Fissazione (alchimia)

«Qui la vita lunare finisce completamente; lo spirito ascende abilmente in cielo»:[1] illustrazione della fissazione alchemica, con cui l'ermafrodito, dopo la sepoltura, dà luogo a una donna che si libra in alto.[2]

La fissazione (o fixatio) in alchimia è un processo mirante a trasformare una sostanza volatile in una forma generalmente solida, non più condizionata dal fuoco. È definita anche coagulazione.[3]

Questo processo si colloca solitamente nella fase finale della Grande Opera, sintetizzabile nel motto latino «solve et coagula»: dopo il disfacimento della materia primordiale avvenuto tramite scioglimento, si tratta cioè di ricomporla, ordinandola secondo il principio spirituale del Mercurio, da «fissare» o unire con la Terra, realizzando così il matrimonio chimico tra cielo e materia.[4]

La fissazione è una fase successiva all'albedo, che prelude alla rubedo;[5] nel Rosarium philosophorum è descritta in particolare come il passaggio attraverso l'ingiallimento o citrinitas, paragonato alla digestione che durante il sonno trasforma il colore dell'urina da bianco in giallo.[1]

Sul piano allegorico consiste nella stabilizzazione dello spirito volatile in un corpo materiale, fissando la propria energia creativa in una realizzazione concreta, attraverso la quale l'autore dell'Opera alchemica giunge a trasmutare se stesso.[4]

  1. ^ a b Johannes Fabricius, L'alchimia. L'arte regia nel simbolismo medievale, pag. 152, trad. it. di Paolo Lucarelli, introduzione di Gianfranco de Turris, Roma, Mediterranee, 1997.
  2. ^ Quattordicesima illustrazione dal Rosarium philosophorum (1550).
  3. ^ Rodolfo Barbagli, Perché l'Alchimia, su ritosimbolico.it, Rito Simbolico Italiano, 2016.
  4. ^ a b Simon Pietro, Terza fase alchemica, su iltibetano.com.
  5. ^ Gruppo di Ur, Introduzione alla magia (1971), vol. 2, pag. 259, Roma, Mediterranee, 19923.
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