La caduta dei Titani | |
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Autore | Cornelis van Haarlem |
Data | 1588-1560 |
Tecnica | olio su tela |
Dimensioni | 239×307 cm |
Ubicazione | Statens Museum for Kunst, Copenaghen |
La caduta dei Titani (in danese: Titanernes fald), anche noto con il titolo Titanomachia,[1] è un dipinto a olio del pittore neerlandese Cornelis van Haarlem, realizzato tra il 1588 e il 1590. L'opera fa parte della collezione della galleria nazionale d'arte (Statens Museum) di Copenaghen, in Danimarca. È un'opera ambiziosa del manierismo di Haarlem, nonché una dimostrazione dell'abilità dell'artista di ideare e raffigurare un gran numero di pose per dei nudi maschili.[2]
L'opera venne acquistata dal re Cristiano IV di Danimarca nel 1621 e, assieme alla maggior parte della collezione reale, divenne di proprietà pubblica dello Statens Museum nel diciannovesimo secolo.[2]
Nella mitologia greca, i Titani appartenevano alla seconda generazione degli esseri viventi, in quanto discendenti dalle divinità primordiali e nati prima degli Olimpi. Stabilitisi sul monte Otri, tra i Titani figuravano i primi dodici figli di Gaia (la madre Terra) e Urano (il padre Cielo). Governarono durante la leggendaria età dell'oro, e costituirono anche il primo pantheon di divinità greche.[2]
Così come il titano Crono aveva rovesciato suo padre Urano, i Titani furono rovesciati dai figli di Crono (Zeus, Ade, Poseidone, Estia, Era e Demetra), le divinità principali dell'Olimpo, nella Titanomachia, alla fine della quale vennero imprigionati nel Tartaro, l'inferno della mitologia greca. Il dipinto raffigura il loro arrivo nel Tartaro.
I Titani cadono dal cielo, simboleggiato dalla luce in alto, e precipitano negli abissi bui e infernali: l'intera scena è piena di figure maschili nude dipinte in stile manierista, alcune in primo piano e altre che cadono sullo sfondo.[3] Uno di loro impugna un bastone dalla punta accesa, come una torcia. Le figure hanno dei fisici scultorei, dai muscoli e dai glutei gonfi, e sui loro volti si leggono delle espressioni spaventate e confuse. La fauna dell'oltretomba comprende almeno due cani (rispettivamente in basso a sinistra e in basso a destra) e alcuni insetti, farfalle o libellule, che per lo più coprono le parti intime dei Titani.[1] Questi insetti hanno delle dimensioni più grandi del normale e costituiscono un rovesciamento del simbolismo classico, dato che nell'antica Grecia la farfalla era un simbolo dell'anima.[3] Secondo una curatrice del museo copenaghense, Eva de la Fuente Pedersen, un tempo gli insetti erano associati al fuoco e si credeva che nascessero dalle fiamme in quanto sono attratti dalla luce.[4]