Febarbamato | |
---|---|
Nome IUPAC | |
[1-butossi-3-(5-etil-2,4,6-triosso-5-fenil-1,3- diazinan-1-il)propan-2-il] carbammato | |
Caratteristiche generali | |
Formula bruta o molecolare | C20H27N3O6 |
Massa molecolare (u) | 405,445 g/mol |
Numero CAS | |
Numero EINECS | 236-226-3 |
Codice ATC | M03 |
PubChem | 25803 |
DrugBank | DBDB13303 |
SMILES | CCCCOCC(CN1C(=O)C(C(=O)NC1=O)(CC)C2=CC=CC=C2)OC(=O)N |
Dati farmacologici | |
Modalità di somministrazione | Orale |
Dati farmacocinetici | |
Metabolismo | Epatico |
Indicazioni di sicurezza | |
Il febarbamato è un composto barbiturico dotato di proprietà ansiolitiche, sedative ed ipnotiche. Agisce anche sul tremore.[1][2] Similmente ad altri barbiturici, se viene assunto per periodi di tempo prolungati, può comportare l'instaurarsi di una dipendenza di tipo fisico e psichico.
Il composto è praticamente insolubile in acqua, mentre è facilmente solubile in alcool ed in diossano.
Il meccanismo principale di azione di febarbamato e di altri barbiturici comporta una modulazione allosterica positiva dei recettori GABA A.
Il GABA è il principale neurotrasmettitore inibitorio nel sistema nervoso centrale dei mammiferi.
Febarbamato si lega al recettore GABA A in corrispondenza della subunità beta. Come le benzodiazepine, i barbiturici prolungano e potenziano l'effetto del GABA su questo recettore. Oltre a questo effetto GABA-ergico, i barbiturici bloccano il recettore AMPA, un sottotipo di recettore del glutammato. Il glutammato è il principale neurotrasmettitore eccitatorio del sistema nervoso centrale dei mammiferi. Febarbamato inibisce il rilascio di glutammato con un effetto sui canali del calcio ad alto voltaggio di tipo P/Q.
Complessivamente quindi gli effetti dei barbiturici potenziano gli stimoli inibitori sul recettore GABA A ed inibiscono gli stimoli eccitatori sul recettore AMPA. Il complesso di queste azioni spiega gli effetti depressori dei barbiturici.
Dopo assunzione per via orale il farmaco è rapidamente assorbito dal tratto gastrointestinale. Viene ampiamente metabolizzato a livello della ghiandola epatica, in particolare tramite reazioni di dealchilazione e di idrossilazione. Una quota rilevante viene ad essere escreta attraverso l'emuntorio renale: nelle urine è possibile ritrovare solo tracce del composto immodificato. Una piccola parte del farmaco viene eliminata dall'organismo tramite le feci.[3][4]
Studi sperimentali su animali (topi) hanno messo in evidenza una DL50 pari a 1065 mg/kg peso corporeo, quando assunto per via orale.
In passato il febarbamato ha trovato indicazione nella terapia dell'ansia e dell'insonnia, e come coadiuvante nel trattamento della dipendenza da alcool in soggetti etilisti.[5] Spesso per questo scopo è stato associato ad altri composti quali fenobarbital e difebarbamato, con il nome di tetrabamato.[6][7][8]
Attualmente altre classi di farmaci, in particolare le benzodiazepine, hanno completamente sostituito i barbiturici nel trattamento di questi disturbi i quali, per la stretta finestra terapeutica (differenza fra dosi terapeuticamente attive e dosi letali), non sono più indicati.
Il farmaco è stato anche oggetto di studio nel trattamento degli stati di agitazione e aggressività dei pazienti affetti da demenza e sindrome psico-organica senile.[9]
Oggi si trova ancora in commercio in alcuni Paesi, in genere in associazione con difebarbamato e fenobarbital, in preparati indicati nel trattamento di tremori che non abbiano origine parkinsoniana.
A seguito di assunzione di una normale dose ipnotica , si possono osservare sonnolenza, atassia, confusione mentale, alterazioni dell'umore. Questa sintomatologia tende a manifestarsi soprattutto negli anziani.
Il farmaco riduce l'attenzione e allunga il tempo dei riflessi, pertanto si può verificare compromissione della capacità di guidare veicoli o di azionare macchinari che richiedono elevati livelli di vigilanza.
In alcuni soggetti, particolarmente nei pazienti anziani o debilitati, può indurre eccitazione paradossa.
Raramente in alcuni pazienti con disturbi psiconevrotici possono insorgere mialgie, neuralgie, artralgie. Sono inoltre possibili effetti epatotossici ed epatite acuta.[10][11][12][13][14]
Reazioni da ipersensibilità si possono manifestare in soggetti predisposti. Tali reazioni comprendono orticaria, rash cutaneo, edemi localizzati e dermatite eritematosa. È stata anche segnalata anche la possibilità di insorgenza di polmonite eosinofila.[15]
Il composto è controindicato nei soggetti con ipersensibilità individuale accertata verso il principio attivo oppure uno qualsiasi degli eccipienti della formulazine farmaceutica.
Nei soggetti adulti è stato somministrato alle dosi di 100–200 mg al giorno, per via orale.