Gandura

Gandura
Una ragazza che indossa un tradizionale gandoura

La gandura è una specie di tunica leggera, in lana o cotone, con o senza maniche. Normalmente si presenta a strisce colorate, o più semplicemente bianca, e viene portata specialmente in Medio-oriente ed in Nord-Africa, principalmente in Algeria. Le origini del nome differiscono in base alla fonte: in alcuni casi viene riportata un'origina araba[1] in altre Berbera.[2]

Durante i periodi freddi, la gandoura veniva indossata sopra una larga tunica con ampie maniche chiamata “Gnidra”, generalmente realizzata in lana o seta.

In Algeria esistono diverse varietà dell'abito. Un primo tipo è indossato dalle donne ed è conosciuto anche come Jebba Fergani (Costantiniano Gandoura).[3] Si tratta di un indumento tradizionale algerino in velluto spesso, originario della regione di Costantino.[4] Una seconda forma invece è indossata dagli uomini algerini. Si tratta di un capo casual simile alla Djellaba ma senza cappuccio.

La gandoura originariamente aveva le maniche corte lunghe fino ai gomiti collegate direttamente ai lati del vestito; il modello femminile generalmente arrivava a terra mentre il modello maschile si fermava alle caviglie, o addirittura alle ginocchia.

Questo capo era indossato in tutta l'Algeria dagli arabi ed è probabilmente l'antenata di molti abiti come la blouza o il binouar. Esisteva anche una varietà molto ampia, come:

  • la gandoura “El Behdja”, una gandoura con motivi floreali;
  • la gandoura “El Kemkha”, così chiamata perché realizzata con un tessuto di raso, generalmente blu, ricamato in oro e motivi floreali a forma di diamante, molto apprezzato dalle donne durante la reggenza di Algeri[5][6][7][8]
  1. ^ (EN) Garland Hampton Cannon e Alan S. Kaye, The Arabic Contributions to the English Language: An Historical Dictionary, Otto Harrassowitz Verlag, 1994, p. 195, ISBN 978-3-447-03491-3. URL consultato il 22 settembre 2024.
  2. ^ Gandourah : définition de gandourah, su lalanguefrancaise.com. URL consultato il 26 agosto 2020.
  3. ^ Yannick Ripa, Hubertine Auclert, la première suffragette aux oubliettes de l’Histoire, Le Cavalier Bleu, 1º gennaio 2018, pp. 113–122. URL consultato il 22 settembre 2024.
  4. ^ Diego de Haëdo e Henri-Delmas de Grammont, Histoire des Rois d’Alger, Editions Bouchène, 1998, ISBN 2-912946-04-2. URL consultato il 22 settembre 2024.
  5. ^ Abdelmalek Sayad, Les trois "âges" de l'émigration algérienne en France, in Actes de la Recherche en Sciences Sociales, 1977, pp. 59-79 (archiviato dall'url originale il 22 settembre 2024).
  6. ^ André Payette, Carnets algérois, in Liberté, vol. 13, 3(75), 1971, ISSN 0024-2020 (WC · ACNP).
  7. ^ Ferhati Barkahoum, Enquêter sur la prostitution en Algérie. Souvenirs de Bou-Saâda, in L'Année du Maghreb, VI, 17 dicembre 2010, pp. 253–268, DOI:10.4000/anneemaghreb.891. URL consultato il 22 settembre 2024.
  8. ^ Hayette Guenfissi, L’identité Kabyle Illustrée Par L’anthropologie Coloniale, in مجلة أنسنة للبحوث والدراسات, 2015, pp. 45, DOI:10.46217/1065-000-012-012. URL consultato il 22 settembre 2024.

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