Foreste decidue dell'Anatolia orientale Eastern Anatolian deciduous forests | |
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Panorama nei pressi di Ovacık | |
Ecozona | Paleartica (PA) |
Bioma | Foreste di latifoglie e foreste miste temperate |
Codice WWF | PA0420 |
Superficie | 81 600 km² |
Conservazione | Vulnerabile |
Stati | Turchia |
Scheda WWF |
Le foreste decidue dell'Anatolia orientale sono un'ecoregione dell'ecozona paleartica, definita dal WWF (codice ecoregione: PA0420), situata interamente in Turchia[1].
Questa parte della Turchia è nota per essere stato il luogo dove sono state coltivate per la prima volta molte specie di piante selvatiche che sono ormai comuni nelle nostre dispense o sulle nostre tavole da pranzo. Qui crescono più di 30 specie di frumento selvatico, insieme ad orzo, ceci, lenticchie, albicocche, fichi, ciliegie e molti tipi di noci. Qui sono stati inoltre coltivati per la prima volta, a partire da specie selvatiche, anche fiori ornamentali come tulipani, crochi, bucaneve e gigli. Purtroppo, tali pratiche hanno causato una diffusa perdita di habitat, e questa ecoregione necessita di un'adeguata protezione[1].
L'altopiano attraverso cui si sviluppa questa ecoregione ha un'altitudine compresa tra gli 800 e i 1500 m, ma alcune vette montuose si spingono fino a 3400 m. Vaste aree ricoperte da boscaglie decidue, foreste aperte e steppe prive di alberi rappresentano ciò che resta della copertura forestale originaria, in passato molto più continua e fitta. Qui crescono circa 3200 piante vascolari, delle quali almeno 725 endemiche. Nelle foreste predominano gli alberi di quercia, tra cui il cerro e la quercia del Libano, ma procedendo verso est si fa sempre più predominante una vegetazione di tipo steppico. La profumata artemisia è una pianta comune nelle aree più erbose. In primavera, il terreno ondulato è tappezzato da una profusione di fiori colorati, tra cui margherite, crochi, violette e papaveri[1].
Le montagne dell'Anti-Tauro e gli altopiani attraverso cui si snoda il corso superiore del fiume Eufrate, vale a dire le aree che costituiscono questa regione, ospitano più di 160 specie endemiche. Gran parte di questa straordinaria biodiversità risale all'ultima era glaciale, quando piante e animali provenienti dal nord migrarono a sud, in cerca di climi più caldi. Gli uccelli di questa ecoregione sono spesso presenti qui solamente in un dato periodo dell'anno - la Turchia costituisce una tappa importante lungo le rotte migratorie tra Asia, Europa e Africa. Daini (Dama dama) e mufloni (Ovis musimon), la specie da cui ha avuto origine la pecora domestica, si possono trovare qui entrambi, così come i camosci (Rupicapra rupicapra) dal passo sicuro. Presenti unicamente in prossimità delle falesie rocciose, i camosci sono in grado di spostarsi rapidamente su terreni impervi e scoscesi, loro tecnica di difesa principale contro predatori come lupi (Canis lupus) e linci (Lynx lynx)[1].
Nella valle del Munzur è prevista la costruzione di diverse centrali idroelettriche. L'inondazione che seguirà alla costruzione delle dighe sommergerà aree che ospitano una grande diversità vegetale. Fatta eccezione per il parco nazionale della Valle del Munzur, questa ecoregione non è per lo più protetta dalla distruzione dell'habitat. Inoltre, migliaia di anni di deforestazione ed erosione hanno già danneggiato pesantemente il manto forestale qui presente[1].