Giovanna Daffini | |
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Giovanna Daffini in concerto negli anni sessanta | |
Nazionalità | Italia |
Genere | Folk |
Periodo di attività musicale | 1962 – 1969 |
Strumento | voce, chitarra |
Etichetta | I Dischi del Sole |
Studio | 2 |
Raccolte | 2 |
Giovanna Iris Daffini (Motteggiana, 22 aprile 1914 – Gualtieri, 7 luglio 1969) fu una cantante popolare italiana. Originariamente lavoratrice nelle risaie come mondina, divenne esponente di spicco del Nuovo Canzoniere Italiano[1] imponendosi come una delle voci di punta del folk italiano degli anni sessanta
Nata nel 1914 in frazione Villa Saviola di Motteggiana, comune del Mantovano[2], iniziò giovanissima a lavorare come suonatrice ambulante e, nella stagione della monda del riso, come mondina nelle zone di Novara e di Vercelli. Fu durante il suo lavoro in risaia che apprese le canzoni popolari che successivamente l'avrebbero resa celebre grazie alla sua voce e alla sua personale interpretazione; ad esse si aggiunsero le canzoni politiche e di protesta, che la Daffini imparò durante la Resistenza.
Continuò poi la sua attività di cantante e suonatrice con il marito Vittorio Carpi, violinista, durante feste di matrimonio e di paese.
Nel 1962 fu scoperta dagli etnomusicologi Roberto Leydi e Gianni Bosio; fu dapprima informatrice degli studiosi e poi cantante professionista nel gruppo del Nuovo Canzoniere Italiano.[3] Partecipò agli spettacoli Bella Ciao (1964)[4], nel quale cantò, tra l'altro, Bella ciao delle mondine, Amore mio non piangere e Sciur padrun da li beli braghi bianchi, e Ci ragiono e canto (1966), durante il quale si esibì, tra l'altro, nella canzone politica Vi ricordate quel diciotto aprile.
Morì a 55 anni a Gualtieri per un tumore[5].
Il repertorio di Giovanna Daffini comprendeva vari filoni: canti della tradizione mondina padana; canti politici e di protesta della Resistenza e degli anni cinquanta; canzoni narrative; successi della musica leggera liberamente reinterpretati.
I canti della tradizione mondina interpretati dalla Daffini spaziavano su vari temi: dalla denuncia della durezza e malsanità del lavoro in risaia (Bella ciao delle mondine) a quella dello sfruttamento delle risaiole da parte dei datori di lavoro (Saluteremo il signor padrone; Sciur padrun da li beli braghi bianchi); non mancavano però canti di tematica amorosa (Amore mio non piangere; Il fischio del vapore), canti in cui tutte queste tematiche si intrecciavano (L'amarezza delle mondine) e canti di festa come L'uva fogarina.
Tra i canti politici e di protesta, si ricordano in primo luogo canti legati alla lotta di liberazione dal Nazi-Fascismo, come A morte la casa Savoia e canti dei primi anni del Dopoguerra, come Vi ricordate quel diciotto aprile; si inseriscono in questo filone anche canzoni narrative dedicate ad anarchici o a martiri politici: Le ultime ore e la decapitazione di Sante Caserio o Sacco e Vanzetti.
Uno spazio importante era occupato anche dalle canzoni narrative di tradizione padana con al centro storie d'amore (molto spesso con epilogo tragico); tra queste si ricordano la Donna Lombarda di Gualtieri, una delle molte versioni della più celebre canzone narrativa padana, e Le carrozze sono già preparate.
Controllo di autorità | VIAF (EN) 2983153653284455900007 · SBN CAGV296429 · GND (DE) 1166347486 |
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