L'etimologia del nome generico (Crepis) non è molto chiara. In latino Crèpìs significa pantofola, sandalo e i frutti, di alcune specie di questo genere, sono strozzati nella parte mediana ricordando così (molto vagamente) questo tipo di calzare. Inoltre lo stesso vocabolo nell'antica Grecia indicava il legno di Sandalo.[3]. L'epiteto specifico (neglecta ) significa "trascurata, sciatta, trasandata".[4]
Il nome scientifico della specie è stato definito per la prima volta dal botanico Carl Linnaeus (1707-1778) nella pubblicazione " Mantissa Plantarum. Generum Editionis vi et Specierum Editionis ii." ( Mant. Pl. 107) del 1767.[5]
Habitus. La pianta di questa specie è una erbacea annuale (o raramente bienne). La forma biologica è terofita scaposa (T scap), ossia in generale sono piante erbacee che differiscono dalle altre forme biologiche poiché, essendo annuali, superano la stagione avversa sotto forma di seme e sono munite di asse fiorale eretto e spesso privo di foglie. Gli steli contengono abbondante latice amaro.[6][7][8][9][10][3][11][12]
Fusto. I fusti di queste piante sono ramificati nella parte bassa. La pubescenza è ispida alla base e subglabri all'apice. Le radici possono essere del tipo a fittone o secondarie da rizoma, spesso sono piuttosto grosse e profonde. L'altezza media delle piante varia da 10 a 50 cm.
Foglie. Le foglie si dividono in basali e cauline e sono ispide.
Foglie basali: le foglie radicali sono sempre presenti e formano una rosetta basale; generalmente sono picciolate e sono a lamina intera ed eventualmente con il bordo dentato, ma si possono anche avere individui con foglie di tipo pennato-lobate. Il contorno in generale è spatolato. Dimensione delle foglie: larghezza 1 – 2 cm; lunghezza 4 – 6 cm.
Foglie cauline: le foglie cauline hanno una lamina a forma lineare con denti basali. Le foglie lungo il caule sono disposte in modo alterno. Dimensione delle foglie: larghezza 2 – 3 cm; lunghezza 15 – 20 mm.
Infiorescenza. L'infiorescenza è formata da numerosi ma piccoli capolini (sono inclinati prima dell'antesi). Ogni capolino è formato da un peduncolo che sorregge un involucro cilindrico (piriforme all'antesi) e ghiandoloso formato da 2 serie di brattee o squame disposte in modo embricato e scalato, che fanno da protezione al ricettacolo sul quale s'inseriscono i fiori ligulati. La forma delle brattee, disuguali fra le due serie (quelle interne sono più lunghe), può essere da lanceolata a lineare con margini continui oppure no; la superficie interna è glabra. Il ricettacolo è piano e ciliato. Diametro dei capolini: 6 – 8 mm. Dimensioni dell'involucro: larghezza 3 mm; lunghezza 4 – 7 mm.
Corolla: le corolle sono formate da una ligula terminante con 5 denti (è la parte finale dei cinque petali saldati fra di loro). Il colore dei fiori è in prevalenza giallo. La superficie può essere sia pubescente che glabra. Lunghezza dei fiori: 5 – 7 mm.
Androceo: gli stami sono 5 con filamenti liberi e distinti, mentre le antere sono saldate in un manicotto (o tubo) circondante lo stilo (quest'ultimo colorato di giallo o verde).[14] Le antere alla base sono prive di codette. Il polline è tricolporato.[15]
Gineceo: lo stilo è filiforme. Gli stigmi dello stilo sono due divergenti e ricurvi con la superficie stigmatica posizionata internamente (vicino alla base).[16] L'ovario è inferouniloculare formato da 2 carpelli.
Frutti. I frutti sono degli acheni con pappo. Il frutto consiste in un achenio, cilindrico o fusiforme (non compresso), con varie coste (normalmente 10), con la superficie trasversalmente tubercolata e sormontato da un becco (ben distinto oppure molto breve). Il pappo, caduco, è soffice, flessibile (ma tenace) formato da peli semplici (non ramificati) di colore generalmente bianco (o bianco sporco quasi purpureo) disposti su più serie. Gli acheni sono più o meno uniformi e lunghi 2 - 2,5 mm. Lunghezza del pappo: 2 - 3,5 mm.
Riproduzione: la fecondazione avviene fondamentalmente tramite l'impollinazione dei fiori (vedi sopra).
Dispersione: i semi (gli acheni) cadendo a terra sono successivamente dispersi soprattutto da insetti tipo formiche (disseminazione mirmecoria). In questo tipo di piante avviene anche un altro tipo di dispersione: zoocoria. Infatti gli uncini delle brattee dell'involucro si agganciano ai peli degli animali di passaggio disperdendo così anche su lunghe distanze i semi della pianta.
La famiglia di appartenenza di questa voce (Asteraceae o Compositae, nomen conservandum) probabilmente originaria del Sud America, è la più numerosa del mondo vegetale, comprende oltre 23.000 specie distribuite su 1.535 generi[17], oppure 22.750 specie e 1.530 generi secondo altre fonti[18] (una delle checklist più aggiornata elenca fino a 1.679 generi)[19]. La famiglia attualmente (2021) è divisa in 16 sottofamiglie.[1][9][10]
Il genere di questa voce appartiene alla sottotribù Crepidinae della tribù Cichorieae (unica tribù della sottofamiglia Cichorioideae). In base ai dati filogenetici la sottofamiglia Cichorioideae è il terz'ultimo gruppo che si è separato dal nucleo delle Asteraceae (gli ultimi due sono Corymbioideae e Asteroideae).[1] La sottotribù Crepidinae fa parte del "quarto" clade della tribù; in questo clade è in posizione "centrale" vicina alle sottotribù Chondrillinae e Hypochaeridinae.[10]
La sottotribù è divisa in due gruppi principali uno a predominanza asiatica e l'altro di origine mediterranea/euroasiatica.[10] Da un punto di vista filogenetico, all'interno della sottotribù, sono stati individuati 5 subcladi. Il genere di questa voce appartiene al subclade denominato "Crepis-Lapsana-Rhagadiolus clade", composto dai generi Crepis L., 1753, Lapsana L., 1753 e Rhagadiolus Juss., 1789.[11] Dalle analisi Crepis risulta parafiletico (per cui la sua circoscrizione è provvisoria).[20]
Nella "Flora d'Italia" le specie italiane di Crepis sono suddivise in 4 gruppi e 12 sezioni in base alla morfologia degli acheni, dell'involucro e altri caratteri (questa suddivisione fatta per scopi pratici non ha valore tassonomico). La specie di questa voce appartiene al Gruppo 2 (gli acheni sono uniformi con un becco più o meno visibile o con un apice bruscamente ristretto) e alla Sezione E (gli involucri dei capolini sono lunghi 3 - 8 mm; in genere gli acheni sono lunghi 1,5 - 3,5 mm).[12]
I caratteri distintivi per la specie di questa voce sono:[12][21]
i capolini sono inclinati prima dell'antesi;
l'involucro è ghiandoloso, pubescente per peli soffici e allungati e lungo 4 - 7 mm;
le brattee involucrali esterne sono lunghe 4 - 6 mm, quelle interne 7 - 9 mm;
la pagina interna delle brattee involucrali è glabra;
gli acheni (lunghi 2 - 2,5 mm) sono più o meno uniformi e alcuni hanno un becco ben visibile.
Nome scientifico: Crepis neglecta subsp. neglecta.
Descrizione: i capolini sono penduli prima dell'antesi; l'involucro non è densamente setoloso; gli stili sono colorati di verde; il becco degli acheni (quelli interni) è lungo meno di 1/3 del corpo e può essere indistinto.
Distribuzione: in Italia questa specie è comune e si trova ovunque. Nel resto dell'Europa e dell'areale del Mediterraneo si trova in Europa centrale, Penisola Balcanica e Anatolia.[2]
Habitat: l'habitat preferito per queste piante sono gli incolti sassosi, le vigne, i sentieri, le aree ruderali e lungo le vie. Il substrato preferito è calcareo ma anche siliceo con pH neutro, medi valori nutrizionali del terreno che deve essere arido.[23]
Distribuzione altitudinale: sui rilievi, in Italia, queste piante si possono trovare fino a 800 ms.l.m.; nelle Alpi frequentano quindi i seguenti piani vegetazionali: collinare (oltre a quello planiziale).
Fitosociologia.
Areale alpino: dal punto di vista fitosociologico alpino Crepis neglecta appartiene alla seguente comunità vegetale:[23]
Formazione: delle comunità pioniere a terofite e succulente
Classe: Thero-Brachypodietea
Areale italiano: per l'areale completo italiano la sottospecie di questa voce appartiene alla seguente comunità vegetale:[24]
Descrizione. L'alleanza Vulpio ciliatae-Crepidion neglectae è relativa alle comunità ricche di specie terofitiche ed emicriptofitiche in habitat rupestri marginali e su substrati ghiaiosi ai cigli delle strade, su accumuli di pietre e su massicciate. Le aree preferite da questa alleanza sono quelle eurimediterranee orientali, distribuite ai margini delle Alpi sudorientali e dei territori carsici nord-adriatici. In Italia è presente nel Carso, in Friuli e in Veneto. Fuori dall'Italia si trova in Dalmazia e in Istria sud-orientale.[25]
Nome scientifico: Crepis neglecta subsp. corymbosa (Ten.) Nyman, 1879
Nome comune: radichiella corimbosa.
Descrizione: i capolini sono sempre eretti; l'involucro è densamente setoloso; gli stili sono colorati di giallo; il becco degli acheni (quelli interni) è lungo 1/3 del corpo.
Allo stesso gruppo e sezione appartengono le seguenti specie:[21]
Crepis apula (Fiori) Babc. - Radichiella pugliese: il ciclo biologico è annuo; le brattee involucrali esterne sono lunghe 1/4 - 1/2 rispetto alle interne; sull'involucro sono presente dei peli ghiandolari; la ligula del fiore è lunga 8 – 9 mm; le antere sono lunghe 2,5 mm; gli acheni sono colorati di bruno-scuro.
Crepis neglecta L. - Radichiella minore: prima dell'antesi i capolini sono penduli; l'involucro è lungo 4 – 7 mm; il ricettacolo è cigliato; i frutti acheni sono lunghi 2 - 2,5 mm.
Crepis leontodontoides All. - Radichiella italica : il ricettacolo è glabro; gli acheni sono lunghi 4 – 9 mm;
Crepis suffreniana (DC.) Lloyd - Radichiella di Suffren: sull'involucro (lungo 4 – 6 mm) sono presente dei peli semplici non ghiandolari; la ligula del fiore è lunga 5 mm; le antere sono lunghe 1 mm; gli acheni sono colorati di bruno-rossastro.
^Prodromo della vegetazione italiana, su prodromo-vegetazione-italia.org, p. 54.1.2 ALL. VULPIO CILIATAE-CREPIDION NEGLECTAE POLDINI 1989. URL consultato il 28 dicembre 2021.
Kadereit J.W. & Jeffrey C., The Families and Genera of Vascular Plants, Volume VIII. Asterales., Berlin, Heidelberg, 2007.
V.A. Funk, A. Susanna, T.F. Steussy & R.J. Bayer, Systematics, Evolution, and Biogeography of Compositae, Vienna, International Association for Plant Taxonomy (IAPT), 2009.
Judd S.W. et al, Botanica Sistematica - Un approccio filogenetico, Padova, Piccin Nuova Libraria, 2007, ISBN978-88-299-1824-9.