Per Canabae si intendeva, al tempo dell'Impero romano, l'agglomerato civile (anche di non-cittadini romani), sviluppatosi fin dai tempi di Augusto, attorno alle fortezze legionarie permanenti (castra stativa).
Si trattava in sostanza di tutta una serie di individui atti a svolgere quelle attività necessarie a rifornire l'esercito romano, mentre soggiornava lungo i confini imperiali. Erano artigiani, fabbri per la realizzazione delle armi, mercanti per l'approvvigionamento alimentare o persino prostitute (per soddisfare i soldati nel tempo libero), ecc.. Questi cominciarono ad affluire ed a stabilirsi attorno ai maggiori centri militari (delle legioni e degli auxilia), prima in modo precario e poi in modo stabile, costruendo fucine, fornaci, abitazioni, horrea, lupanari.[1]
Originariamente il termine canabae indicava, infatti, le bancarelle dei fruttivendoli e dei commercianti di vino. Con il passare dei secoli questo genere di insediamento andò sviluppandosi anche attorno ai forti ausiliari principali (come Saalburg lungo il limes germanico-retico). Erano nuclei di fondamentale importanza non solo ai fini del commercio tra le diverse province romane ed il mondo dei barbari, ma anche e soprattutto un modo per civilizzare e acculturare le genti appena sottomesse o le vicine popolazioni oltre il limes, attraverso il processo noto come romanizzazione.[2]
Tipici esempi di canabae legionis, ancora oggi visibili grazie alle indagini archeologiche, sono quelle di Carnuntum o Mogontiacum. Alcune di queste riuscirono poi ad ingrandirsi al punto da essere riconosciute prima come Municipii e poi Colonie (es. Apulum o Castra Vetera), tanto che in alcuni casi, una volta divenute vere e proprie città, furono dotate di impianti termali e anfiteatri.
Qui sotto viene illustrato un elenco di una trentina di canabae (agglomerato civile) formatesi attorno alle fortezze legionarie nell'80:
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