Gekiga (劇画?, gekiga, letteralmente “immagini drammatiche”) è un termine giapponese che definisce un genere di fumetti indirizzato ad un pubblico adulto che nasce e si sviluppa negli anni sessanta in Giappone.
La tendenza ad un approccio progressista ai fumetti destinati ad adolescenti e giovani adulti nasce ad Osaka nel 1956 ad opera di autori che rifornivano il mercato delle Kashi-hon-ya (貸本屋? lett. libreria a noleggio), in particolare Masahiko Matsumoto e Yoshihiro Tatsumi[1].
Il termine viene coniato per la prima volta nel 1957, nelle pagine dell’antologia Machi (街? lett. Città)[1], da Yoshihiro Tatsumi (辰巳 ヨシヒロ?), con l'intenzione di distinguere opere rivolte ad un pubblico maturo dal manga tradizionale del dopoguerra rivolto a un pubblico molto giovane. Nel 1959, trasferitosi a Tokyo[1], con altri autori a lui affini, Tatsumi fonda il gruppo chiamato Studio Gekiga (劇画工房?, gekiga kōbō) assieme a Shōichi Sakurai (桜井 昌一?), Fumiyasu Ishikawa (石川 フミヤス?),Masahiko Matsumoto (松本 正彦?), Kei Motomitsu (K・元美津?), Susumu Yamamori (山森 ススム?), Masaaki Satō (佐藤 まさあき?), Takao Saitō (斎藤 隆夫?) . Il gruppo pubblica un manifesto che proclama fieramente “Un vento di novità soffia sul mondo del manga e nuovi alberi fioriscono: è il gekiga". Il manifesto definiva il pubblico di riferimento , in contrapposizione a quello delle riviste , come " il periodo transitorio fra infanzia ed età adulta[2] ".
Questa categoria di lettore finora trascurata è il segmento a cui vuole rivolgersi il gekiga. Alla fine degli anni cinquanta, regolarmente i clienti nelle librerie a noleggio non erano solo ragazzi in età scolare ma anche giovani adolescenti lavoratori. A metà degli anni ’50, infatti, circa il 50% degli studenti iniziano a lavorare gia dopo il nono anno di scuola dell'obbligo, all’età di 14 anni. Dalle zone rurali vengono occupati, nel Giappone in espansione economica, in fabbriche e aziende delle principali città. Questi lavoratori adolescenti, spesso sfruttati, occupavano un importante segmento di lettori. I creatori di gekiga si sono rivolti anche alle aspettative di lettura di questi giovani lavoratori. Questa relazione dialogica tra creatori e lettori è uno dei fondamenti del gekiga.[3]
Capigruppo del collettivo sono lo stesso Tatsumi e Takao Saitō, il futuro creatore di Golgo 13.[2] La volontà di Tatsumi di creare qualcosa di diverso dal manga convenzionale ispirerà con forza altri artisti e, negli anni sessanta, il gekiga diviene un mezzo attraverso cui Tatsumi e altri artisti esplorano il potenziale del fumetto come espressione artistica e di critica sociale e politica.
È importante ricordare il contesto in cui nasce il gekiga. La città di Osaka, dove nasce e si forma Tatsumi, possedeva una cultura editoriale contraddistinta da un dinamismo disinibito che permetteva di creare qualcosa di diverso. Anche prima della modernizzazione industriale del Giappone durante il periodo Meji (1868-1912), Osaka, relativamente libera dai costumi feudali di Edo (ora Tokyo), era già famosa per la sua cultura popolare ricca e vibrante. Gli editori di Osaka pubblicavano spesso per le biblioteche a prestito, le Kashihonya (貸本屋?, kashihon'ya), che fornivano un servizio di scambio e prestito, sistema che fece da "matrice e incubatrice" per la nascita e la crescita del gekiga. Tatsumi stesso contrappone gli editori di Tokyo e Osaka dell’epoca: rispetto alle case editrici di Tokyo che producevano fumetti sofisticati e ben confezionati, gli editori di Osaka producevano fumetti di qualità eterogenea che tuttavia mostravano maggiore inventiva e innovazione.[3]
A Tokyo, a metà degli anni sessanta, attraverso la rivista Garo con Sanpei Shirato, autore di storie di lotta di classe mascherate da drammi storici ambientati nel Giappone premoderno,[4] reclutando nuovi fumettisti determinati a scuotere i codici in vigore nel manga mainstream, il gekiga subisce una nuova spinta e consacrazione racchiudendo in sé lavori di generi e stili molto diversi tra loro: dai drammi storici di samurai e ninja, opere di stampo noir e hard-boiled, a racconti di tipo neo-realista e autobiografici.