I caduti del lavoro o caduti sul lavoro sono le persone decedute a causa di incidenti successi durante e per causa del lavoro svolto. Tali locuzioni sono frequentemente utilizzate anche nell'intitolazione di strade e piazze in Italia. Il fenomeno è anche indicato come morti bianche, dove «l'uso dell'aggettivo "bianco" allude all'assenza di una mano direttamente responsabile dell'incidente»[1]. Per quanto riguarda le morti nel particolare settore dell'agricoltura, specialmente con il coinvolgimento di trattori, si parla invece di morti verdi[2].
In senso critico, a partire dagli anni sessanta, è anche utilizzata la locuzione omicidi del lavoro, per rimarcare le responsabilità dei sistemi di produzione delle economie industrializzate e la scarsa attenzione alla sicurezza sul lavoro del sistema industriale, in particolare siderurgico e agricolo.
Gli incidenti mortali sul lavoro rappresentano una delle principali emergenze in ambito occupazionale, evidenziando l'urgenza di rafforzare le misure di prevenzione e sicurezza. Secondo i dati dell'INAIL, nel 2023 in Italia sono state presentate oltre 590mila denunce di infortunio sul lavoro (-16,1% alle circa 704mila del 2022) di cui 1.147 con esito mortale, registrando una diminuzione del 9,5% rispetto alle 1.268 del 2022.[3]
A livello globale, l'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) stima che quasi tre milioni di lavoratori muoiano ogni anno a causa di infortuni sul lavoro e malattie professionali, con un incremento di oltre il 5% rispetto al 2015.[4]
Queste cifre sottolineano la necessità di implementare rigorose politiche di sicurezza sul lavoro, promuovere una cultura della prevenzione e garantire una formazione adeguata per ridurre significativamente il numero di incidenti mortali nei luoghi di lavoro.
Alcuni incidenti sul lavoro, soprattutto quelli con un alto numero di vittime, catturano l’attenzione dei mass media, riportando il tema della sicurezza sul lavoro al centro del dibattito pubblico. Per questa ragione si ricordano alcuni incidenti che hanno causato più vittime o maggior impatto mediatico:
In Italia:
All'estero:
In Italia, la Festa dei Lavoratori, celebrata il 1º maggio di ogni anno, rappresenta un momento significativo per riflettere e sensibilizzare l'opinione pubblica sul tema delle morti sul lavoro.
Negli anni Sessanta e Settanta, l’Italia ha vissuto un periodo caratterizzato da un elevato numero di infortuni mortali sul lavoro, in particolare durante il cosiddetto miracolo economico degli anni Sessanta. Il numero delle "morti bianche" è stato un aspetto tragico dello sviluppo industriale e infrastrutturale del Paese. Il picco di incidenti mortali fu raggiunto nel 1963, con 4.644 decessi registrati[3]. In quegli anni, i settori maggiormente colpiti furono l’agricoltura e l’industria manifatturiera[5], complice l’assenza di normative stringenti e di una cultura della sicurezza sul lavoro adeguata alle esigenze.
Durante gli anni Sessanta, il tasso di mortalità era di circa 20 decessi ogni 100.000 lavoratori, un valore che rifletteva l’elevata pericolosità delle attività lavorative del tempo. Negli anni Settanta, il tasso diminuì leggermente, scendendo a circa 15,9 decessi ogni 100.000 lavoratori.[6] Questi numeri evidenziano la lentezza del miglioramento delle condizioni di lavoro nonostante le proteste e le riforme.
Negli Anni Ottanta il numero medio di morti annuali: oltre 1.500 decessi sul lavoro ogni anno, con un miglioramento rispetto ai decenni precedenti. Questa riduzione è stata attribuita al declino di settori particolarmente pericolosi come la grande industria pesante. Invece negli Anni Novanta, tra 1.200 e 1.300 decessi all'anno. Questa diminuzione è stata favorita dall'introduzione del Decreto Legislativo 626/1994, che recepiva le direttive europee per migliorare la sicurezza sul lavoro.
In particolare, il settore edilizio si distingueva per il numero elevato di incidenti legati alle cadute dall’alto e al mancato rispetto delle normative sui cantieri, mentre l'agricoltura era caratterizzata da numerosi decessi causati dall’uso improprio o obsoleto di trattori e macchinari. La manifattura soffriva invece di problemi legati a macchinari privi di dispositivi di sicurezza adeguati.
Negli Anni Ottanta il numero medio di morti annuali è stato di 2.097 decessi sul lavoro ogni anno, con un significativo miglioramento rispetto ai decenni precedenti (negli Anni Settanta la media era di 3.087 e negli Anni Sessanta era di 4.084)[7]. Questa riduzione è stata attribuita al declino di settori particolarmente pericolosi come la grande industria pesante. Invece negli Anni Novanta, il valore si è abbassato ulteriormente arrivando a una media di 1.603 decessi all'anno. Questa diminuzione è stata favorita dall'introduzione del Decreto Legislativo 626/1994, che ha recepito la Direttiva Europea 89/391/CEE. per migliorare la sicurezza sul lavoro, introducendo obblighi dettagliati per i datori di lavoro.
Nel periodo dal 2000 al 2010, i decessi sul lavoro in Italia hanno mostrato una tendenza alla progressiva riduzione, riflettendo un miglioramento delle condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro.
Nel 2000, si sono registrati 1.389 decessi, un dato rilevante ma in linea con il trend degli anni precedenti. Questo ha comunque evidenziato la necessità di interventi strutturali per potenziare le misure di prevenzione. Nel 2001, il numero è rimasto stabile a 1.396, per poi diminuire gradualmente: 1.381 nel 2002 e 1.356 nel 2003.
Nel 2004, i decessi sono scesi a 1.328, seguiti da un lieve incremento nel 2005, con 1.341 vittime. Nonostante ciò, questi anni sono stati caratterizzati da una crescente attenzione alla formazione e all’implementazione di sistemi di sicurezza. Nel 2006, il numero di decessi è calato a 1.302, con una diminuzione più marcata nel 2007, che ha registrato 1.210 decessi.
L’anno 2008 ha segnato un punto di svolta grazie all’entrata in vigore del Testo Unico sulla Sicurezza del Lavoro (D.lgs. 81/2008), che ha contribuito a ridurre i decessi a 1.120, il valore più basso fino a quel momento, Nel 2009, il trend positivo è continuato, con 1.050 decessi, fino a raggiungere un nuovo minimo storico nel 2010, con 980 vittime.[8]
La riduzione complessiva del 29,4% nel decennio è attribuibile a una combinazione di fattori:
Questi dati mostrano che, sebbene il problema delle morti sul lavoro rimanga una sfida importante, gli sforzi congiunti di istituzioni, aziende e lavoratori hanno portato a un miglioramento concreto.
Nel periodo 2010-2019, i decessi sul lavoro in Italia hanno mostrato una tendenza complessivamente decrescente, con alcune oscillazioni. Questo andamento riflette gli effetti delle normative più stringenti, come il Testo Unico sulla Sicurezza del Lavoro (D.lgs. 81/2008), e una crescente attenzione alla prevenzione e al monitoraggio della sicurezza nei luoghi di lavoro.
Nel 2010, si sono registrati 1.503 decessi, un dato in aumento rispetto agli anni immediatamente precedenti. Nel 2011, il numero è sceso a 1.397, segnando l'inizio di un trend positivo che si è mantenuto negli anni successivi.
Dal 2012 al 2015, i decessi hanno continuato a diminuire: 1.370 nel 2012, 1.258 nel 2013, e un minimo storico di 1.190 nel 2014 (nello stesso anno l'Osservatorio Indipendente di Bologna ha registrato oltre 1350 morti complessivi, di cui 663 decessi sui luoghi di lavoro e i restanti in itinere, evidenziando 152 agricoltori morti schiacciati dal trattore). Tuttavia, nel 2015, si è registrato un lieve rialzo rispetto ai dati ufficiali, con 1.310 decessi.
Nel 2016, il numero di decessi è sceso ulteriormente a 1.179, un altro minimo storico, mentre il 2017 ha mantenuto valori simili con 1.181 decessi. Tuttavia, nel 2018, si è osservato un lieve aumento a 1.294, con una successiva diminuzione nel 2019, che ha registrato 1.089 decessi, il valore più basso dell’intero decennio.[9]
La riduzione complessiva nel periodo è attribuibile a:
Nel periodo dal 2020 al 2024, l'Italia ha registrato un andamento altalenante negli infortuni mortali sul lavoro, influenzato da vari fattori, tra cui l'emergenza sanitaria da COVID-19 e l'introduzione di nuove normative per la sicurezza nei luoghi di lavoro.
Il 2020 è stato caratterizzato da un aumento significativo delle denunce di infortunio rispetto all'anno precedente, con oltre 1.200 decessi, di cui circa 200 casi direttamente attribuibili al contagio sul lavoro, in particolare nei settori sanitario e assistenziale. Questo periodo ha evidenziato la necessità di protocolli di sicurezza più rigorosi, come l’adozione obbligatoria dei dispositivi di protezione individuale e la regolamentazione del lavoro in ambienti a rischio.[13]
Nel 2021, il numero di decessi è rimasto elevato con 1.221 vittime sul lavoro[14], spingendo le istituzioni a rafforzare i controlli e introdurre misure preventive più incisive. Con la fine delle restrizioni pandemiche, il 2022 ha segnato un miglioramento, con i decessi scesi a 1.050. Questo risultato è stato favorito dalla ripresa delle attività in condizioni più sicure e dal sostegno di iniziative come il Bando ISI INAIL, che ha incentivato le imprese a realizzare progetti per la sostenibilità e per migliorare le condizioni di sicurezza nei luoghi di lavoro.
Nel 2023, sono diminuiti gli infortuni in itinere, ma sono cresciuti i morti sul lavoro e l'anno si chiude con 1.041 vittime[15], ma nei primi mesi del 2024 si è registrato un incremento: tra gennaio e maggio, le vittime sul lavoro sono state 369, con un aumento del 3,1% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Solo nel settore edile il numero di morti è cresciuto del 5,5%.[16]
Nel Decreto di attuazione del PNRR, approvato il 24 febbraio dal Consiglio dei Ministri e pubblicato il 2 marzo come DL 18 / 2024 nella Gazzetta Ufficiale, sono state introdotte nuove misure per rafforzare le tutele sulla sicurezza del lavoro. Oltre a controlli maggiori, per le imprese edili si prevede una patente a crediti che in funzione dal 1 ottobre 2024 e sanzioni penali per il lavoro nero.[17]
Negli Stati Uniti a partire dal 2009 fino al 2019 il numero dei caduti sul lavoro è costantemente aumentato dai 4693 ai 5333 annui.[18]
In Germania i morti sul lavoro sono passati dai 1752 del 1992 ai 393 del 2016.[19] Nel 2018 il 95,7% di questi erano uomini.[20]
In Argentina i morti sul lavoro sono stati 740 nel 2017 e 689 nel 2018, a fronte di un totale di rispettivamente 580109 e 545907 denunce di infortuni sul lavoro. Nell’anno 2017 il 95% di questi casi ha riguardato uomini, tuttavia se le donne sono morte principalmente in itinere, gli uomini sono morti principalmente sul posto di lavoro.[21] I casi di incidenti sul posto di lavoro e di infermità professionali notificati nel terzo semestre 2020 riguardano per il 67,3% uomini e per il 32,7% donne.[22]
In Giappone vi è una casistica particolare di morti per il prolungato troppo lavoro stimata in un migliaio all'anno, presente con due definizioni: karoshi si riferisce alla morte che sopraggiunge naturalmente a causa dell'eccessivo impegno mentre con karojisatsu ci si riferisce al suicidio conseguente al superlavoro.[23]
Il monitoraggio delle morti sul lavoro in Italia è affidato a una rete di enti e osservatori che raccolgono, elaborano e diffondono dati utili per comprendere e prevenire il fenomeno. Ecco le fonti principali:
Infine, l’Osservatorio Indipendente di Bologna sulle morti sul lavoro è un’iniziativa privata che monitora le vittime di incidenti sul lavoro, includendo anche lavoratori non assicurati all’INAIL e in nero. Si può comunque considerare come una fonte complementare, utile per stimolare il dibattito e fornire spunti di riflessione o sensibilizzare.
L'indice di incidenza degli infortuni mortali sul lavoro, espresso in numero di decessi ogni milione di occupati, è uno strumento fondamentale per analizzare e confrontare la sicurezza lavorativa nelle diverse regioni italiane. Questo indicatore permette di effettuare comparazioni e misurare il fenomeno in base a diverse variabili come anno, regione, tipologia di incidente (in itinere o in occasione di lavoro), nazionalità, sesso e fascia d’età. Permette inoltre di identificare le aree geografiche o i settori produttivi che necessitano di interventi di prevenzione più mirati.
Un'elaborazione grafica immediata è la zonizzazione a colori, elaborata dall'Osservatorio Sicurezza sul Lavoro utilizzando i dati ufficiali dell’INAIL. Questa rappresentazione suddivide l’Italia in aree a rischio, aggiornate mensilmente, utilizzando una scala cromatica che comprende i colori rosso, arancio, giallo e bianco. Ogni colore riflette il livello di rischio relativo, calcolato in base all'indice di incidenza media nazionale (IM), fornendo una fotografia della situazione nelle diverse regioni.
Per una rappresentazione chiara delle statistiche sugli infortuni sul lavoro con esito mortale, è possibile consultare i grafici elaborati e aggiornati mensilmente[25] dall'Osservatorio Sicurezza sul Lavoro sulla base dei dati ufficiali INAIL. Questi grafici offrono una visione approfondita del fenomeno, suddivisi per variabili come mese di accadimento, regione, fasce d’età e nazionalità (italiani e stranieri), facilitando l'analisi comparativa e l'individuazione delle aree che richiedono maggiore attenzione in termini di prevenzione e sicurezza.
A livello internazionale, il monitoraggio delle morti sul lavoro è affidato a organizzazioni globali oltre ad agenzie nazionali. Questi enti raccolgono e analizzano dati sugli infortuni e le malattie professionali, identificano tendenze e criticità e promuovono politiche preventive condivise, favorendo il confronto tra Paesi e l’adozione di standard di sicurezza più elevati. Tra le principali organizzazioni:
Dal dopoguerra a oggi, la legislazione italiana in materia di sicurezza sul lavoro ha attraversato un significativo processo di evoluzione, adattandosi ai cambiamenti nei contesti produttivi e alle nuove esigenze di tutela dei lavoratori. A partire dagli anni Sessanta, l'attenzione verso la salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro si è rafforzata, in particolare nei settori industriali caratterizzati da elevati livelli di rischio. Questa progressiva consapevolezza ha portato all’adozione di normative e politiche dedicate, che hanno contribuito a una graduale e costante riduzione degli infortuni e delle morti sul lavoro.
Gli incidenti con danni permanenti sono quelli che comportano mutilazioni o simili e danni alla salute che non sono guaribili completamente.
In Italia, nel periodo del dopoguerra, si sono avuti circa 30.000 infortuni all'anno con danni permanenti. Gli infortuni con danni permanenti si sono progressivamente ridotti fino al minimo di circa 20.000 infortuni registrati negli anni ottanta.
Successivamente il numero di infortuni ha ripreso a crescere fino a giungere nuovamente a oltre 30.000 infortuni all'anno che resta comunque un risultato migliore rispetto al dopoguerra dato l'aumento demografico in Italia.
Si tratta degli infortuni meno gravi, guaribili in un periodo di tempo variabile da alcuni giorni ad alcuni mesi.
L'ordine di grandezza è di circa 270 milioni incidenti all'anno nel mondo.
In Italia si verificano circa 600.000 incidenti con danni temporanei ogni anno.
Ogni attività lavorativa comporta rischi specifici, che variano in base al settore, alla natura delle mansioni svolte e alle condizioni ambientali. Questi rischi richiedono misure di prevenzione personalizzate per garantire la sicurezza e la salute dei lavoratori.
In Italia nel 2023 si è registrato il più elevato numero di denunce totali (mortali e non mortali) dalle Attività Manifatturiere (74.376); seguono: Sanità (41.171), Costruzioni (36.196), Trasporto e Magazzinaggio (33.855) e Commercio (31.824).
Nell’anno 2023 sono avvenuti più infortuni mortali (150) nel settore delle Costruzioni, seguito dal settore dei Trasporti e Magazzinaggio (109), dalle Attività Manifatturiere (101) e dal Commercio (64).[30]
Si riporta di lato un'elaborazione grafica dei dati INAIL, che rappresenta le denunce di infortunio con esito mortale (esclusi gli infortuni in itinere), nella quale si mettono a confronto i dati degli anni 2020, 2021, 2022 e 2023[31]. La maggior parte dei settori ha registrato un calo nel numero di infortuni nel 2023 rispetto al 2022. In particolare, il settore della Sanità e assistenza sociale ha visto una significativa diminuzione, passando da circa 135.000 casi nel 2022 a quasi 44.000 nel 2023, con un calo del 67,5%. Questo settore aveva raggiunto un picco di 157.000 infortuni nel 2020, principalmente a causa dell'emergenza Covid-19 e degli infortuni correlati.[32]
Seguono alcune tabelle redatte dall'ufficio di statistica degli Stati Uniti e relative all'anno 2006, inerenti al territorio statunitense.
![]() ![]() |
Controllo di autorità | Thesaurus BNCF 28421 |
---|