Brassica fruticulosa | |
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Infiorescenza di Brassica fruticulosa | |
Classificazione APG IV | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
(clade) | Angiosperme |
(clade) | Mesangiosperme |
(clade) | Eudicotiledoni |
(clade) | Eudicotiledoni centrali |
(clade) | Superrosidi |
(clade) | Rosidi |
(clade) | Eurosidi |
(clade) | Eurosidi II |
Ordine | Brassicales |
Famiglia | Brassicaceae |
Genere | Brassica |
Specie | B. fruticulosa |
Classificazione Cronquist | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Plantae |
Divisione | Magnoliophyta |
Classe | Magnoliopsida |
Ordine | Capparales |
Famiglia | Brassicaceae |
Genere | Brassica |
Specie | B. fruticulosa |
Nomenclatura binomiale | |
Brassica fruticulosa Cirillo, 1792 | |
Nomi comuni | |
cavolicelli |
Il cavolo arbustivo (Brassica fruticulosa Cirillo, 1792), detto popolarmente cavolicello, è una pianta annuale della famiglia delle Brassicaceae o Crocifere.[1]
Così è descritta da Michele Tenore nella Flora medica universale, e flora particolare della Provincia di Napoli, Napoli, 1823:
«Cavolo suffruticoso. Ital. Brassica fruticulosa. Lat. Chou frutescente. Fr. Fusto inferiormente diviso in molti rami legnosetti tortuosi nudi; foglie in cima ai rami lirate sinuoso-dentate ispide, scabrose di color verde-glauco spesso rosse di sotto; fiori in cima de' rami teneri in corti racemi; corolla con petali ovati gialli; siliqua lunga circa un pollice, terete quasi articolata perché rigonfiata ne' luoghi che corrispondono alle semenze, collo stilo lesiniforme.»
La pianta in natura raggiunge l'altezza di cinquanta centimetri, o poco oltre, in terreni particolarmente fertili e con esemplari isolati. Se crescono in gruppo, o in terreni poveri, gli esemplari sono generalmente più bassi. I fiori sono piccoli e gialli, regolari e dialipetali, e compaiono sulle cime delle piante alla fine dell'inverno-inizio primavera, sebbene il periodo di fioritura possa essere eccezionalmente prolungato fino all'estate.
Questa pianta è diffusa nei paesi che si affacciano sul Mediterraneo centro-occidentale. In Italia cresce allo stato selvatico in alcune aree dell'Italia centro-meridionale e particolarmente in Sicilia, specialmente nella zona dell'Etna e in Sicilia occidentale, come pure nelle isole Eolie. Nel cuore della Sicilia cioè nel territorio delle Madonie la pianta viene chiamata "qualazzo" o "qualuzzu". Essa cresce con più vigore nei terreni esposti al sole, è usuale raccogliere della pianta la parte che contempla il fiore prima di sbocciare e la parte più tenera del fusto con annesse foglie. Nelle Madonie il qualazzo viene bollito, scolato e poi fritto con un po' d'olio d'oliva e uovo. La caratteristica che lo rende leggermente amaro conferisce al piatto un sapore inconfondibile.
Predilige i terreni silicei. È raccolta da sempre in zone rurali, soprattutto nei vigneti, ma anche nei terreni incolti delle periferie urbane, da metà settembre a inizio maggio.
Il cavolicello si consuma cotto; si può semplicemente lessare e condire con olio, oppure ripassare in padella con aglio e peperoncino o ancora stufato con il vino. È di sapore gradevolmente amaro, spiccato. In Sicilia, dove è noto anche come cavuliceddu, cauriciellu, caliceddu o qualeddu nel Trapanese, mazzareddi nel nisseno, è usato spesso come contorno per la salsiccia alla brace.