Codex Marchalianus designato dalla sigla Q è un manoscritto greco del VI secolo della versione greca della Bibbia ebraica (Tanakh o Antico Testamento) conosciuta come la Settanta. Il testo è stato scritto su pergamena in maiuscola alessandrina, scrittura che, secondo Cavallo, si sarebbe sviluppata a partire da classi stilistiche di II-III secolo d.C., in ambito greco-copto, per raggiungere la sua canonizzazione durante l’età di Atanasio. Paleograficamente è stato assegnato al VI secolo.[1]
Il suo nome deriva da un ex proprietario René Marchal.[2]
Nel libro di Isaia 45:18, dove il traduttore greco di Septuaginta ha usato εγω ειμι per rendere "Io sono YHWH", fu corretto da una mano dopo a "Io sono Signore".[4]
Il manoscritto è utilizzato nella discussione sul Tetragramma.[5] Codex Marchalianus utilizza la traslitterazione greca IAO per il Nome Divino,[6][7] o il Tetragramma in alcuni libri nei margini interni in lettere greche (ΠΙΠΙ).[2]
^John T. Townsend, "The Gospel of John and the Jews: The Story of a Religious Divorce", in: Alan T. Davies, ed., Antisemitism and the Foundations of Christianity (Paulist Press, 1979): p. 77