Fernand Lataste (Cadillac, 25 marzo 1847 – Bordeaux, 6 gennaio 1934) è stato uno zoologo francese.
Fu professore di zoologia presso la facoltà di medicina di Santiago del Cile, giurista-medico e biologo. Fu egli a scoprire, ad esempio, il gerbillo dalla coda grassa nel 1880. La Vipera latastei, una vipera di Spagna e del Nordafrica, è stata così denominata in suo onore.
Egli è considerato un eminente precursore dell'endocrinologia sessuale.
In uno studio pubblicato nel 1887 a Bordeaux e intitolato Documents pour l’Éthologie des mammifères, Fernand Lataste, nello studiare il comportamento sessuale dei roditori, stabilì per primo una correlazione tra il ritmo delle modifiche della mucosa vaginale e il ciclo genitale[1]. Il suo studio fu ripreso da Walter Heape che chiamò œstrus cycle (ciclo estrale) quello che Lataste aveva chiamato «ciclo genitale»[2]. Henry Morau riprese in modo metodico, per la sua tesi in medicina, le osservazioni del suo precursore Fernand Lataste e mostrò che le trasformazioni cicliche dell'epitelio vaginale coincidono esattamente con la sua funzione fisiologica, a seconda che si abbia o no la fecondazione dopo l'accoppiamento[3].
(Gli elementi di questo capitolo sono presenti in: (FR) Rémi Luglia, L’émergence de la protection de la nature en France (1854-1939). La Société d’acclimatation, témoin et acteur du courant naturaliste, Tesi di dottorato in Storia (Sciences-Po), 2012).
Fernand Lataste pubblicò nel 1884 sul Bulletin de la Société Nationale d'Acclimatation de France l'articolo Sur l'alimentation des rapaces nocturnes nel quale dimostrava che la parte dei roditori è nettamente più alta che quella dei mammiferi insettivori, facendo così dei rapaci notturni degli animali utili. Egli conclude con queste parole:
«[Cette proportion inattendue] nous montre combien est souvent arbitraire et inexacte la division des animaux en utiles et nuisibles. […] je demande que la peine de mort ne soit prononcée contre les animaux que lorsqu'ils nous sont évidemment et sérieusement nuisibles. Quand, comme il arrive le plus fréquemment, les pièces du procès que nous avons la prétention d’intenter à tous les êtres vivants sont incomplètes ou contradictoires, je demande l'acquittement des accusés. […] l'humanité nous commande la bienveillance envers des frères inférieurs. Nous en détruisons bien assez pour nos besoins, et, aussi, inconsciemment, par le seul fait des modifications que notre civilisation apporte à la surface de la planète.»
«[Questa proporzione inattesa] ci mostra come sia spesso arbitraria e inesatta la divisione degli animali in "utili"[4] e "nocivi"[4]. […] io chiedo che la pena di morte[4] non sia pronunciata contro gli animali che quando essi sono seriamente nocivi. Quando, come capita più frequentemente, le parti del processo che noi abbiamo la pretesa di intentare a tutti gli esseri viventi sono incomplete o contraddittorie, io chiedo la rimozione delle accuse. […] l'umanità ci chiede la benevolenza verso dei "fratelli"[4] inferiori. Noi ne distruggiamo abbastanza per i nostri bisogni, e, così, inconsciamente, per il solo fatto delle modifiche apportate dalla nostra civilizzazione alla superficie del pianeta.»
Interrogandosi sull'opportunità di dividere gli animali in utili e nocivi, Fernand Lataste sviluppa contemporaneamente uno sguardo critico sui rapporti tra l'uomo e la natura.
Quattro anni dopo, nel 1888, Fernand Lataste confermò la sua opinione:
«[…] si le classement de toutes les espèces animales qui peuplent la planète en deux groupes, celui des utiles et celui des nuisibles, répond à des intentions louables, il constitue, dans la plupart des cas, une entreprise absolument disproportionnée à nos connaissances actuelles. Or, dans le doute, il faut surtout s’abstenir de détruire. Bien assez d’animaux ont déjà disparu ou sont en train de disparaître, soit par le fait direct de l’homme qui tirait profit de leurs dépouilles, soit par suite des modifications apportées par la civilisation à la surface de la planète : à ces causes de destructions, il ne faut ajouter qu’à très bon escient les proscriptions systématiques. […] En outre, il ne faut pas dégrader notre habitation planétaire, qui risque de n’être bientôt plus peuplée que par les espèces domestiques ou parasites. Enfin, les forces vivantes de la nature sont dans un état d’équilibre dont la rupture peut entraîner de redoutables catastrophes. Il y a là un appareil très compliqué, dont les rouages sont à la portée de notre vue et de notre main, mais dont nous ne connaissons pas le jeu, et auquel nous ne devons toucher qu’avec la plus extrême réserve. […] Là [en introduisant le lapin en Australie], nous forçons l’espèce, le mal ne sera pas sans remède. Mais si, mal à propos, nous détruisons une espèce, ce sera pour l’éternité.»
«[…] se la classificazione di tutte le specie animali che popolano il pianeta in due gruppi, quello degli "utili"[4] e quello dei "nocivi"[4] risponde a intenzioni lodevoli, essa costituisce, nella maggior parte dei casi, un'impresa assolutamente sproporzionata alle nostre attuali conoscenze. O, nel dubbio, bisogna soprattutto astenersi dal distruggere. Già abbastanza animali sono scomparsi o sono in procinto di scomparire, sia per fatto diretto dell'uomo che trae profitto dalle loro spoglie, sia a seguito delle modifiche apportate dalla civiltà alla superficie del pianeta: a queste cause di distruzione, non è il caso di aggiungere consapevolmente delle proscrizioni sistematiche. […] Inoltre, non è il caso di degradare la nostra abitazione planetaria, che rischia di non essere presto più popolata che dalle specie domestiche o parassite. Infine, le forze viventi della natura sono in uno stato di equilibrio la cui rottura può implicare catastrofi irrimediabili. Vi è un apparecchio molto complicato, i cui ingranaggi sono alla portata della nostra vista e delle nostre mani, ma del quale noi non conosciamo il gioco e al quale noi non dobbiamo por mano che con le massime riserve. […] Là [introducendo il coniglio in Australia], noi forzammo la specie, il male non sarà senza rimedio. Ma se, a sproposito, noi distruggiamo una specie, ciò sarà per sempre.»
All'interno della Société d'Acclimatation (oggi divenuta la Société nationale de protection de la nature[5]), Fernand Lataste fu uno di coloro che svilupparono la nozione di equilibrio naturale, nozione che prefigura l'attuale concetto di ecosistema. Così, insieme ad altri colleghi della Società, egli teorizzò dalla fine del secolo XIX la necessità di una protezione della natura.
Ne 1891, nella trentaduesima seduta pubblica annuale di consegna dei riconoscimenti della Società di Acclimatazione, le sue prese di posizione in favore della protezione della natura furono ricompensate con la consegna di un premio di 200 franchi. A sostegno di questa decisione, il relatore Amédée Berthoule[6] citò le proposte di Fernand Lataste:
«Considérons, que la nature vivante est dans un état d’équilibre, dont les conditions nous sont encore profondément inconnues, et auquel nous ne pouvons apporter une modification, sans nous exposer à des conséquences imprévues, qui peuvent être désastreuses. Sachons donc n’intervenir qu’avec prudence et circonspection ; et c’est surtout dans le sens de la destruction qu’il importe de nous montrer réservés ; car une espèce mal à propos introduite dans un milieu, peut le plus souvent en être chassée ; mais une espèce supprimée de la surface de la planète l’est pour l’éternité.»
«Consideriamo che la natura viva sia in uno stato di equilibrio, le cui condizioni sono a noi ancora profondamente ignote e al quale noi possiamo apportare una modifica, senza esporci a conseguenze impreviste, che potrebbero essere disastrose. Sappiamo dunque non intervenire che con prudenza e circospezione; ed è soprattutto nel senso della distruzione che ci importa mostrare le nostre riserve; poiché una specie introdotta a sproposito in un ambiente, può il più sovente essere cacciata; ma una specie soppressa dalla superficie del pianeta lo è per l'eternità.»
Controllo di autorità | VIAF (EN) 76305085 · ISNI (EN) 0000 0000 8155 8874 · GND (DE) 117605751 · BNF (FR) cb10402659n (data) |
---|