Chiroteuthis imperator | |
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Stato di conservazione | |
Classificazione scientifica | |
Dominio | Eukaryota |
Regno | Animalia |
Phylum | Mollusca |
Classe | Cephalopoda |
Ordine | Oegopsida |
Famiglia | Chiroteuthidae |
Genere | Chiroteuthis |
Specie | C. imperator |
Nomenclatura binomiale | |
Chiroteuthis imperator Chun, 1908 |
Chiroteuthis imperator Chun, 1908, comunemente noto come «calamaro imperatore», è una specie di calamaro appartenente alla famiglia dei Chiroteuthidae. Questi cefalopodi sono caratterizzati da corpi allungati e tentacoli estremamente lunghi, che possono raggiungere fino a quattro volte la lunghezza del mantello. Il corpo è fragile e gelatinoso, con pinne che variano da ovali a ellittiche, coprendo circa il 50% della lunghezza del mantello.[1]
Chiroteuthis imperator è distribuito principalmente nell'Indo-Pacifico occidentale, in particolare al largo delle coste di Sumatra. Gli adulti possono raggiungere una lunghezza del mantello di 40 cm, ma i due tentacoli sono molto più lunghi.[2]
La biologia riproduttiva di questa specie è poco conosciuta. Tuttavia, come altri membri della classe Cephalopoda, si ritiene che siano gonocorici, con maschi e femmine che muoiono poco dopo la riproduzione. Durante l'accoppiamento, il maschio utilizza l'ectocotile per trasferire gli spermatofori nella cavità del mantello della femmina, dove avviene la fecondazione.[3]
Una caratteristica distintiva dei Chiroteuthidae è lo stadio paralarvale unico, noto come «doratopside». In questo stadio, le paralarve possiedono un gladio notevolmente allungato che supporta una struttura simile a una coda. Questa struttura può presentare pinne secondarie o una serie di piccoli lembi lungo tutta la sua lunghezza. Durante la maturazione, la «coda» viene generalmente persa, mentre le braccia si allungano e si sviluppano fotofori, organi bioluminescenti presenti in alcune specie.[1]
Attualmente, Chiroteuthis imperator non è stato valutato nella Lista Rossa dell'IUCN né è incluso nelle appendici della CITES. La mancanza di dati specifici sulla popolazione e sulla distribuzione rende difficile una valutazione accurata del suo stato di conservazione.[3]