Corso Salani (Firenze, 9 settembre 1961 – Roma, 16 giugno 2010) è stato un regista, sceneggiatore e attore italiano.
Diplomatosi presso l'Istituto di Scienze Cinematografiche di Firenze nel 1984, esordisce come regista lo stesso anno con il cortometraggio Zelda, ambientato sull'isola di Capraia.[1] L'anno dopo, nel 1985, scrive il soggetto e dirige il videoclip del brano Guerra dei Litfiba. Trasferitosi a Roma, è assistente alla regia di Carlo Mazzacurati sul set di Notte italiana (1987), e nel 1989 realizza il proprio primo lungometraggio, Voci d'Europa, premiato al RiminiCinema. Intraprende anche la carriera di attore, pur tenuta sempre secondaria rispetto a quella privilegiata di regista; molta popolarità, tuttavia, gli darà il ruolo del giornalista Rocco Ferrante nel Muro di gomma (1991) di Marco Risi, dedicato alla strage di Ustica.[2]
Del 1989 è anche il documentario dedicato alla rivoluzione romena, intitolato Eugen si Ramona.[1] Firma quindi i lungometraggi Gli ultimi giorni (1991), in cui è anche attore, e Gli occhi stanchi (1995). Nei film, sceneggiati insieme a Monica Rametta, Salani interpreta sempre, nello stile morettiano, il protagonista maschile in una sorta di alter ego, di nome Alberto, che rappresenta anche il suo punto di vista sulla storia; in una scena de Gli occhi stanchi, tuttavia, uno degli attori si rivolge a lui come «Corso» invece che «Alberto», scena poi volutamente non tagliata e lasciata in produzione.
Nel 1998 è autore del documentario Cono Sur, girato fra la Terra del fuoco e Buenos Aires, e premiato al San Benedetto Doc Filmfest del 1999.[3] Particolarmente rilevante nell'opera di Salani è l'incontro in questo periodo con l'attrice Paloma Calle, che diventerà vera e propria musa per il regista e protagonista di ben quattro dei suoi lungometraggi.[4]
Fra il 1995 e il 1999 è anche docente all'Universidad del Cine di Buenos Aires e all'Accademia di Lingua e Letteratura Italiana di Varsavia.[5]
Tra il 2006 e il 2007 cura l'esalogia di film dal titolo Confini d'Europa, serie di sei lungometraggi dedicati ad zone poco conosciute sotto il profilo turistico, ma delle quali cerca di mostrare il fascino e la poetica, indagando al contempo l'umanità delle persone incontrate, usando anche, di volta in volta, l'occhio e il punto di vista di un'attrice, che funge da Virgilio femminile nell'opera.[6] Il terzo lungometraggio, Imatra, viene pubblicato anche in versione estesa con un prologo dal titolo Frammenti di un amore, e vince il Premio speciale della giuria Ciné Cinéma al Festival di Locarno del 2007 e la nomination al Pardo d'oro. Nel 2008 affianca Ilaria Occhini nel film Mar nero.
Salani muore improvvisamente a 48 anni a causa di un infarto cardiaco, la sera del 16 giugno 2010, mentre passeggiava con la moglie sul lungomare del quartiere romano di Ostia.[7] In occasione della sua morte, il quotidiano La Stampa ne ha riassunto così lo stile: «la cifra stilistica del suo cinema è la commistione fra documentario e finzione, osservazione della realtà e rielaborazione poetica, reportage d'autore e cinema narrativo: temi centrali sono il viaggio come mezzo programmatico di spaesamento e l'incomunicabilità, resa attraverso lo straniamento linguistico fra i personaggi di nazionalità diverse».[2]
Nel 2011 il festival Alabarda d'oro gli conferisce un premio alla memoria.[8] Nel 2014 è pubblicato postumo il romanzo/diario scritto da Salani durante la lunga lavorazione del suo ultimo film, Mirna, edito da Goware. Nel 2021 la Rai gli dedica una doppia retrospettiva notturna, trasmettendo su Rai 3 l'esalogia di Confini d'Europa e il cortometraggio Danilo, girato proprio per la serie Rai Passione mia alla fine degli anni '80.[9][10]
A novembre 2010 si è costituita l'associazione Corso Salani, con il compito di restaurare, conservare e divulgare l'opera del regista toscano. A gennaio 2011 l'associazione, presieduta dalla moglie Margherita Salani, ha istituito in collaborazione con il Trieste Film Festival il Premio Corso Salani, dedicato al miglior progetto indipendente.[11]
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