Nel 2007, serie di proteste anti-governative ebbero luogo in Georgia. Le dimonstrazioni iniziarono il 2 novembre 2007, quando 50.000–100.000[1] si radunarono a Tbilisi, la capitale della Georgia.[2] Le persone protestarono contro quello che consideravano il governo corrotto del presidente Mikheil Saakashvili. Le proteste furono innescate dalla detenzione del politico georgiano Irakli Okruashvili per le accuse di: estorsione, riciclaggio di denaro e abuso d'ufficio durante il suo mandato come ministro della difesa del Paese.[3] dove il nazionale organizzò una coalizione ad-hoc di dieci partiti all'opposizione e finanziati dal magnate dei media Badri Patarkatsishvili.[4] Si verificarono dimostrazioni sia nei mesi di settembre che di novembre 2007 e furono inizialmente pacifiche. Le proteste precipitarono 6 novembre 2007, ma divennero violente il giorno seguente quando la polizia, utilizzò tattiche, inclusi gas lacrimogeni e cannoni ad acqua, sbloccando il Viale Rustaveli, il viale principale di Tbilisi e sgomberando i manifestanti dal territorio adiacente alla sede del Parlamento ed impedendo ai dimostranti di riprendere le proteste. Il governo accusò i servizi segreti russi di essere coinvolti in un tentativo di colpo di stato e successivamente dichiararono alla nazione lo stato di emergenza che durò fino alla fine del 16 novembre 2007.
– Gli Stati Uniti accolsero con favore la decisione governo di anticipare le elezioni presidenziali, esortando di porre fine allo stato di emergenza ed il ripristino di tutte le trasmissioni media.[5] Il 13 novembre 2007, Matthew Bryza, Il vice assistente del Segretario di Stato per gli Affari Europei degli Stati Uniti, inviato nel Caucaso, dichiarò ai giornalisti che sarebbe stato sorpreso se ci fosse stata una reale minaccia Russia per destabilizzare la Georgia.[6]
– Il Ministro degli esteri russo rigettò le accuse di Saakashvili di sostegno alla manifestazione d'opposizione definendola come una "irresponsabile provocazione" designata dalle autorità georgiane per distrarre l'attenzione dai problemi interni e gettare la colpa su un capro espiatorio straniero.[7] Successivamente rilascio una dichiarazione fortemente critica sul governo georgiano per l'illegalità della polizia, gli arresti degli oppositori e leader degli attivisti per i diritti umani, il divieto di attività dei media indipendenti e le aggressioni ai giornalisti stranieri.[8]
– Il Ministro degli esteri Carl Bildt disse che il 7 novembre fu un "giorno molto nero per la Georgia", ma ha eloggiato la decisione di tenere elezioni presidenziali anticipate, aggiungendo che tutte le parti, ora, devono "ritornare alla via democratica". "Questa è, inoltre, una strada per affrontare la semplicistica propaganda che è correntemente blasonata all'estero dal grande vicino del nord (Russia)" /.../ "e per assicurare la stabilità a lungo-termine del paese."[9] Carl Bildt che ha incontrato il presidente Saakashvili a Tbilisi il 2 novembre, ha più volte affermato: "Il supporto e l'aiuto delle giovani democrazie (in Europa orientale) /.../ è qualcosa che noi (Europa) dobbiamo fare."[10] c – L'Alto Commissario per i Diritti Umani Louise Arbour rimproverò la Georgia per l' "uso sproporzionato della forza" contro i manifestanti e disse bisogna difendere i diritti fondamentali anche nello stato di emergenza. In una dichiarazione, ha inoltre espresso, il suo sostegno per il difensore d'ufficio in Georgia, o difensore civico dei diritti umani, and voiced concern at the silencing of independent television stations in the former Soviet republic.[11]
NATO – Il Secretario Generale Jaap de Hoop Scheffer in u statement on 8 novembre 2007 disse che "The imposition of Emergency Rule, and the closure of media outlets in Georgia, a Partner with which the Alliance has an Intensified Dialogue, are of particular concern and not in line with Euro-Atlantic values"[12]
– The EU foreign policy chief, Javier Solana, urged restraint from both sides, saying "political differences should be resolved within the democratic institutions".[13]
Human Rights Watch – On 20 December 2007, Human Rights Watch released a 102-page report, named Crossing the Line: Georgia's Violent Dispersal of Protestors and Raid on Imedi Television, criticising what it saw as the Government's "usage of excessive force" on protesters the police's raide on Imedi.[14]