Storicamente le donne in Birmania hanno goduto, con poche e temporanee eccezioni, di uno status unico all'interno delle società del Sudest asiatico: per secoli la componente femminile della popolazione ha goduto di un alto grado di indipendenza, col mantenimento pieno di tutti i loro diritti legali ed economici.
Il sistema matriarcale vigente in passato includeva il diritto di ereditare proprietà e succedere eventualmente anche al ruolo di capovillaggio.[1]
Tra il 2010-12 il 18% della popolazione femminile possedeva un'istruzione secondaria, il 4% sedeva in parlamento, il 75% faceva parte della forza lavorativa.[2]
In certa misura, anche il matrimonio combinato è stato parte della tradizione birmana; però le donne hanno sempre avuto il diritto di rifiutare l'offerta proveniente dal promesso sposo scelto precedentemente dai genitori per lei: allo stato attuale, le giovani donne possono liberamente scegliere chi sposare[3].
I matrimoni, fino al 2010, erano ammessi anche tra donne birmane e uomini stranieri, a condizione che i tribunali divisionali del paese ne ricevessero informativa con almeno 21 giorni di preavviso; in seguito il governo non ha più riconosciuto la validità di cerimonie matrimoniali con stranieri di sesso maschile[3].
Una delle principali ragioni addotte è stata quella di evitare la tratta di esseri umani[3]; le donne potevano, difatti, diventare facilmente vittime di trafficanti senza scrupoli per essere in seguito vendute all'industria del sesso in Pakistan e Thailandia[4].
A seguito del deterioramento del clima economico-politico di quegli anni, un rapporto datato 1998 (ma pubblicato nel 2000) descrive così la situazione delle donne birmane: le famiglie sembrano così dare sempre più la priorità ai figli maschi a causa delle limitate risorse: queste modifiche hanno riguardato l'accesso per le donne all'istruzione, all'assistenza medica, alla formazione professionale e ad altre opportunità educative[5].
Sono diventate così operaie sottopagate dei militari, quando non vittime di vera e propria schiavitù, di omicidi, torture, stupri e altre forme gravi di molestia; gradualmente i livelli di potere sociale si sono ristretti e limitati con una difficoltà sempre maggiore nella possibilità di raggiungere posizioni di alto livello in uffici sia pubblici che privati[5].
Solo un numero molto limitato della popolazione femminile riceve adeguata educazione in materia di diritti riproduttivi e nei riguardi delle pratiche sicure di contraccezione, rendendole in tal modo maggiormente esposte a malattie sessualmente trasmissibili[5].
Nel 2008 la BBC ha portato alla ribalta le donne del popolo Kayan, una minoranza etnica di lingua tibeto-birmana e divenute già una forte attrazione turistica in Thailandia a causa della tradizione che le vuole indossare anelli di ottone attorno al collo; l'aggiunta d'un numero sempre maggiore di questi anelli fa sì che le clavicole vengano spinte in basso dando l'illusione al contempo che il collo si allunghi[6].