Giovanni Battista Manso | |
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Marchese di Villalago | |
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In carica | 1571 – 1645 |
Predecessore | Giulio Manso |
Successore | ? |
Trattamento | Marchese |
Altri titoli | Signore di Bisaccia |
Nascita | Napoli, 1569 |
Morte | Napoli, 28 dicembre 1645 |
Dinastia | Manso |
Padre | Giulio Manso |
Madre | Vittoria Pugliese |
Consorte | Costanza Belprato |
Religione | Cattolicesimo |
Giovanni Battista Manso o Giambattista Manso (Napoli, 1569[1] – Napoli, 28 dicembre 1645[2]) è stato un nobile, scrittore, poeta e mecenate italiano, marchese di Villalago e signore di Bisaccia[3].
Nato a Napoli nel 1569, Giovanni Battista Manso era il figlio di Giulio Manso e Vittoria Pugliese[1]. Nel 1571, in seguito alla morte del padre, ricevette in eredità il feudo e il castello di Bisaccia, in Irpinia[4]. Avendo all'epoca soli due anni, venne nominata reggente del feudo l'ava Laura Manso[4]. Questa, per pagare i debiti gravanti sul nipote, vendette nel 1588 al prezzo di 34 500 ducati il feudo di Bisaccia a Ettore Braida, marchese di Rapolla e conte di Carife[4]. A Gian Battista rimase comunque il castello di Bisaccia[1].
Fu protettore e amico stretto di Torquato Tasso[5]. Questi, che fu sempre molto riconoscente al marchese di Villalago[6], gli dedicò il dialogo Il Manso, overo Dell'amicizia[7] e nella Gerusalemme conquistata scrisse i versi «tra' cavalier magnanimi, e cortesi / risplende il Manso, e doni e raggi ei versa»[8]. Il Manso, che percepiva perfettamente il carattere oltremodo sensibile del Tasso, il suo orgoglio, la sua ricerca di una introvabile felicità, «oppresso dal pensiero e dal peso del suo io», ci lascia del poeta una testimonianza unica[9] e, secondo il critico letterario Eugenio Donadoni, attendibile: il Tasso raramente fu veduto ridere[10].
Dal 1593 fu anche amico stretto e protettore del poeta napoletano Giovan Battista Marino[5].
È autore della Vita di Torqvato Tasso[11], la prima biografia in assoluto sul poeta[12]. Sua anche una Vita di Giovan Battista Marino, andata perduta[1]. Nel primo trentennio del XVII secolo cominciò a lavorare anche ad un progetto di Enciclopedia, mai ultimato, il cui manoscritto è conservato presso la biblioteca nazionale di Napoli[13].
Promotore dell'Accademia degli Oziosi, fondò a Napoli il Seminario dei Nobili, detto anche "Monte Manso", un'istituzione caritatevole alla quale l'intera aristocrazia napoletana riteneva un dovere contribuire[14]. Ospitò il celebre poeta e scrittore inglese John Milton, autore del Paradiso perduto, che gli dedicò un carme latino[15].
Come poeta compose una raccolta di Poesie nomiche (Venezia, 1635), d'intonazione soprattutto riflessiva e morale, per le quali si valse della collaborazione e dei consigli di molti letterati amici[16]. D'intonazione platonica i 12 dialoghi dell'Erocallia, overo Dell'amore e della bellezza (Venezia, 1628; ma nel 1608 stampati in edizione pirata a Milano con il titolo I paradossi, overo Dell'amore)[16].
Il titolo di marchese gli fu concesso, nel 1621, da Filippo IV di Spagna[17].
Morì a Napoli il 28 dicembre 1645[2].
Aveva sposato nel 1585[18] Costanza Belprato, deceduta poi nel 1630, figlia di Giovanni Berardino Belprato, conte di Anversa degli Abruzzi, e Virginia Orsini[19]. In occasione delle nozze, il poeta vescovo Francesco Caruso compose un sonetto in onore dei novelli sposi, che gli valse poi l'ingresso nella ristretta cerchia di amici letterati del Manso[20].
Controllo di autorità | VIAF (EN) 46911470 · ISNI (EN) 0000 0000 8125 4467 · SBN LO1V089396 · BAV 495/158994 · CERL cnp00913347 · LCCN (EN) nr93023515 · GND (DE) 10020371X · BNF (FR) cb134827261 (data) · J9U (EN, HE) 987007285839905171 |
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