Ernest Koliqi (Scutari, 20 maggio 1903 – Roma, 15 gennaio 1975) è stato uno scrittore, poeta e drammaturgo albanese.[1] In Italia, dove insegnò l'albanese nell’università di Roma, è più noto col nome tradotto in Ernesto.
Nato a Scutari, dove frequentò le prime lezioni presso il Collegio dei Gesuiti, Koliqi si trasferì in Italia per studiare a Brescia e poi all'Università di Padova, dove si dedicò allo studio dell'epica popolare albanese. Cominciò a scrivere sotto pseudonimi, quali Hilushi, Hilush Vilza e Borizani.
Negli anni '20 e '30 Koliqi fu il fondatore di importanti riviste in Albania, come le riviste Illyria e Ora e Maleve (La fata della montagna, 1923) e il periodico Shejzat (Pleiadi, Roam), interessate alla geografia e alla cultura del Paese. Fu anche ministro dell'istruzione al tempo del regno albanese durante l'occupazione italiana dell'Albania (1939-1943), quando mandò duecento insegnanti a istituire scuole albanesi in Kosovo.
Insieme a Mitrush Kuteli è considerato il fondatore della prosa albanese moderna. Tradusse in albanese le opere dei grandi poeti italiani: Dante Alighieri, Petrarca, Ludovico Ariosto, Torquato Tasso, Giuseppe Parini, Vincenzo Monti e Ugo Foscolo. Si distinse nella traduzione di un'antologia della poesia italiana nel 1963.
Nei suoi libri come Hija e Maleve (1929), Tregtar flamujsh (1935) e Pasqyrat e Narçizit (1946), Koliqi introduce una spiritualità unica alla letteratura albanese. Lle sue opere furono poi censurate e vietate durante il regime comunista albanese di Enver Hoxha.
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