Gerhard Rohlfs (Berlino, 14 luglio 1892 – Tubinga, 12 settembre 1986) è stato un filologo, linguista e glottologo tedesco. Fu docente di filologia romanza all'Università di Tubinga e all'Università di Monaco di Baviera[1]. Umanista di vasta cultura e ampi interessi, fu soprannominato "l'archeologo delle parole".
«Il più Calabrese dei figli di Germania»
Il suo debutto negli studi linguistici avvenne sotto la guida di Karl Jaberg e Jakob Jud, da cui ricevette l'incarico di un ampio studio sui dialetti dell'Italia Meridionale, che lo portò alla laurea con una tesi dal titolo Griechen und Romanen in Unteritalien (pubblicata nel 1924).
"La fortuna di Rohlfs è legata ai suoi viaggi diretti verso "le fonti delle lingue romanze"; ed i viaggi hanno avuto uno speciale ruolo nei suoi studi. Egli ha ereditato dall'Ottocento il concetto dell'italienische Reise (it.: Viaggio in Italia) e si è dimostrato il migliore erede di Goethe nel suo approccio multidirezionale alla realtà italiana [...]".[3]. Le sue foto sono davvero una miniera per tutti gli studiosi di cultura popolare. Ogni foto è corredata di relative informazioni tecniche quali apertura del diaframma, tempi di esposizione, ora della ripresa. Una delle località italiane che annovera il maggior numero di foto è Sperlinga dove Gerhard Rohlfs fece una ricerca sul dialetto galloitalico di Sicilia tra il 13 e 14 aprile 1924.
Si occupò di glottologia e linguistica delle lingue romanze e dei loro dialetti, principalmente di quelli appartenenti alle aree linguistiche dell'Italia meridionale, in particolar modo quelle dell'area calabro-lucana e salentina (dialetto calabrese, salentino, lucano e cilentano). In tale contesto si inserisce anche l'interesse per i dialetti gallo-italici di Basilicata, che per primo riconobbe nelle loro caratteristiche di Isola linguistica e ai quali dedicò due studi fondamentali nel 1931 e nel 1941.
Pubblicò due vocabolari completi del dialetto calabrese (Milano, 1938-1939) e di quello salentino (Monaco, 1956-1961).
Fondamentale è poi la sua monumentale opera in tre volumi Historische Grammatik der italienischen Sprache und ihrer Mundarten. Lehnen, München, pubblicata negli anni 1949-1954 e tradotta in italiano da Einaudi negli anni 1966-1969, con il titolo Grammatica storica della lingua italiana e dei suoi dialetti.
Si occupò estesamente della lingua greco-calabra e greco-salentina, sostenendo la tesi, già avanzata nella citata Griechen und Romanen in Unteritalien, che tali dialetti greco-italioti fossero frutto dell'ellenizzazione magnogreca e contrapponendosi alla teoria di Giuseppe Morosi che ne affermava invece la derivazione bizantina, sulla scia dell'emigrazione greca dei secoli IX-XVI.
Nel 1974 una giuria designata dal prof. Alessandro Faedo, rettore dell'Università di Pisa, gli assegnò il Premio Forte dei Marmi per la sezione Storia della Lingua Italiana.
Fu socio straniero dell'Accademia della Crusca dal 1955[1][4] e dell'Accademia nazionale dei Lincei dal 1972[4]. Il 14 luglio 2002, in occasione dei 110 anni dalla sua nascita, il comune di Badolato ha intitolato allo studioso la piazza antistante le scuole elementari.
In Calabria Gerhard Rohlfs ha ricevuto la cittadinanza onoraria dei comuni di Bova (1966), Candidoni (1979), Tropea e Cosenza (1981) e gli è stata conferita il 13 aprile 1981 la laurea honoris causa in Lettere dall'Università della Calabria.[5]
Nel 1973 gli fu conferita la laurea honoris causa dall'Università di Lecce (oggi Università del Salento); essa fu la prima laurea conferita dal giovane ateneo salentino che, accogliendo la proposta di Francesco Sabatini, all'epoca docente di Filologia, volle manifestare la riconoscenza dell'intero territorio all'autore del poderoso Vocabolario dei dialetti salentini.[6]
In suo onore la città di Bova ha inoltre allestito da ottobre 2012 una mostra multimediale dal titolo Calabria contadina nelle immagini di Gerhard Rohlfs, a cura di Antonio Panzarella. La mostra è visitabile presso Palazzo Tuscano, Centro visita del Parco Nazionale dell'Aspromonte, ed espone le fotografie scattate proprio dal filologo tedesco che, a partire dagli anni venti, si è recato più volte sul luogo per effettuare delle ricerche sul dialetto greco-calabrese.
Il 21 maggio 2016 è stato inaugurato, sempre a Bova, il Museo della Lingua Greco-Calabra, che è intitolato proprio al grande glottologo tedesco[7].
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