Colpo di Stato di Haiti del 2004 | ||||
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Data | 5-29 febbraio 2004 | |||
Luogo | Haiti | |||
Esito | Vittoria antigovernativa;
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Schieramenti | ||||
Comandanti | ||||
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Il colpo di Stato di Haiti del 24 febbraio 2004 fu un golpe organizzato contro il presidente Jean-Bertrand Aristide. Il principale esito dell'evento è la fuga dell'ex presidente verso gli Stati Uniti d'America e l'instaurazione di un governo sostenuto dagli stessi statunitensi.
Il presidente Aristide viene rieletto per un terzo mandato durante l'elezione presidenziale del 2000, con un'astensione di massa stimata dall'Onu al 90%[1]. La Coalition Nationale pour les Droits des Haitiens (CNDH), finanziata dall'Agenzia canadese di sviluppo internazionale (ACDI) denunciò irregolarità nello svolgimento delle elezioni, in particolare rispetto ai ritardi nella distribuzione dei documenti di identità agli elettori.
I sostenitori di Aristide accusarono invece l'opposizione di un boicottaggio strumentale delle elezioni, finalizzato a discreditare l'esito della consultazione elettorale.
Durante i quattro anni che seguono le elezioni del 2000 molteplici avvenimenti contribuiscono a creare le condizioni, interne ed esterne, in seguito alle quali il golpe viene portato a termine. Il mandato è caratterizzato da una crescente retorica nazionalista, adottata da Aristide particolarmente contro la Francia, ex colonizzatore accusato di aver sfruttato il paese durante il periodo coloniale. In politica interna il regime si ritorge contro le opposizioni, mettendo in atto una serie di violazioni dei diritti umani, a cui seguono molteplici manifestazioni sostenute dalla comunità internazionale, particolarmente dalla Francia e dagli Stati Uniti.
A queste violazioni ripetute dei diritti umani fanno seguito ritorsioni economiche adottate internazionalmente, che in particolare provocano una sostanziale riduzione degli aiuti allo sviluppo. La situazione politica haitiana viene discussa nel gennaio 2003 a Ottawa e Montréal, nel quadro di una conferenza internazionale su Haiti, alla quale le delegazioni del paese non vengono invitate.
In seguito a diversi mesi di manifestazioni popolari e di pressioni internazionali, Aristide viene obbligato, il 29 febbraio 2004, a lasciare il potere in seguito ad un intervento delle forze speciali degli Stati Uniti[2].
Nel 2003 e nei primi mesi del 2004, numerose manifestazioni destabilizzano il governo Aristide[3]. Alcune regioni del paese, in particolare il dipartimento di Artibonite e la città di Gonaïves, vengono occupate dai ribelli.
Il 21 settembre 2003, il cadavere di un dirigente dei ribelli, Amiot Métayer, capo dell'esercito cannibale, viene rinvenuto nei pressi di Gonaïves. L'opposizione denuncia il fatto sospettando un omicidio politico. Buteur Métayer, fratello del ribelle, prende le redini dell'esercito ribelle, rinominandolo Fronte di Resistenza Rivoluzionaria dell'Artibonite. Nei mesi che seguono i ribelli assumono il controllo di altri dipartimenti tra cui Cap-Haïtien, Grand Goâve e Saint-Marc. Nel febbraio 2004 il movimento si pone l'obiettivo di porre termine al potere di Aristide, diventando Fronte per la Liberazione e la Ricostruzione Nazionali.
A partire dai primi giorni del febbraio 2004 si registra un aggravamento delle tensioni tra i sostenitori del regime e le opposizioni. Gli scontri provocano almeno 70 vittime e diverse centinaia di feriti.
Un governo di transizione, guidato dal primo ministro Gérard Latortue e dal presidente Boniface Alexandre, prende il controllo del paese.
Il 1º marzo 2004, la Francia invia dei reparti del proprio esercito per la protezione dei suoi cittadini e dell'ambasciata.
Le Nazioni Unite e l'Organizzazione degli Stati Americani intervengono ad Haiti nel quadro di un intervento di stabilizzazione, in seguito all'adozione della risoluzione del Consiglio di Sicurezza ONU del 29 febbraio.
Gérard Lehman, Haïti 2004, Radiographie d'un coup d'État, Éditions L'Harmattan, Parigi 2005 (ISBN 978-2-296-04374-9).