La fonologia della lingua giapponese studia il sistema fonologico della lingua giapponese standard. Su Wikipedia in italiano viene usata la traslitterazione Hepburn per rappresentare i suoni giapponesi con l'alfabeto latino. Notare che la traslitterazione dei kanji è in corsivo, i fonemi sono posti tra /.../, i foni tra [...] e i grafemi tra ⟨...⟩.
La lingua giapponese ha un sistema pentavocalico, molto simile a quello della lingua spagnola (ad eccezione della realizzazione di /u/):
Nella lingua giapponese standard non sono presenti dittonghi o trittonghi, in quanto tutte le vocali vengono pronunciate separatamente: ⟨maiko⟩ (舞妓) [ma̠.i.ko̞].
Le particolarità più evidenti sono l'indebolimento di /i/ quando si trova tra /ɕ/ (⟨sh-⟩ in Hepburn) e /t/ non geminata (come in tabemashita), che diventa sorda ([i̥]), e l'indebolimento di /u/ in contesto interconsonantico (sukiyaki) o a fine di parola (desu), che diventa anch'essa sorda ([ɯᵝ]). Nei contesti più formali si tende a pronunciarle con più forza.
Di seguito vengono elencate le consonanti in trascrizione IPA e i corrispondenti grafemi in sistema Hepburn modificato:
Bilabiali | Dentali | Alveolari | Alveolo-palatali | Palatali | Velari | Uvulare | Glottali | |
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Nasali | /m/ | /n/ | [ŋ] | [ɴ] | ||||
Occlusive | /p/ /b/ | /t̪/ /d̪/ | /k/ | [ʔ] | ||||
Affricate | [ʦ̪] [ʣ̪] | [ʨ] [ʥ] | ||||||
Fricative | [ɸ] [β] | /s̪/ /z̪/ | [ɕ] [ʑ] | [ç] | [ɣ] | /h/ | ||
Approssimanti | /j/ | /w/ | ||||||
Vibranti | /r/ |
È stato proposto inoltre un arcifonema /N/ che viene realizzato in varie modi a seconda della posizione:
Le consonanti della lingua giapponese possono essere geminate, ed hanno valore distintivo: 来た (きた kita, [kitä]) ha un significato diverso da 切った (きった kitta, [kittä]), rispettivamente "arrivato" e "tagliato".
L'unità basilare della fonologia giapponese è la mora, che determina la quantità della sillaba e di conseguenza anche il sistema di accentazione. Una sillaba può essere monomoraica, come i suoni scempi [ä], [tä], oppure bimoraica, come i suoni lunghi o geminati [äː], [täː], [tːä]. La [n] in posizione di coda sillabica corrisponde a una mora.
L'accento è di tipo musicale, in cui l'altezza della voce solitamente cresce quando viene pronunciata la mora accentata, per poi abbassarsi nelle more successive. Cioè è diverso dall'accento dinamico, presente anche in italiano, in cui la sillaba accentata viene pronunciata con più intensità.
I kana sono dei sillabari moraici, per cui ogni carattere riproduce una mora (tranne nei casi di alcuni yōon): Nagasaki ha quattro more (ながさき na-ga-sa-ki); Ōsaka ha quattro more (おおさか o-o-sa-ka); Nippon ha quattro more (にっぽん Ni-p-po-n). Fonologicamente però Nagasaki ha quattro sillabe, Ōsaka tre sillabe (Ō-sa-ka) e Nippon due sillabe (Nip-pon). La differenza tra divisione in more e sillabe è alla base dell'errata credenza che gli haiku siano divisi in sillabe, quando invece sono divisi in more.
I sandhi sono i mutamenti fonologici che avvengono in confine di morfema.
Il rendaku (連濁?) è un fenomeno in cui la consonante iniziale del morfema successivo passa da sorda a sonora in alcuni contesti. Il mutamento viene registrato anche nell'ortografia attraverso l'aggiunta del segno che indica la sonorità della mora ( (か/が?, ka, ga)). Per esempio hito (ひと? lett. "persona") viene raddoppiato in
Un altro fenomeno molto comune è la conversione di (つ /く?, tsu, ku) nel sokuon っ all'interno della parola. Il sokuon viene usato per raddoppiare la consonante della sillaba successiva.
Il renjō (連声?) occorre raramente quando il fonema /n/ in posizione finale è seguito da una vocale. In questo caso /n/ viene raddoppiato come in (天皇、てん + おう → てんのう?).
Un altro fenomeno fonologico è l'onbin (音便? lett. "cambiamento eufonico"), avvenuto in maniera sporadica nel giapponese tardo.