I dynatoi (in greco: δυνατοί, sing. in greco Δυνατός?, Dynatos "il potente") erano un termine giuridico dell'Impero bizantino che indicava le persone più importanti, facenti parte della classe sociale civile, militare ed ecclesiastica (compresi i monaci), che di solito, ma non sempre, detenevano anche considerevoli fortune e proprietà terriere. Sebbene tali posizioni non fossero di solito ereditarie, tra la fine del X e l'inizio dell'XI secolo cominciarono a essere monopolizzate da un numero limitato di famiglie che, verso la metà dell'XI secolo, formarono un'aristocrazia ereditaria.[1]
Sebbene l'esatta composizione della classe dei dynatoi sia stata oggetto di un notevole dibattito tra gli studiosi (cfr. Lemerle),[2] in termini economici essa comprendeva i ricchi proprietari terrieri in contrapposizione ai medi e piccoli proprietari terrieri, i penetes (πένητες).[3] I primi erano di solito membri di famiglie militari, che avevano potuto usare la loro influenza per accaparrarsi le vaste terre abbandonate, soprattutto in Asia Minore, a seguito delle invasioni del VII e VIII secolo. Con la ripresa della forza militare dell'Impero a partire dal IX secolo, queste terre tornarono a essere redditizie e cominciarono a comparire importanti famiglie di magnati provinciali. Tra i principali esempi vi sono i Foca e i Malini,[4] che all'inizio e alla metà del X secolo quasi monopolizzarono le alte cariche amministrative e militari in Asia Minore. I dynatoi erano in grado di usare la loro forza politica e finanziaria per arricchirsi a spese dei penetes, che fino a quel momento avevano costituito il pilastro principale della società e dell'economia bizantina.[5] Di conseguenza, diversi imperatori, da Romano I Lecapeno (regno 920-944) a Basilio II (r. 976-1025), emanarono una legislazione agraria per contrastare le attività dei dynatoi,[6] e per impedire la loro acquisizione degli stratiotika ktemata, le terre destinate al mantenimento degli eserciti dei thema.[7] Basilio II, in particolare, si preoccupò di controllare i dynatoi attraverso l'imposizione della tassa allelengyon ("garanzia reciproca"), che li rendeva responsabili del pagamento delle tasse dei loro vicini più poveri.[8]
Tutti questi sforzi fallirono a causa dell'ascesa al potere dell'aristocrazia provinciale, rappresentata dalla dinastia Comnena: nel XII secolo, i grandi latifundia si diffusero in tutta la campagna a scapito delle comunità più piccole.[9] L'influenza dei dynatoi raggiunse il suo apogeo nel periodo paleologo (1261-1453), e fu segnata da un concomitante declino dell'autorità del governo statale centrale.[10]