Clutorio Prisco, o Gaio Lutorio Prisco,[1] (in latino Clutorius Priscus o Gaius Lutorius Priscus; ... – 21) è stato un poeta romano.
Prisco venne incaricato tra il 19 e il 20 di comporre un carme funebre per Germanico, l'amato figlio appena deceduto dell'imperatore Tiberio, ricevendo una grande ricompensa in denaro per il componimento.[2]
Nel 21 l'altro erede imperiale, Druso minore, si ammalò e Prisco iniziò a comporre un poema anche per lui e lo lesse a un banchetto;[3] quando Druso guarì, però, su proposta del console designato Decimo Aterio Agrippa, Prisco venne condannato dal Senato alla pena capitale.[2] In sua difesa parlò solamente Manio Emilio Lepido appoggiato dall'ex console Gaio Rubellio Blando, ma il resto dei senatori approvò la mozione di Agrippa.[4]
A seguito di questa condanna, l'imperatore Tiberio, adirato poiché il Senato non lo aveva consultato, fece prescrivere per decreto che nessuna pena capitale potesse essere resa nota o applicata prima di dieci giorni dall'approvazione in Senato, cosicché anche se assente l'imperatore avrebbe potuto confermare le decisioni della Curia prima della loro attuazione.[5]