La comunità cristiana in Qatar è composta da un mix di europei, americani settentrionali e meridionali, asiatici, Mediorientali ed espatriati africani. Essi formano intorno al 13,8% della popolazione totale (2010)[1]. Non ci sono gruppi missionari stranieri che operano apertamente nel paese. Non ci sono cristiani locali in Qatar; tutti i cristiani sono ufficialmente espatriati stranieri.
Molti degli abitanti dell'attuale Qatar sono stati introdotti al cristianesimo dopo che la nuova religione è stata dispersa verso est a partire dalla Mesopotamia dal 224 d.C. in poi[2]. I monasteri presenti nella regione sono stati costruiti in Qatar in questo periodo[3]. Durante l'ultima parte di presenza cristiana nel territorio, il Qatar era conosciuto con il nome siriaco di 'Beth Qatraye'[4]. Una variante di questo nome è stato 'Beth Catara'[5]; il nome si traduce in 'regione del Qatar "[4]. La regione non si è limitata al Qatar; comprendeva anche Bahrein, l'isola di Tarout, Al-Khatt e Al-Hasa[6]. Nel 628, la maggior parte delle tribù arabe si convertirono all'Islam[7].
È probabile che alcune tra le popolazioni che si stabilirono in Qatar non vennero convertite immediatamente all'Islam[7]. Isacco di Ninive, un vescovo siro-cristiano del VII secolo considerato come un santo in alcune chiese, è nato nel territorio che appartiene oggi al Qatar[7][8]. Altri notevoli studiosi cristiani risalenti a questo periodo che provenivano dalla penisola del Qatar includono Dadisho Qatraya, Gabriel del Qatar e Ahob del Qatar. Nel 674, i vescovi di Beth Qatraye smisero di frequentare i sinodi; anche se la pratica del cristianesimo continuò a persistere nella regione fino almeno alla fine del IX secolo[9].