I decennalia erano una celebrazione di dieci anni di regno di un imperatore romano, originatasi durante il regno di Augusto. I vicennalia si celebravano invece dopo 20 anni di regno, come però capitò solo a pochi imperatori (tra cui ricordiamo Augusto, Tiberio, Traiano, Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio, Diocleziano, Costantino I, Costanzo II).
La celebrazione, che prevedeva l'organizzazione di giochi, ebbe origine nel 27 a.C.: Augusto, al quale erano stati offerti i poteri di imperatore, rifiutò di tenerli a vita e promise di lasciarli al termine di dieci anni. Alla scadenza di questo periodo, Augusto organizzò una celebrazione, i decennalia, durante la quale si dimise dalla carica; il popolo romano, durante la festa, offriva nuovamente i poteri ad Augusto, e così ogni dieci anni fino alla sua morte.[1]
In seguito gli imperatori romani – tra cui Tiberio,[2] Valeriano,[3] Gallieno[4] e Settimio Severo[5] – continuarono a celebrare i decennalia, come se stessero rinnovando a cadenza di dieci anni un potere che in realtà avevano a vita.[6] Questa la descrizione dei decennalia di Gallieno:
«Prima di tutto salì al Campidoglio tra i senatori in toga e l'ordine equestre, preceduto dai soldati vestiti di bianco e da tutto il popolo, oltre ai servi di quasi tutti i cittadini, oltre alle donne che portavano ceri e fiaccole. Aprivano il corteo, da una parte e dall'altra, 100 buoi bianchi e splendenti nei loro finimenti dorati che legavano le corna e i dorsali di seta di vari colori. Seguivano poi in testa da entrambe le parti 200 agnelle bianche e 10 elefanti [...], 1.200 gladiatori abbigliati in pompa magna ornati con vesti femminili ricamate d'oro, 200 bestie feroci addomesticate di varie specie, ornate il più festosamente, carri con mimi ed attori di ogni tipo, pugili che fingevano di combattere, con guanti imbottiti di lana. [...] Gallieno stesso indossava una toga ricamata e la tunica palmata, saliva al Campidoglio in mezzo ai senatori, mentre tutti i sacerdoti indossavano la toga pretesta. Da una parte e dall'altra muovevano 500 aste dorate e 100 bandiere, oltre a quelle delle corporazioni, i vessilli militari e le insegne dei templi e di tutte le legioni. Sfilavano poi gruppi che rappresentavano vari popoli, come Goti, Sarmati, Franchi, Persiani, in numero di 200 per ciascun popolo.»
All'inizio del periodo di dieci anni, un imperatore pronunciava dei voti di buon governo; in occasione dei decennalia, il sovrano scioglieva i voti avveratisi (vota soluta) e ne pronunciava di nuovi (vota suscepta).
Nel 357 l'imperatore Costanzo II celebrò i propri vicennalia (venti anni di regno); in questa occasione fece la sua prima e unica visita a Roma.
In occasione dello scioglimento dei voti per i decennalia, l'imperatore effettuava un sacrificio: questo era poi raffigurato nell'iconografia propagandistica, come sulle monete o sulla base della colonna dei Decennalia nel Foro Romano a Roma, dove uno dei lati raffigura una processione e l'altro la cerimonia del sacrificio, un suovetaurilia.
In occasione dei propri decennalia, Diocleziano fece costruire l'Arcus Novus, mentre Costantino I si vide dedicato dal Senato romano l'arco di Costantino a Roma.
Questi festeggiamenti erano l'occasione per gli imperatori di donare ai propri funzionari oggetti di grande valore, tipicamente in argento, come il missorio di Teodosio, donato dall'imperatore Teodosio I in occasione dei suoi dieci (o quindici) anni di regno.