La nozione di derivata covariante è essenzialmente equivalente a quella di connessione. Su una varietà differenziabile è possibile scegliere fra una infinità di possibili connessioni, e quindi di possibili nozioni di derivata covariante. In una varietà riemanniana esiste invece una nozione appropriata di connessione (la connessione di Levi-Civita) e quindi di derivata covariante.
Nelle suddette eguaglianze sono funzioni lisce su (cioè campi scalari), sono scalari (cioè funzioni costanti), sono campi vettoriali.
Il prodotto fra una funzione liscia e un campo vettoriale è un campo vettoriale ottenuto riscalando in ogni punto il vettore di per il termine . Il termine è l'usuale derivazione di una funzione lungo un campo vettoriale, univocamente determinata da . Interpretando i vettori tangenti proprio come derivazioni di funzioni lisce, questo termine è spesso indicato con .
Una derivata covariante , definita in questo modo, può essere quindi interpretata in altri modi, sostituendo e con altri oggetti.
La condizione di linearità a sinistra è più forte di quella richiesta a destra. Come conseguenza di questo fatto, il valore di in un punto dipende in realtà soltanto dal valore di in , e non dai valori che assume nei punti vicini (come invece accade per ). Questa proprietà permette quindi di definire, per ogni vettore tangente in e per ogni campo vettoriale , la derivata covariante di lungo
Il risultato di questa operazione è un vettore tangente in , che misura la variazione del campo lungo la direzione .
Un campo vettoriale è un campo tensoriale di tipo (1,0).
Se si omette il campo base , la derivata covariante
di un campo vettoriale è in modo naturale un campo tensoriale di tipo (1,1). Si tratta del campo che, contratto su un campo vettoriale , restituisce il campo vettoriale .
Una derivata covariante trasforma i tensori di tipo in tensori di tipo (1,1). Si estende in modo naturale ad un operatore che trasforma i tensori di tipo in tensori di tipo . Esiste infatti un'unica estensione a tensori arbitrari che soddisfi le proprietà seguenti:
Una carta fornisce un diffeomorfismo fra un aperto di ed un aperto di . Nell'aperto sono definiti i campi di vettori coordinati locali e quindi tutti i tensori possono essere agevolmente scritti in coordinate. In un punto di , la derivata covariante del campo nella j-esima direzione è una combinazione lineare
Nell'ultima espressione si fa uso della notazione di Einstein. Gli oggetti sono funzioni regolari (i.e., sono funzioni differenziabili)
dipendenti da tre indici, e sono detti simboli di Christoffel. Nonostante la notazione, i simboli di Christoffel non sono dei tensori: il loro comportamento dipende fortemente dalla carta scelta. I simboli di Christoffel descrivono completamente e concretamente la derivata covariante nell'intorno di un punto.
In teoria dei campi il concetto di derivata covariante compare quando si considerano teorie invarianti sotto trasformazioni interne locali, come le teorie di Yang-Mills. Per esempio, l'elettrodinamica quantistica è una teoria di gauge nella quale la lagrangiana è invariante sotto trasformazioni U(1) locali. La lagrangiana dell'elettrone libero è data da:
mentre la trasformazione agisce nel modo seguente:
Andando a sostituire i campi trasformati nella lagrangiana si nota subito che a causa della derivata essa non è invariante. Si introduce perciò una derivata covariante tale che:
La condizione da richiedere sulle (che, a meno di un fattore costante, sono i simboli di Christoffel) è che a sua volta si trasformi come:
Di conseguenza, scrivendo (si sottintendono le dipendenze dalle coordinate)
si ottiene una teoria invariante sotto le cosiddette trasformazioni di gauge di seconda specie, descritte da: