Emimegaloencefalia | |
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Malattia rara | |
Specialità | neurologia e reumatologia |
Classificazione e risorse esterne (EN) | |
ICD-10 | Q04.5 |
MeSH | D065705 |
Sinonimi | |
Emimegalencefalia Megaloencefalia unilaterale ... | |
Eponimi | |
L'emimegaloencefalia o emimegalencefalia, detta anche megaloencefalia unilaterale, è una condizione congenita rara che consiste in una crescita eccessiva di uno dei due emisferi cerebrali o di una parte di esso,[1] mentre le dimensioni dell'altro emisfero rimangono nei limiti della norma. Nella megaloencefalia, invece, entrambi gli emisferi cerebrali risentono di una crescita abnorme e tendono ad avere dimensioni simili l'uno rispetto all'altro.
L'emimegaloencefalia causa spesso epilessia con attacchi frequenti e resistenti al trattamento farmacologico con anticonvulsivanti. In alcuni casi le crisi epilettiche sono controllabili mediante i farmaci antiepilettici, ma nella maggioranza dei casi tendono a peggiorare con lo sviluppo e possono portare ad un grave ritardo psicomotorio.[2] Spesso per i soggetti affetti da emimegaloencefalia si rende necessario un intervento di emisferectomia per evitare l'ulteriore aggravamento del quadro clinico.
Alcune mutazioni genetiche a carico del gene AKT3 (rac-gamma serina/treonina proteinchinasi) sembrano essere responsabili di buona parte dei casi di emimegaloencefalia.[3]
La condizione deriva da una proliferazione neuronale eccessiva e dalla crescita di amartomi a livello della corteccia cerebrale nel corso della sua formazione.[4] Probabilmente l'eccessiva proliferazione inizia in una fase molto precoce dello sviluppo embrionario e prosegue ampiamente oltre questa fase. Il fattore di crescita dell'epidermide sembra avere un ruolo importante nell'eccessiva proliferazione neuronale e nella patogenesi dell'emimegaloencefalia.[5]
Le crisi epilettiche di tipo convulsivo sono la manifestazione principale dell'emimegaloencefalia; tendono ad essere molto frequenti (anche centinaia al giorno)[6] e il loro esordio avviene in genere nei primi giorni di vita, ma talvolta risulta più tardivo (alcuni mesi dopo la nascita o, molto di rado, durante la prima infanzia).[7] Altri segni clinici della condizione sono: ritardo globale dello sviluppo,[7] testa ingrossata in modo asimmetrico,[7] progressiva ipotonia di un emilato del corpo[7] e progressiva cecità da un occhio.[7]
Con la tomografia computerizzata è possibile vedere alterazioni macroscopiche nella forma e nelle dimensioni dell'emisfero cerebrale colpito.[8] L'emimegaloencefalia dovrebbe essere sospettata nei bambini con convulsioni frequenti, farmacoresistenti e senza altra causa nota.[6]
Nonostante la maggior parte delle volte la malformazione venga diagnosticata dopo la nascita, è possibile una sua diagnosi prenatale tramite un'ecografia che mostri l'asimmetria degli emisferi cerebrali del feto.[7]
Il trattamento di elezione è rappresentato dall'emisferectomia, che dovrebbe essere effettuato il prima possibile in modo da limitare il ritardo mentale altrimenti progressivo; trattandosi però di un intervento ad alto rischio di morte o di stato vegetativo permanente, in genere viene effettuato per alcuni mesi, prima dell'operazione, un tentativo farmacologico di controllo degli eventi epilettici, tentativo comunque infruttuoso nella maggioranza dei casi.[9]
A seguito dell'emisferectomia si sono inoltre registrati casi di recidive delle crisi epilettiche (a carico dell'emisfero non rimosso e fino a quel momento sano).[9]
In genere i farmaci non eliminano né riducono di frequenza o di intensità le crisi epilettiche dovute all'emimegaloencefalia; le benzodiazepine tuttavia, in rari casi, riducono significativamente la sintomatologia.[10]