Eviternità (o aevum)[1] è la realtà intermedia, o stato intermedio, tra il tempo e l'eternità. L'eviternità è un ossimoroteologico che coniuga due termini tra loro contraddittori: "evi" da evo o lungo tempo o temporalità "aetas"; "ternità" da eternità o tempo infinito "perpetuo".[2][3]
Secondo l'escatologia cristiana ed islamica al momento della morte l'anima può scegliere tra due esistenze non terrene:
comunione con Dio, nella contemplazione dell'essenza divina, situazione in cui l'anima è completamente purificata, tradizionalmente definita come paradiso;
attaccamento all'orgoglio e atto di superbia[6] con il conseguente rifiuto della comunione con il divino, situazione in cui l'anima attua un rifiuto cosciente fissandosi sulla volontà di persistere in un'esistenza definita come inferno.
L'eviternità sottolinea la possibilità dell'esistenza in una situazione intermedia che non è né tempo[7] né eternità. L'anima, abbandonato il tempo relativo, sceglie tra la liberazione verso il divino in un atto di amore incondizionato o la ferma decisione di vivere un'esistenza fatta di sofferenza. In questo caso la sofferenza è vista, in ambito cristiano, coma dannazione o pena eterna.[8] La scelta di restare attaccata a qualsiasi forma di esistenza è dovuta alla presenza nella coscienza del peccato capitale della superbia, che agisce e spinge alla falsa illusione di libertà.
Nel Buddismo il concetto di eviternità è definito come lo stato intermedio, stato dopo la morte ma prima della prossima reincarnazione. La coscienza in questo stato entra in contatto con le visioni generate dalle azioni compiute e che rientrano nella Legge del Karma[9]. Lo stadio intermedio nel Buddismo tibetano o Bardo Thodol[10] dura quarantanove giorni terrestri e si divide in sette settimane, ogni settimana corrisponde ad un preciso stato di coscienza che potrebbe influire sulla futura reincarnazione.[11]
Come nel Buddismo il concetto centrale dello stato intermedio è la possibilità di una nuova reincarnazione per effetto del Karma. Nell'Induismo l'accento è posto sulla similitudine con lo stato di veglia e quello di sonno profondo. In questo stato il filo che lega la coscienza al corpo si spezza generando l'attrazione verso un nuovo corpo. Lo stato intermedio o eviternità è lo stato in cui lo yogi realizzato padroneggia le cause dell'ignoranza o avidyā[12] e genera il progetto come impressione o samskara, per la nuova reincarnazione.
^Glossario: eviternità, su culturanuova.net (archiviato dall'url originale il 23 febbraio 2015).
«Condizione delle creature puramente spirituali (vedi angelo e diavolo), intermedia il tempo, proprio della condizione dell'uomo, creatura corporeo-spirituale, e l'eternità, propria di Dio. L'eviternità non conosce successione di istanti, come accade per il tempo, che si dispiega in una molteplicità, ma si avvicina in qualche modo all'unità del presente eterno. In particolare l'eviternità delle creature spirituali, di cui pure si può dire che abbiano 'cominciato a esistere', ne spiega l'irreversibilità di scelta loro caratteristica.»
Attilio Carpin, Angeli e demòni nella sintesi patristica di Isidoro di Siviglia, Bologna, CittadellaEdizioni Studio Domenicano, 2004, ISBN9788870945232.
Giovanni Cavalcoli, Il mistero della redenzione, collana Sacra Doctrina, n. 3-4, Bologna, CittadellaEdizioni Studio Domenicano, 2004, ISBN9788870945416.