Christoph Luxenberg (...) è un orientalista tedesco.
Christoph Luxenberg è lo pseudonimo dell'autore del libro Die Syro-Aramäische Lesart des Koran ("L'interpretazione siro-aramaica del Corano"), inedito in italiano. Il testo, originariamente pubblicato in tedesco nel 2000, suscitò scalpore alla pubblicazione della traduzione inglese nel 2007.[1] Nel libro si sostiene la tesi secondo cui il testo sacro del Corano, per lingua, temi e contenuti, dipenderebbe massicciamente dalla cultura e dalla mitopoiesi ebraica e cristiana.
Luxenberg ha prodotto inoltre diversi articoli per antologie concernenti l'Islam delle origini. Il libro di Luxenberg è menzionato anche nel pamphlet Dio non è grande, di Christopher Hitchens.[2]
Lo pseudonimo "Christoph Luxenberg" potrebbe essere un riferimento al nome di Georg Christoph Lichtenberg, il "distruttore di miti,"[3] poiché Lux ("luce" in latino) si traduce in tedesco come Licht.[3] Luxenberg stesso afferma di aver scelto lo pseudonimo "su suggerimento di amici arabi, dopo che questi sono venuti a conoscenza della sua tesi,"[3] per proteggersi da possibili violente reazioni.[4]
La sua identità reale rimane ignota. La teoria più diffusa[3][5][6] afferma che sia uno studioso tedesco di lingue semitiche. Il professore Hans Jansen, dell'Università di Leyden, ha ipotizzato che sia un cristiano libanese,[7] mentre François de Blois ne ha messo in dubbio la conoscenza dell'arabo.[7][8]
Luxenberg acquisì visibilità negli anni successivi al 2000, in seguito alla pubblicazione del suo primo libro (o almeno il primo con quello pseudonimo): Die Syro-Aramäische Lesart des Koran, che sosteneva che la lingua delle prime rivelazioni del Corano (quelle cosiddette meccane), non era esclusivamente l'arabo, come certificato dai primi classici commentatori del testo sacro islamico (i mufassirūn), quanto piuttosto una lingua in cui apparivano elementi dialettali siro-aramaici, tipici del parlato nel VII secolo dei Meccani, ossia della tribù dei Quraysh.
La premessa di Luxenberg è quella che la lingua aramaica, che prevaleva nel Vicino Oriente durante gli anni di prima formazione dell'Islam, e che era la lingua della cultura e della liturgia cristiana orientale, aveva svolto una profonda influenza sulla composizione scritturale e il significato intimo del Corano.[9]
Luxenberg sostiene che il Corano contiene molti passaggi ambigui e anche inspiegabili sotto il profilo della lingua. Afferma che anche gli studiosi musulmani trovano difficoltosi alcuni passaggi del testo, tanto da sviluppare precocemente una scienza relativa all'interpretazione coranica (tafsīr). L'ipotesi dietro gli sforzi intellettuali degli esegeti è tuttavia sempre stata quella secondo cui ogni passaggio difficoltoso da capire è allo stesso tempo vero e denso di significato e che è possibile decifrarli grazie agli strumenti in possesso della scienza esegetica islamica. Luxenberg accusa gli studiosi accademici occidentali del Corano di assumere un approccio timido e pedissequo, affidandosi troppo intensamente al lavoro fazioso e di parte degli studiosi musulmani. In tal modo, Luxenberg riprende l'arma polemica degli studiosi più scettici, come John Wansbrough, che non mancano di far ricorso a strumenti ideologici e metodologici che Edward Said aveva deprecato nel suo noto libro Orientalism.
Luxenberg polemizza sul fatto che quegli studiosi dovrebbero cominciare da capo, ignorare i vecchi commenti islamici, e utilizzare solo i più aggiornati strumenti linguistici e storici. Discute sul fatto che Maometto predicava concetti che erano nuovi per molti dei suoi ascoltatori arabi: concetti che Maometto aveva imparato grazie alle sue conversazioni con israeliti e cristiani arabi, o da cristiani di Siria (in cui si crede egli abbia viaggiato per motivi di affari, fin dall'epoca della sua gioventù, con lo zio-tutore Abū Ṭālib). Da ciò deriva che, se una particolare parola o frase coranica sembra non aver senso in lingua araba, o può esprimere un significato solo con argomentazioni contorte, ha senso che le si interpretino alla luce della lingua aramaica e siriaca, oltre che dell'arabo.
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