Benvenuti al Sud è un film del 2010 diretto da Luca Miniero, remake del film francese del 2008 Giù al Nord di Dany Boon.
La versione italiana, specialmente per quanto riguarda la prima parte, è stata realizzata con la tecnica shot-for-shot ripercorrendo in larga parte la trama e i dialoghi dell'originale francese; nella seconda parte, invece, molte situazioni sono state aggiunte, modificate o cambiate per renderle più aderenti agli stereotipi italiani.
Il film è stato dedicato alla memoria di Angelo Vassallo, sindaco del comune di Pollica assassinato dalla criminalità organizzata il 5 settembre 2010.[1]
«Quando un forestiero viene al Sud piange due volte, quando arriva e quando parte.»
Alberto Colombo, direttore di un ufficio postale della Brianza, si vede respingere l'ennesima domanda di trasferimento a Milano presentata in quanto preceduto in graduatoria da un collega disabile. Desideroso di esaudire il sogno della moglie Silvia di vivere nel capoluogo lombardo per soddisfare le sue aspettative di vita più ambiziose, comprese quelle relative al futuro del loro figlioletto Chicco, Alberto decide di fingersi paraplegico a sua volta per tentare di ottenere l'agognato posto. L'inganno viene però maldestramente svelato da lui stesso, proprio davanti all'ispettore inviato a controllare la sua fantomatica disabilità. Per evitare il licenziamento, l'uomo è quindi costretto ad accettare un trasferimento ma nella parte opposta del Paese, in Cilento, a dirigere l'ufficio del piccolo paese di Castellabate.
Prima di partire verso la nuova destinazione, Alberto prende superficialmente informazioni sulle condizioni di vita nel Meridione presso alcuni amici: viene messo così in guardia da tutte le problematiche pregiudizievoli, umane e ambientali (tra cui la criminalità diffusa, la difficile gestione dei rifiuti e l'afoso clima), che dovrebbe trovarsi ad affrontare nella nuova sede. Tutti questi moniti, espressi da persone che al Sud avevano già vissuto, non fanno altro che aumentare preoccupazioni e precauzioni che l'uomo va ad adottare. Una volta giunto a Castellabate, invece, pur dopo essere incorso in alcune peripezie, Alberto fa amicizia con il postino Mattia Volpe e con i colleghi Maria, Costabile Piccolo e Costabile Grande e finisce per apprezzare le bellezze e le abitudini del paesino campano, caratterizzato da un clima mite, da luoghi ameni e pittoreschi e da simpatia, ospitalità e generosità da parte dei residenti, ambientandosi in fretta allo stile di vita locale e scoprendo come le idee sul Mezzogiorno, sue e dei suoi conoscenti, fossero solo pregiudizi e stereotipi.
L'uomo nel frattempo tiene nascosta la realtà a Silvia, persona poco aperta ai cambiamenti e piena di pregiudizi verso il Sud. Pensando di poter migliorare il loro rapporto, racconta esattamente l'opposto di quello che sta vivendo, accondiscendendo agli stereotipi a cui la moglie e la sua cerchia di amici credono fermamente. Un giorno, però, Silvia decide di andarlo a trovare, mettendo così Alberto in grave imbarazzo con gli amici, ai quali deve giocoforza confessare le bugie raccontate alla consorte sul Meridione. Sebbene all'inizio amareggiati e arrabbiati con lui, questi decidono di aiutarlo a sua insaputa, facendo in modo che Silvia, una volta giunta a Castellabate, veda avverarsi tutte le menzogne sentite dal marito, organizzando una sceneggiata atta a mostrare il paesino come caotico, fatiscente e in mano alla criminalità. L'inevitabile venuta a galla della verità porta Silvia a diventare furiosa, minacciando la separazione.
Nel frattempo, Alberto si prodiga nel far riavvicinare Mattia alla collega ed ex fidanzata Maria. Proprio Mattia rivela l'infondatezza delle illazioni della moglie su una sua relazione con la bella collega Maria: Silvia alla fine perdona il marito e si trasferisce per i due anni successivi a Castellabate assieme al figlio Chicco. La permanenza al Sud si rivela un'esperienza fantastica, che sarà difficile da dimenticare per la famiglia Colombo, al punto che, quando finalmente Alberto riceve la tanto attesa lettera di trasferimento a Milano, quasi se ne rammarica. In procinto di ripartire per il Nord, Alberto è contento per il ritorno a casa e per aver ottenuto il posto che desiderava ma allo stesso tempo triste nel dover lasciare la bella e tranquilla Castellabate, da cui parte per la sua nuova destinazione con tutta la famiglia.
La produzione del remake nasce da un'idea della casa di distribuzione Medusa Film, visto il gran successo riscosso dall'originale francese; come più volte dichiarato anche dagli stessi attori protagonisti una volta letto il copione e la sceneggiatura, questo script bene si adattava anche alle vicissitudini italiane.
Il film, nonostante sia comunque un remake, si distacca dall'originale, non nella trama ma nelle varie vicissitudini, rappresentate in una veste italiana. Alla sceneggiatura del film hanno contribuito anche, collaborando tra loro, i vari attori e i cittadini del posto, adattando i vari personaggi e le varie scene secondo le proprie esperienze personali, essendo loro stessi rappresentanti di realtà settentrionali e meridionali. La sceneggiatura quindi, come dichiarato dallo stesso Luca Miniero, si è modificata più volte in corso d'opera.
La scelta dell'ambientazione nel Cilento, e a Castellabate in particolar modo, è invece dovuta a motivi logistici e alla necessità di individuare zone con paesaggi sia marini che collinari con viste spettacolari in una zona periferica, lontana dalle grandi città, dove fosse minima la presenza della criminalità.[2]
Le riprese del film, durate circa dieci settimane, sono iniziate a settembre 2009 nel comune di Castellabate, in provincia di Salerno, in particolar modo nel suo borgo medievale (Palazzo Perrotti, Belvedere di San Costabile, Porta di Mare e via Guglielmo I il Normanno) e nelle frazioni marine di San Marco (Torretta, salita di S. Cosimo, via C. De Angelis e porto turistico) e Santa Maria (Marina Piccola, Porto delle Gatte e mare del Pozzillo), tutti luoghi rientranti nel Parco nazionale del Cilento e Vallo di Diano.
Le uniche località utilizzate nelle riprese che non fanno parte del territorio comunale di Castellabate, oltre a quelle di Milano e Roma, sono la base militare di Persano, dove è stata girata la scena del finto rapimento, e la stazione di Capranica-Sutri della ferrovia Roma-Capranica-Viterbo, in provincia di Viterbo (il comune di Castellabate non è attraversato direttamente dalla ferrovia e la stazione ferroviaria più vicina è Agropoli-Castellabate, posta nel territorio comunale del vicino centro di Agropoli).
Il film è stato distribuito nelle sale cinematografiche a partire dal 1º ottobre 2010,[4] dopo l'anteprima al Giffoni Film Festival tenuta in luglio[5] e la proiezione integrale a Santa Maria di Castellabate il 29 settembre.[6]
La colonna sonora del film è stata firmata da Umberto Scipione. L'album Benvenuti al Sud è stato pubblicato il 30 novembre 2010 sotto l'etichetta RTI e contiene 16 tracce, composte da Umberto Scipione tra cui anche Sunrise di Norah Jones e 'O ballo do' cavallo di Alberto Selly.
Benvenuti al Sud ha conseguito ottimi risultati nei botteghini italiani.
A partire dal primo fine settimana di programmazione del 1º-3 ottobre 2010, Benvenuti al Sud è il film più visto in Italia con 3792099 € di incasso, superando Inception e L'ultimo dominatore dell'aria;[7] il film mantiene la prima posizione anche nei tre fine settimana successivi.[8][9][10]
Con un totale di 29873491 €, è il 15º film con maggiori incassi in Italia.[11]
All'ottimo successo di pubblico si associa anche un buon successo per quanto riguarda la critica, che in ogni caso risulta spaccata tra chi lo considera un film molto divertente, a tratti esilarante, che cerca di superare in chiave comica gli stereotipi esistenti in Italia fra settentrionali e meridionali e chi, invece, considera Benvenuti al Sud un film un po' troppo incentrato sullo stile cabarettistico, buonista o una rappresentazione troppo fedele del film francese di cui è il remake.[12] Un plauso al film viene, tra gli altri, dal fumettista, vignettista e regista Sergio Staino che lo definisce con ironia come «il più grande film politico dopo La corazzata Potëmkin».[13]
Al contrario di casi similari, per Benvenuti al Sud viene accolta positivamente l'operazione di product placement con Poste italiane, più nello specifico un caso di plot placement poiché l'azienda si presenta come «una sorta di protagonista perfettamente integrato nella trama del film», divenendo a posteriori un caso di studio tra i più riusciti e citati circa questo tipo di pratiche commerciali.[15]