Koloff è stato il primo campione europeo di lotta libera proveniente dalla Bulgaria: vinse la medaglia d'oro ai campionati europei del 1936 a Parigi, la seconda onorificenza per la Bulgaria dopo la vittoria mondiale nella lotta greco-romana di Nikola Petroff nel 1900.
Doncho Kolev Danev nacque il 27 dicembre 1892 nel villaggio di Sennik, nel comune di Sevlievo.[2] Aveva sette anni quando suo padre morì: questo tragico evento lo costrinse a diventare pastore per poter sopravvivere. Lasciò la Bulgaria nel 1905 e si trasferì nell'allora impero austro-ungarico, dove lavorò come giardiniere a Budapest. Nel 1909 incontrò un altro wrestler bulgaro, Nikola Petroff, che lo convinse a emigrare negli Stati Uniti d'America.
Koloff lasciò la Bulgaria e si trasferì negli Stati Uniti all'età di diciassette anni.[2] Ebbe diversi lavori fino a quando trovò lavoro come operaio edile ferroviario; impressionò la gente con la sua potenza fisica e divenne famoso per l'abilità di torcere le aste di metallo attorno al suo collo; lottò anche con un orso mentre stava cacciando: si narra che lottò con l'orso per un'ora con le sue sole mani prima che lo uccidesse con il suo fucile; apparentemente alcuni testimoni videro i segni delle mani di Kolov sul collo dell'orso.[senza fonte] Successivamente fu assunto come wrestler dal circo "Victoria". All'inizio dello scorso secolo il wrestling si svolgeva in contese di lotta libera in cui pugni e calci erano permessi, pertanto fu considerato uno sport pericoloso e con seri e gravi infortuni. Il cosiddetto Catch as Catch Can (CACC) o catch wrestling può essere considerato il padre fondatore delle odierne arti marziali miste (MMA).
Prima di essere scoperto e allenato per diventare un wrestler da Stanislaus Zbyszko, Koloff era un autodidatta.[2] Koloff fu il primo wrestler a conquistare la "Diamond Belt" per due volte.[2] Le sue più famose vittorie sono quelle a New York contro Latvian Rudy Dusek nel 1919, a Tokyo contro Jiki Higen "The Strangler" nel 1921 e a Parigi contro Henri Deglane nel 1933. Fu anche per tre volte campione europeo dei pesi massimi; rispettivamente nel 1934 e due volte nel 1937.[3] Nel 1937 sconfisse l'allora campione europeo dei pesi massimi, l'americano Al Pereira, che poi lo sconfisse per il titolo prima che lo stesso Koloff lo riconquistasse, per poi perderlo contro Joe Savoldi.[2][4]
Iniziò la sua carriera come wrestler prendendo parte a match di wrestling tra i cosiddetti «worker». Nel 1914 vinse un torneo nel circo "Victoria": il direttore del circo invitò la gente tra il pubblico a competere e a confrontare la loro potenza fisica con Jeff Lawrence "The Cyclope"; Koloff accettò la sfida e riuscì a superare i 105 kg. Vinse contro molti famosi lottatori di MMA dell'epoca come il sopracitato Jeff Lawrence, Stanislaus Zbyszko, Jack Shirey (chiamato anche "The Lightning Man"), Rudy Dusec, Jo Stecker, Ed "Strangler" Lewis e Jim Browning. Fu invitato in Giappone, dove ottenne la vittoria contro Djiki Hegen "The Strangler", un idolo del wrestling giapponese che non aveva ancora perso contro nessuno come professionista: dopo la vittoria di Koloff il pubblico tentò di ucciderlo; un simile incidente accadde anche prima del match, quando un pugnale fu lanciato attraverso la finestra della stanza d'hotel dove alloggiava, ma Koloff riuscì a evitarlo. In un torneo di MMA svoltosi a Parigi sconfisse tutti gli avversari in ognuno dei match disputatosi, inclusa la finale contro Henri Deglane.
Le sconfitte ufficialmente registrate da Koloff in match ufficiali sono settantadue.[1] La lista che segue indica la data, il luogo e il wrestler che lo sconfisse.
Dopo aver trascorso trent'anni in un Paese straniero, Koloff tornò in Bulgaria e fu accolto come un eroe nazionale.[2] Nel corso di tutta la sua carriera gli fu chiesto più volte di diventare un cittadino americano, ma lui rifiutò ogni volta con le parole: «Dan Koloff è bulgaro». Koloff rimase orgoglioso della sua madrepatria fino alla sua morte ed era famoso per i suoi detti come: «Mi sento forte perché sono bulgaro». Per lui la sua patria era la cosa più santa e sacra. È ricordato per aver aiutato molte persone bulgare nel suo Paese e all'estero, tant'è che donò tutti i suoi soldi in beneficenza.[2] Il primo aereo bulgaro per la National Bulgarian Post fu donato da lui.[2]
Una volta tornato nella sua madrepatria trascorse la maggior parte del suo tempo a costruire scuole di wrestling per allenare i giovani, ma continuò a lottare fino agli ultimi anni della sua vita. Organizzò anche molti match di wrestling a Sofia, donando tutti i profitti.[2] Koloff è famoso anche per un altro dei suoi detti: quando tornò in Bulgaria gli fu chiesto se voleva che qualcuno lo portasse a casa in carrozza e lui rispose: «Ho lasciato casa a piedi, me ne andrò a casa a piedi!».
Koloff morì in Bulgaria il 26 marzo 1940 per tubercolosi.[2] La sua bara fu trasportata dagli ufficiali del nono corpo di artiglieria della città di Sevlievo e fu anche scortato da una società onoraria di cavalleria.[2] Fu seppellito, secondo le sue ultime volontà, di fronte al Balkan («Balkan contro Balkan»). Balkan in bulgaro significa "montagna" e quindi la frase «Balkan contro Balkan» vuol dire «montagna contro montagna».
Ogni anno nella città di Sevlievo si tiene un torneo di lotta libera in sua memoria.[2][12]
Una delle voci che circolano sulla sua morte è che non si trattò di un'infezione naturale, ma che fu intenzionalmente infettato dai medici francesi.[senza fonte]È risaputo che ci furono diversi tentativi di far cadere Koloff in disgrazia e di farlo squalificare dai tornei.[non chiaro][senza fonte]