Clay Shirky (Columbia, 1964) è un saggista statunitense.
Docente alla New York University, i suoi corsi e i suoi scritti trattano, tra le altre cose, degli effetti interdipendenti delle topologia dei social network e delle reti tecnologiche, e dei modi in cui le nuove forme di comunicazione influenzano la cultura e viceversa.[1]
Dal 1996, ha scritto numerose opere relative al mondo di Internet; i suoi scritti sono stati pubblicati da Business 2.0, New York Times, Wall Street Journal, Harvard Business Review e Wired.
Shirky si divide tra consulenza, insegnamento, e scrittura sugli effetti sociali ed economici delle tecnologie, in particolar modo di Internet. La sua attività di consulenza si concentra sull'affermazione di tecnologie decentralizzate, come il Peer-to-peer, il Web service e le reti wireless che mettono a disposizione alternative all'infrastruttura cablata di tipo client-server che caratterizza il World Wide Web.
Il sociologo bielorusso Evgenij Morozov, nel suo The Net Delusion: The Dark Side of Internet Freedom (2011)[2], ha definito il saggio Here Comes Everybody, edito da Shirky del 2008, sorta di summa di quella linea di pensiero mainstream che propugna una comune visione ottimistica e trionfalistica delle potenzialità democratizzanti e anti-totalitaristiche di Internet. Morozov etichetta sotto la definizione di "cyber-ottimismo" l'intera "filosofia" espressa da tale "scuola", alla quale egli accosta le visioni di altre eminenti personalità del dibattito contemporaneo su nuove tecnologia e nuovi media, come Ethan Zuckerman, Yochai Benkler, Jeff Jarvis. L'adesione generalizzata all'inclinazione cyber-ottimista, secondo Morozov, conduce a un approccio di glorificazione assolutistica della Rete, che non permetterebbe di metterne a fuoco potenziali aspetti critici: enfatizzando le attese liberatorie in essa riposte, tale atteggiamento offuscherebbe la problematicità dei nodi geopolitici che sottostanno al suo funzionamento e impedirebbe di cogliere il lato più oscuro di Internet[3].
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