Guerra di Perugia parte della guerra civile romana (44-31 a.C.) | |||
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Mappa ricostruttiva della guerra di Perugia | |||
Data | Inverno tra il 41 e il 40 a.C. | ||
Luogo | Perugia | ||
Esito | Vittoria di Ottaviano[1] | ||
Schieramenti | |||
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Comandanti | |||
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La guerra di Perugia, nota anche come Bellum Perusinum (41-40 a.C.), è l'esito della accesa rivalità tra Ottaviano e Lucio Antonio (fratello del triumviro Marco Antonio)[1], che, affiancato dalla cognata Fulvia, nel biennio 42-40 a.C. rappresentò un valido antagonista di Ottaviano in quanto a prestigio e potere in Italia.
Dopo la disfatta dei cesaricidi Marco Giunio Bruto e Gaio Cassio Longino a Filippi per opera di Antonio e Ottaviano, quest'ultimo aveva avuto l'ingrato compito di trovare i fondi necessari per sistemare con un appezzamento di terra circa 170.000[2] veterani, dei quali ben 100.000 avevano combattuto nella battaglia di Filippi. Le confische territoriali fatte in Italia nel 41 a.C., attuate principalmente in Etruria, crearono ulteriori inimicizie a Ottaviano, e proprio su questo crescente malcontento fecero leva Fulvia e Lucio Antonio. Agendo però troppo di fretta, i due fornirono a Ottaviano i pretesti per muoversi nella piena legalità. Il triumviro Marco Antonio, dal canto suo, rimase assolutamente neutrale nello scontro, e solo con molto ritardo i suoi generali Ventidio Basso e Asinio Pollione intervennero nel combattimento, senza tuttavia incidere sulle sorti del conflitto. Ventidio si ritirò infatti ad Ariminum mentre Asinio a Ravenna.[3]
Lucio Antonio ammassò truppe a Preneste e poi si recò a Roma, dove promise che il fratello (che ora si trovava in oriente) avrebbe restaurato la Repubblica. Il Senato conferì allora a Lucio l'imperium per muovere in armi contro Ottaviano, che non fu però abbandonato dalle sue truppe.
Lucio Antonio, console per il 41 a.C., era riuscito a coagulare attorno a sé l'opposizione senatoriale contro Ottaviano, mentre il fratello era impegnato in Oriente, come deciso nella spartizione delle sfere di influenza romane tra i triumviri. Malgrado il sostegno ottenuto, persino da alcuni amici della famiglia di Ottaviano, non fu possibile per Lucio raggiungere l'obiettivo che si era proposto, e cioè rendere illegale il Secondo triumvirato, in quanto i veterani e gli eserciti erano fedeli ai triumviri, da cui si aspettavano l'elargizione di terre.
Lucio Antonio, sostenuto anche da Fulvia, fu quindi costretto a ritirarsi con i suoi seguaci a Perugia, dove venne raggiunto da Ottaviano. Alla fine, Lucio Antonio e Fulvia furono assediati nella città di Perugia e, lasciati soli dal loro parente, si arresero nell'inverno 41-40 a.C., dopo una lunga resistenza, per mancanza di cibo.[1] Dopo la fine della guerra, Ottaviano punì con durezza la città etrusca, sterminandone l’aristocrazia. Infatti, sebbene Ottaviano salvasse la vita a Lucio Antonio, non mostrò la stessa pietà per Perugia, che venne saccheggiata e bruciata, né per i suoi cittadini di rango senatoriale, che vennero uccisi come sacrificio, in 300 alle Idi di marzo, nell'anniversario della morte di Gaio Giulio Cesare[4].
Fulvia fu esiliata a Sicione (Oriente, in Grecia), dove morì di malattia, mentre Lucio ebbe da Ottaviano il governatorato della Spagna: Ottaviano voleva così evitare un inasprimento dei rapporti già tesi con il rivale Antonio.
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