R. IV Campo Marzio | |
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Piazza Borghese (a destra, Palazzo Borghese, di fronte alla Facoltà di Architettura) | |
Stato | Italia |
Regione | Lazio |
Provincia | Roma |
Città | Roma Capitale |
Circoscrizione | Municipio Roma I |
Codice | 104 |
Superficie | 0,88 km² |
Abitanti | 5 507 ab. |
Densità | 6 245,89 ab./km² |
Campo Marzio è il quarto rione di Roma, indicato con R. IV. Esso occupa una porzione dell'omonima zona (Campus Martius) dell'antica Roma.
Lo stemma è una mezza-luna d'argento in campo azzurro; l'origine di tale simbolo è ignota. Fino all'epoca napoleonica è stato chiamato "Campo Marzo".
Dal punto di vista orografico si tratta di una vasta zona pianeggiante, delimitata da un'ansa del fiume Tevere, a nord del Quirinale e del Campidoglio.
Il rione confina con:
Sin dall'epoca regia, l'area fu consacrata al dio Marte, e adibita ad esercizi militari. Si racconta che qui, presso la Palus Caprae, fu assunto al cielo il primo re di Roma, Romolo.[1] Tarquinio il Superbo se ne appropriò e lo fece coltivare a grano. Secondo una leggenda, durante la rivolta che causò la cacciata del re, i covoni di quel grano furono gettati nel fiume dando origine all'Isola Tiberina. Con l'inizio dell'epoca repubblicana, il Campo Marzio ritornò area pubblica e fu riconsacrato al dio. Fu sede dei comitia centuriata, assemblee del popolo in armi.
La parte più meridionale della piana, a partire dalle pendici del Campidoglio (dove attualmente sono visibili i resti del teatro di Marcello e del portico di Ottavia) era distinta dal Campo Marzio vero e proprio, con il toponimo di Circo Flaminio. L'area fu attraversata dalla via Flaminia, la cui parte urbana prese il nome di via Lata (attuale via del Corso).
Le fondazioni di edifici sacri partono dal primo dei re di Roma, Romolo e proseguono fino a tutto il II secolo a.C. Vi vennero inoltre edificati portici e edifici privati e vi ebbero dei possedimenti Publio Cornelio Scipione e Pompeo.
Inizialmente la zona, poiché era al di fuori dei confini ufficiali della città (pomerium), venne utilizzata per dare udienza ad ambasciatori stranieri e vi venivano più facilmente eretti luoghi di culto per le divinità orientali.
L'inizio della monumentalizzazione dell'area si ebbe con il teatro di Pompeo nel 55 a.C. Con Cesare furono sistemati gli edifici legati alle elezioni, i Saepta Iulia (completati da Augusto) e la Villa publica.
In epoca augustea, Marco Vipsanio Agrippa inserì i giardini, la basilica di Nettuno, le terme con il suo nome e il Pantheon. Vi fu costruito anche il primo anfiteatro permanente di Roma (l'anfiteatro di Statilio Tauro), un teatro (il teatro di Balbo), un'immensa meridiana (Horologium Augusti) a fianco della quale sorgeva l'Ara Pacis. La zona non edificata verso nord era dominata dal mausoleo di Augusto e dall'orologio solare formato da un'estesa platea in marmo, i cui resti sono oggi visibili negli scavi a San Lorenzo in Lucina, e per gnomone l'obelisco oggi a piazza Montecitorio. Nel giorno natale dell'imperatore, l'ombra dello gnomone raggiungeva l'ingresso dell'Ara Pacis, il monumento voluto dal Senato romano per celebrare la pace e la stabilità portate dal governo di Augusto, che integrava questo grande complesso celebrativo e funerario. Questo è quanto ci racconta Strabone del Campo Marzio negli anni di inizio principato di Tiberio:
«Il Campo Marzio ne ha ricevuto la maggior parte [di opere di abbellimento della città di Roma], aggiungendo così alla bellezza naturale anche gli ornamenti dovuti ad una corretta cura che ne presero [da Pompeo ad Augusto]. In effetti l'ampiezza della piana è ragguardevole, offrendo contemporaneamente spazio per effettuare corse dei carri, oltre ad una serie di altre manifestazioni ippiche, oltre a spazio per coloro che si esercitano con la palla, al cerchio ed alla lotta. [...] Vicino al Campo Marzio si trova un altro campo (i Prata Flaminia), con portici che lo circondano intorno, con boschi sacri, tre teatri (teatro di Pompeo, di Balbo e di Marcello), un anfiteatro (il circo Flaminio) e templi ricchi e vicini tra loro, tanto che il resto della città sembra abbia un ruolo di secondo piano.»
Probabilmente a Caligola si deve la prima costruzione del tempio dedicato a Iside. Sotto Nerone furono costruite altre terme a suo nome e un ponte.
Dopo il grande incendio di Roma dell'anno 80 Domiziano ricostruì i monumenti aggiungendo uno stadio (che diverrà poi piazza Navona) e un odeion (piccolo edificio per spettacoli coperto, in forma di piccolo teatro). Adriano trasformò il complesso del Pantheon e collocò nella parte settentrionale, legata ai funerali imperiali, i templi di Matidia e Marciana. Successivamente vi furono costruiti il tempio di Adriano, e vi furono innalzate una colonna dedicata ad Antonino Pio e la colonna Antonina, dedicata a Marco Aurelio, che traeva ispirazione dalla Colonna Traiana.
Planimetria del Campo Marzio centrale |
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Stagnum ?
Insulae
d'epoca adrianea Magazzini
? Magazzini
? Magazzini
? Caserma della
I coorte dei Vigiles Via Recta
Portico e tempio
del Bonus Eventus Portico di
Meleagro
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Planimetria del Campo Marzio meridionale |
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Con il taglio degli acquedotti durante gli assedi delle guerre greco-gotiche nel VI secolo e la conseguente maggiore comodità determinata dalla vicinanza del fiume, e in seguito alla creazione di un nuovo polo cittadino nella basilica di San Pietro in Vaticano, centro di pellegrinaggi, l'area del Campo Marzio divenne il quartiere più popolato della Roma medioevale.
Il quartiere era attraversato dal percorso della processione che conduceva il papa neoeletto tra la basilica di San Pietro e la residenza a San Giovanni in Laterano. L'area era inoltre attraversata dalla più importante arteria che continuava a collegare Roma col resto d'Europa, la via Cassia, Questa, dopo essersi riunita alla via Flaminia entrava in città attraverso la porta del Popolo; il tratto urbano conservava ancora l'antico nome di via Lata e costituiva un importante percorso cittadino.
Il tessuto edilizio del quartiere era particolarmente fitto tra le emergenze monumentali dei resti degli antichi edifici ancora conservati, percorso da una fitta rete di strette strade, incentrata sulle preesistenti vie romane e sull'attraversamento del Tevere verso San Pietro con ponte Sant'Angelo.
Va tenuto presente che durante l'alto Medioevo erano rimasti urbanizzati a Roma in modo intensivo soltanto tre rioni: il Borgo Vaticano, Trastevere e appunto il Campo Marzio, nella cui denominazione si includeva tutta la zona popolata lungo la riva sinistra del Tevere a partire dalle falde del Quirinale, cioè quelli che sono oggi i rioni di Trevi, Colonna, Pigna, Sant'Angelo, Regola, Sant'Eustachio e Ponte ed erano allora al massimo toponimi.
Numerosi furono gli interventi papali per la sistemazione della viabilità:
Contemporaneamente la città si arricchisce di palazzi nobiliari e cardinalizi, di chiese e di monumenti pubblici. Per evitare di dipendere dall'acqua del Tevere nel 1570 si ripristinò l'acquedotto Vergine e si iniziarono ad edificare le prime fontane. Con papa Sisto V (1585-1590) si iniziò la sistemazione degli obelischi antichi, che vennero rialzati come punto focale dei nuovi tracciati stradali, i quali estendevano il processo di urbanizzazione anche al di fuori del Campo Marzio. Continuarono ad essere edificati palazzi e sistemate piazze, fontane e monumenti per tutto il periodo barocco e ancora nel XVIII secolo, che vide le scenografiche sistemazioni della scalinata di piazza di Spagna, del porto di Ripetta e della fontana di Trevi.
Gli interventi successivi diminuirono (si può citare quasi soltanto la sistemazione di piazza del Popolo), spostandosi in altre zone della città in sviluppo o rivolgendosi alle infrastrutture.
È solo in età napoleonica, che il quartiere fino a quel momento chiamato "Campo Marzo" prende il nome attuale di "Campo Marzio"[2].
Massicci interventi nel Campo Marzio ripresero quando Roma divenne capitale del Regno d'Italia nel 1870: anzitutto i muraglioni in cui fu chiuso il Tevere, per evitare le alluvioni, costeggiati dai nuovi "Lungotevere", che furono denominati Lungotevere in Augusta (dove fu bruciato Cola di Rienzo[3]), dalle mura all'Ara Pacis, e Lungotevere Marzio.
Per raggiungere il nuovo quartiere dei Prati di Castello da piazza del Popolo fu costruito nel 1891 il ponte intitolato alla Regina Margherita e nel 1902 più a valle, in asse con piazza Cavour e il Palazzaccio, il ponte intitolato a Cavour, sotto il quale fu seppellito il porto di Ripetta.
Già nel 1909, in funzione dello sviluppo del rione Prati, era poi stato previsto uno sventramento trasversale al Campo Marzio, che prevedeva un nuovo asse stradale il quale, scendendo dal Pincio, doveva raggiungere il Tevere a Ponte Cavour, demolendo lungo la direttrice di via della Croce. Questo percorso fu leggermente modificato tra il 1926 e i primi anni trenta quando, contestualmente agli sventramenti di via Arenula, di corso Vittorio Emanuele, di corso del Rinascimento e della spina di Borgo, furono effettuati grandi lavori di "liberazione" attorno al Mausoleo di Augusto, creando attorno al mausoleo un grande vuoto delimitato da travertini abbaglianti e geometrici in luogo delle 120 case demolite.
Mezzaluna d'argento in campo azzurro.[4]
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