Bruno Zanin

Bruno Zanin a Venezia nel 1972

Bruno Zanin (Vigonovo, 9 aprile 1951Domodossola, 7 luglio 2024[1]) è stato un attore, giornalista e scrittore italiano.

Nato a Vigonovo, sesto di sette figli, da piccolo frequenta i salesiani, che convincono i suoi genitori a mandarlo a studiare da prete in un collegio di Novi Ligure dapprima e di Canelli poi, dove rimarrà fino alla terza media. Durante quel periodo, quando Bruno ha 13 anni, un missionario abusa di lui: ciò gli provoca un forte trauma e lo convince a non tornare più in collegio a continuare gli studi per diventare sacerdote. Lasciato il collegio, Zanin sperimenta anche il carcere minorile e subito dopo l'ospedale psichiatrico di Brusegana (Padova) per un tentativo di suicidio.

Nel 1967 diventa amico di Edward Melcarth, pittore e scultore statunitense ebreo di origine russa che lo prende a vivere a casa sua e per il quale poserà come modello per diverse opere. «Morto povero in un ospedale pubblico di Venezia, il primo adulto che mi ha rispettato, che non mi ha mai messo le mani addosso, che mi ha sfamato, consigliato, portato in giro per l'Italia senza pretendere nulla in cambio». Attraverso Melcarth conosce la mecenate americana Peggy Guggenheim che lo assume come dog-sitter e gli dà una stanzetta nel suo famoso Palazzo Venier dei Leoni che anni dopo diventerà uno dei più celebri musei d'Italia per l'arte europea ed americana del XX secolo.[2]

Capitato a Cinecittà nel 1973, Zanin viene notato casualmente da Federico Fellini che lo scrittura per interpretare il Titta di Amarcord, film che nel 1975 vincerà l'Oscar quale migliore opera straniera.[3] Dopo quell'esperienza, pur non avendo mai recitato in vita sua, Zanin lascia Lipari e si trasferisce a Roma a tentare l'avventura cinematografica. Nel 1987 viene scelto da Marco Sciaccaluga, per la stagione 1986/87 del Teatro Stabile di Genova, per recitare il giovane innamorato protagonista in La putta onorata e La buona moglie, due commedie di Carlo Goldoni.

L'anno successivo è convocato al Piccolo Teatro di Milano da Giorgio Strehler per interpretare Zorzeto ne Il Campiello, sempre una commedia di Goldoni. Lo spettacolo è un grande successo e gira per tutta l'Europa invitato ai festival più importanti, nei teatri più prestigiosi tra i quali l'Odeon di Parigi dove Zanin viene notato da Jean-Louis Barrault che lo convince a recitare in francese al Théâtre de la Ville di Parigi in due commedie di Eugène Ionesco: Jacques ou la soumission e L'avenir est dans les œufs per la regia del suo allievo, il regista rumeno Lucian Pintilie.[3]

Tra cinema e teatro ha preso parte ad altri film, recitato in commedie teatrali e diversi sceneggiati televisivi con registi italiani e stranieri come: Giuseppe Ferrara, Marco Tullio Giordana e Giuliano Montaldo. Con la commedia di Carlo Goldoni, I pettegolezzi delle donne, regia di Sandro Sequi, è stato al Festival dei Due Mondi di Charleston nel 1982. Inizia a fare il giornalista radiofonico per Radio Due girando per l'Italia a intervistare personaggi celebri e sconosciuti con la medesima matrice e caratteristica: l'attaccamento alla terra, alle tradizioni, ai lavori manuali e all'auto-sufficienza.[2]

Nel 1992 Zanin lascia il mondo del cinema e del teatro per seguire altre strade. Per tre anni è in Bosnia ed Erzegovina, collabora con Radio Vaticana come corrispondente di guerra, contemporaneamente come responsabile della ONG Emmaus International dell'Abbé Pierre porta aiuti umanitari nella città di Gradačac. Gira reportage, scrive articoli per il Corriere della Sera, Famiglia Cristiana, Der Spiegel. Ritornato in Italia al termine del conflitto è colpito da una grave depressione post-traumatica da stress (DPTS); inizia quindi a scrivere.[4]

Nel 2007 Zanin pubblica il suo primo romanzo in parte autobiografico Nessuno dovrà saperlo per Tullio Pironti Editore; opera che nel 2007 ottiene la menzione speciale al premio letterario città di Latisana per il Nord-Est. Ha vissuto fino alla sua morte in una baita tra i boschi a Vanzone con San Carlo, alternando qualche sporadico ritorno nel suo comune di origine a Pava in frazione di Vigonovo

  1. ^ Addio a Bruno Zanin, il Titta di Amarcord, su riminitoday.it, 8 luglio 2024.
  2. ^ a b Maria Serena Palieri, Solo ora vi svelo il mio vero amarcord, su cerca.unita.it, l'Unità, 17 gennaio 2007 (archiviato dall'url originale il 14 ottobre 2013).
  3. ^ a b Bruno Zanin su IMDb.
  4. ^ "guerra e morte di Heinz il mercenario" di Bruno Zanin, su Corriere della Sera, 12 luglio 1993.
  • Nessuno dovrà saperlo di Bruno Zanin, editore Tullio Pironti - 2006
  • Dizionario del cinema italiano - Gli attori, Gremese editore, Roma 2003
  • Cuor di veneto: Anatomia di un popolo che fu nazione di Stefano Lorenzetto, Marsilio - 2010
  • Il fantasma in Europa: la Bosnia del dopo Dayton di Stefania Divertito e Luca Leone - 2004

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