, nei pressi di Taormina.[6]
Nell'anno successivo, tuttavia, nel 268 dell'Egira (corrispondente all'881/882 d.C.),[7] secondo lo storico Ibn al-Athir (La storia completa, VII.370.5-7), i bizantini ebbero la loro rivincita, sconfiggendo completamente un esercito Aghlabide sotto Abu Thawr e secondo quanto riportato, solo sette uomini riuscirono a sopravvivere.[8][9] Il vittorioso comandante bizantino è identificato dagli storici moderni con Mosilikes, noto per aver operato nell'area all'inizio degli anni 880.[10] Secondo l'agiografia del Patriarca di Costantinopoli Ignazio, il generale invocò il patriarca durante la battaglia, ed egli apparve in cielo davanti a lui su un cavallo bianco, consigliandogli di sferrare il suo attacco contro la sinistra del nemico. Mosilikes seguì il consiglio e vinse.[6][8][11] La battaglia diede il nome alla località: il geografo del XII secolo Muhammad al-Idrisi ricorda il Qalʿat Abī Thawr ("roccaforte di Abū Ṯhawr"), da cui, secondo alcuni storici, deriva il nome attuale di Caltavuturo.[7][12]
Negli anni successivi, i musulmani lanciarono diverse incursioni contro Catania, Taormina e la "città del re" (forse Polizzi) nell'883, contro Rometta e Catania nell'884, e ancora contro Catania e Taormina nell'885. Queste spedizioni ebbero successo nella misura in cui fruttarono i bottini o i tributi sufficienti per pagare l'esercito, ma non riuscirono a catturare nessuna roccaforte bizantina.[13]