Galeotto (Galehaut) è un personaggio di vari romanzi appartenenti al ciclo bretone: favorì l'amore fra Lancillotto e Ginevra assumendo così il significato antonomastico che mantiene ancora oggi. Il nome deriva da un cognome letterario di origine francese.
Nell'episodio dantesco riguardante i due celebri cognati-amanti Paolo e Francesca (Divina Commedia, Inferno, Canto V, 137) colui che fu amico di Lancillotto - appunto Galeotto - viene paragonato al libro che i due cognati stavano leggendo e vicino al quale consumano il loro atto d'amore: "Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse". Il libro riveste quindi la stessa funzione di Galeotto (amico di Lancillotto), cioè quella di essere in grado di spingere un amante tra le braccia dell'altro. La critica è stata a lungo discorde sull'argomento. Propende però per l'accettazione di questa forma di traslato.
Ugualmente, il nome di Galeotto viene usato da Giovanni Boccaccio all'inizio del Decameron: «Comincia il libro chiamato Decameron, cognominato prencipe Galeotto» (cognominare significa, in latino ed italiano antico, indicare con un soprannome o cognome).
Oggi, soprattutto nel linguaggio giornalistico, il termine viene usato come nome comune per indicare un qualcosa (luogo, data, evento) facilitatore di un incontro fatidico. L'espressione è usata con tale frequenze che è in corso una desemantizzazione del termine, oltre che una volgarizzazione del nome proprio (spesso ignorato come tale).