Il nome scientifico della specie è stato definito da Linneo (1707 – 1778), conosciuto anche come Carl von Linné, biologo e scrittore svedese considerato il padre della moderna classificazione scientifica degli organismi viventi, nella pubblicazione "Species Plantarum, Edition 2" (Sp. Pl., ed. 2. 1: 114)[4] del 1762.[1]
Queste piante arrivano ad una altezza di 3 - 7 dm (massimo 100 cm). La forma biologica è terofita scaposa (T scap), ossia in generale sono piante erbacee che differiscono dalle altre forme biologiche poiché, essendo annuali, superano la stagione avversa sotto forma di seme e sono munite di asse fiorale eretto e spesso privo di foglie.[5][6][7][8][9][10][11][12]
I culmi sono cavi a sezione più o meno rotonda. Il portamento in genere è ascendente e robusto. La superficie è sparsamente pubescente. I nodi sono 2 - 5.
Le foglie lungo il culmo sono disposte in modo alterno, sono distiche e si originano dai vari nodi. Sono composte da una guaina, una ligula e una lamina. Le venature sono parallelinervie. Non sono presenti i pseudopiccioli e, nell'epidermide delle foglia, le papille.
Guaina: la guaina è abbracciante il fusto e priva di auricole (o raramente auricolate); la superficie è pubescente-irta per forti setole patenti.
Ligula: la ligula non è presente o è lunga 1 – 3 mm.
Lamina: la lamina, pubescente, ha delle forme generalmente lineari e piatte. Dimensione delle foglie: larghezza 2 – 3 mm; lunghezza 5 – 30 cm.
Infiorescenza principale (sinfiorescenza o semplicemente spiga): le infiorescenze, ascellari e terminali, in genere sono ramificate (2 - 6 rami per nodo) e sono formate da alcune spighette (1 - 4 per ramo) peduncolate ed hanno la forma di una pannocchia lineare con apice incurvato (alla fine è contratta e più o meno unilaterale). I rami sono scabri ed eretti). La fillotassi dell'inflorescenza inizialmente è a due livelli, anche se le successive ramificazioni la fa apparire a spirale. Dimensioni della pannocchia: larghezza 2 – 4 cm; lunghezza 5 – 10 cm.
Infiorescenza secondaria (o spighetta): le spighette, lungamente pedicellate, compresse lateralmente, sottese da due bratteedistiche e strettamente sovrapposte chiamate glume (inferiore e superiore), sono formate da 5 - 10 fiori. Possono essere presenti dei fiori sterili; in questo caso sono in posizione distale rispetto a quelli fertili. Alla base di ogni fiore sono presenti due brattee: la palea e il lemma. La disarticolazione avviene con la rottura della rachilla tra i fiori. Le spighette alla fruttificazione hanno un asse fragile. Dimensioni delle spighette: larghezza 4 – 6 mm; lunghezza 12 – 20 mm.
Glume: le glume sono disuguali con rispettivamente 3 - 5 e 7 - 9 nervature. Lunghezza delle glume: inferiore 5 mm (la larghezza è metà di quella superiore); superiore 7 mm.
Palea: la palea, glabra, è un profillo con alcune venature; è cigliata e liscia sui bordi.
Lemma: i lemmi, con bordi arcuati, hanno una resta. Lunghezza del lemma 8 mm. Lunghezza della resta: 5 – 8 mm.
Il perianzio è ridotto e formato da due lodicule, delle squame traslucide, poco visibili (forse relitto di un verticillo di 3 sepali). Le lodicule sono membranose e non vascolarizzate.
I frutti sono del tipo cariosside, ossia sono dei piccoli chicchi indeiscenti colorati di marrone scuro, con forme ovoidali, nei quali il pericarpo è formato da una sottile parete che circonda il singolo seme. In particolare il pericarpo è fuso al seme ed è aderente. L'endocarpo non è indurito e l'ilo è lungo e lineare. L'embrione è piccolo e provvisto di epiblasto ha un solo cotiledone altamente modificato (scutello senza fessura) in posizione laterale. I margini embrionali della foglia non si sovrappongono. I cariossidi alla fruttificazione sono sottili.
Come gran parte delle Poaceae, le specie di questo genere si riproducono per impollinazione anemogama. Gli stigmi più o meno piumosi sono una caratteristica importante per catturare meglio il polline aereo. La dispersione dei semi avviene inizialmente a opera del vento (dispersione anemocora) e una volta giunti a terra grazie all'azione di insetti come le formiche (mirmecoria). In particolare i frutti di queste erbe possono sopravvivere al passaggio attraverso le budella dei mammiferi e possono essere trovati a germogliare nello sterco.[13]
Habitat: gli habitat tipici per questa pianta sono i prati e praterie rase umide e aree palustri. Il substrato preferito è calcareo/siliceo ma anche siliceo con pH neutro, medi valori nutrizionali del terreno che deve essere umido.[15]
Distribuzione altitudinale: sui rilievi queste piante si possono trovare fino a 1.200 ms.l.m. (da 2.700 a 4.400 ms.l.m. in Asia[12]); frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare, montano e in parte quello subalpino (oltre a quello planiziale – a livello del mare).
Per l'areale completo italiano Bromus racemosus appartiene alla seguente comunità vegetale:[17]
Macrotipologia: vegetazione delle praterie.
Classe: Molinio-Arrhenatheretea Tüxen, 1937
Ordine: Molinietalia Caeruleae Koch, 1926
Alleanza: Calthion palustris Tüxen, 1937
Descrizione. L'alleanza Calthion palustris è relativa alle praterie (eutrofiche, falciate e pascolate) su terreni umidi (spesso inondati) con presenza soprattutto di comunità megaforbieigrofile (con dominanza di alte erbe a foglia larga). Areali tipici sono le pianure alluvionali o nei pressi delle sorgenti. I bioclimi (o termoptipi) variano da meso- a orotemperato inferiore. La distribuzione della cenosi è soprattutto centro-europea: area atlantica e subatlantica dell’Europea temperata e area alpina e caucasica nell’area mediterranea occidentale.[18]
La famiglia di appartenenza di questa specie (Poaceae) comprende circa 650 generi e 9.700 specie (secondo altri Autori 670 generi e 9.500[9]). Con una distribuzione cosmopolita è una delle famiglie più numerose e più importanti del gruppo delle monocotiledoni e di grande interesse economico: tre quarti delle terre coltivate del mondo produce cereali (più del 50% delle calorie umane proviene dalle graminacee). La famiglia è suddivisa in 12 sottofamiglie, il genere Bromus fa parte della sottofamiglia Pooideae con oltre 150 specie distribuite in tutto il mondo.[5][6]
La tribù Bromeae (e quindi il suo unico genere Bromus) fa parte della supertribù Triticodae T.D. Macfarl. & L. Watson, 1982. La supertribù Triticodae comprende tre tribù: Littledaleeae, Hordeeae e Bromeae. All'interno della supertribù, la tribù Bromeae forma un "gruppo fratello" con la tribù Hordeeae.[19]
I Bromus della flora spontanea italiana sono suddivisi in tre gruppi distinti: Festucaria G. et G., Anisantha Koch e Bromus s.s. La specie di questa voce appartiene al gruppo Bromus s.s.[20] Il ciclo biologico delle piante di questo gruppo è annuo con un aspetto molto diverso dalle specie del genere Festuca. A maturità le spighette si restringono all'apice ed hanno delle reste caratteristiche (allargate). Le nervature delle due glume (con forme ovate lunghe 3,5 – 9 mm) sono diverse: quella inferiore ha 3 nervature; quella superiore è 7 - 9 nervature. La resta dei lemmi (con forme ovato-lanceolate) è dorsale.[7]
^Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org, p. 56.1.1 ALL. CALTHION PALUSTRIS TÜXEN 1937 EM. BALÁTOVÁ-TULÁCKOVÁ 1978. URL consultato il 7 gennaio 2020.
G. Pasqua, G. Abbate e C. Forni, Botanica Generale - Diversità vegetale, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2015, ISBN978-88-299-2718-0.
Grass Phylogeny Working Group, Phylogeny and Classification of Poaceae (PDF), in Annals of the Missouri Botanical Garden, vol. 88, n. 3, 2001, pp. 373-457. URL consultato l'8 gennaio 2020 (archiviato dall'url originale il 6 marzo 2016).